Percival Ulysses Cox cade a terra, al centro della stanza, ma lì non c’è più nessuno che possa aiutarlo (leggi l’episodio precedente).
È quasi buio. I corridoio sono vuoti. Nell’ufficio di House non è rimasto nessuno. Chase e Foreman sono in laboratorio; Cuddy e Wilson sono andati via insieme, parlottando seri. Cameron sta cercando il modo di contattare il marito della paziente che ora ha un nome, Skyler White, mentre House, come al solito, si è defilato senza dare nell’occhio. Il dottor Cox è sdraiato a terra, proprio al centro della stanza, vicino al tavolo di vetro. Se ne sta con le braccia e le gambe aperte, proprio come se volesse galleggiare sulla moquette per non affogare tra le fibre del tessuto. Il suo viso è teso e pallido quando un ragazzo smilzo, dall’aria disorientata, entra nella stanza precipitandosi per soccorrerlo.
«Dottore? Dottore, mi sente?» chiede concitato il ragazzo.
Cox apre gli occhi, di scatto. Ecco che riprende a respirare, con affanno, come se avesse tanta fame d’aria: per fortuna era stato solo un improvviso attacco di panico, come non gli capitava da anni. Ma proprio quando inizia a sentirsi meglio, ecco che arriva questa fastidiosa figuretta che non ha meglio da fare che importunarlo.
«Dottor House, sta bene? Lasci che l’aiuti, sono un medico, o quasi» gli domanda il ragazzo dall’aria stanca e un po’ sgualcita, il quale vedendolo con il camice nell’ufficio di Gregory House deduce che si tratti del famoso medico al quale vuole sottoporre la sua candidatura per entrare a far parte di una delle equipe mediche più rinomate del paese.
«Dottor House, io? Stiamo scherzando? Ma vattene via, lasciami in pace» dice Cox frastornato mentre tenta di rialzarsi facendo leva sul manico della sedia.
«Ah, ma io pensavo… Mi presento sono il dottor S….» ribatte il giovane dottore, ma Cox taglia corto.
«House è andato via, forse non torna più. Ascolta, non mi interessa chi sei, perché sei qui e perché tua mamma ha smesso di rimboccarti le coperte ma, vedi, ho appena sfiorato la morte, mi sento stranamente euforico e voglio darti il consiglio più prezioso della tua vita: corri via, veloce, scappa, non perdere tempo con quel pazzo» suggerisce Cox mentre tenta di restare in piedi.
Il giovane lo fissa incerto con uno sguardo dubbioso misto a fastidio. Insomma sembra proprio che abbia fatto tanta strada per niente. Così si guarda intorno e, senza pensarci troppo, lascia il curriculum sulla scrivania di House, fissa per l’ultima volta Cox – che ormai non sta facendo più caso a lui – e corre via alterato.
Perry continua a fissare la lavagna che sembra guardarlo a sua volta con aria di sfida. È ritornato in sé e quel brutto attacco di panico ha lasciato il posto alla determinazione. Vuole chiudere questo caso che ha riaperto delle fratture profonde annacquate per anni con qualche scotch on the rocks. Dopo un intenso sospiro, si fa forza e raggiunge gli altri in laboratorio, desideroso di lasciarsi tutta questa schifezza alle spalle e tornare a fare la guerra a Kelso.
«Ci sono novità?» chiede Cox a Chase e a Foreman.
«Nessuna che abbia un senso. Ti senti bene? Che faccia che hai, hai per caso visto un fantasma?» aggiunge Chase.
Foreman, divertito, ribatte che quello è l’effetto che provoca House la prima volta che lo si incontra, ma alla fine si finisce per fare l’abitudine a ogni stranezza e tipo di insulto. Ovviamente i due ignorano i lunghi minuti di panico che hanno sconvolto Cox e scherzano in una situazione che, come sempre, è caotica e confusa. Chase ha ripetuto di nuovo i test che avevano fatto al Sacro Cuore, che continuano a non mostrare anomalie né a livello cardiaco né respiratorio. Ora sanno che la paziente ha avuto un bambino, presumibilmente di età inferiore a un anno, ma questo non basta a giustificare dei picchi ormonali sospetti. Ad ogni modo il dosaggio degli ormoni non ha alcun senso e indicherebbe che la gravidanza è ancora in corso. I medici del Sacro Cuore non hanno compiuto errori, ma hanno scelto malauguratamente di concentrarsi solo sui sintomi più evidenti, come la crisi respiratoria, e per un’intera settimana hanno lavorato per risolvere solo le problematiche legate all’incapacità della paziente di respirare in autonomia. Cox non ha neppure pensato di vagliare altre ipotese e questo fatto lo fa uscire di testa. Ci mancava solo l’incontro con House che ha contribuito a minare quelle poche certezze che gli restavano: essere un bravo medico, Lindsay Lohan e tifare per i Detroit Red Wings. Il crollo era inevitabile, ma lui continua a giustificarsi con se stesso illudendosi che non c’era tempo per provare a fare delle strampalate ipotesi. Eppure è consapevole che il non aver pensato che il problema potesse essere altrove è un fatto molto grave.
Cox riceve una chiamata, ma la ignora: è di nuovo J.D.
È un’ora che Dorian prova a chiamalo al telefono, ma Cox preferirebbe essere preso a calci nel sedere da un inguaribile ottimista piuttosto che rispondergli. Immagina che voglia compiere l’ennesimo tentativo di aprire una breccia nel suo cuore per avvicinarsi a lui, parlare di sentimenti e stabilire quel contatto di cui ha sempre disgustosamente bisogno. Perché il ragazzo deve essere sempre così bisognoso e ostinato, e proprio adesso che ha perso il controllo. Cosa succederebbe se J.D. scorgesse quella piccola crepa e capisse l’inferno che sta passando?
Foreman interrompe il flusso dei suoi pensieri: «Rispondi o no?» esclama.
Cox ha un sussulto, poi risponde alterato: «Che cosa diamine vuoi, pivello!»
J.D. inizia a spiegare la situazione: «Dottor Cox, dopo che ci siamo salutati sono tornato nell’auto della paziente, non ero sicuro di aver cercato bene, sentivo che mi era sfuggito qualcosa. Insomma ero nervoso e temevo di averla delusa. E poi chi è quel tipo arrogante che era con lei?»
«E hai trovato qualcos’altro, Sharon?» lo interrompe Cox ringhiando.
«Ho prelevato un campione del contenuto gastrico che era appiccicato sul sedile e l’ho fatto analizzare. I risultati evidenziano anche la presenza di mifepristone» prosegue Dorian dopo una lunga pausa d’esitazione, consapevole di aver appena compiuto un passo in avanti verso quel tanto agognato abbraccio.
Skyler deve aver iniziato l’aborto farmacologico in autonomia, tentando di interrompere una gravidanza indesiderata con la pilla abortiva ma poi, forse, deve aver cambiato idea, o magari si è sentita male e ha provato ad espellerla vomitando. Il quesito più grande però è perché dalle analisi risulta ancora una gravidanza in corso quando dai numerosi accertamenti non è mai emerso nulla. E perché è arrivata al Sacro Cuore, da sola, in macchina? Cosa ha causato l’arresto respiratorio in ospedale?
Gli occhi di Cox tornano a luccicare, questa volta per merito di J.D., poi termina la chiamata, bruscamente e senza aggiungere nulla, ma il semplice fatto di non averlo insultato chiamandolo pivello, o con un qualunque altro nome di ragazza, fa sperare che si senta profondamente orgoglioso dell’iniziativa del suo specializzando, anche se non lo ammetterebbe nemmeno se questo potesse risolvere la situazione. Percival Ulysses Cox sente finalmente di poter rimettere insieme tutti i pezzi ed esce dalla stanza di corsa, come in preda a una visione mistica. Chase e Foreman lo guardano perplessi: sembra quasi di rivedere House! A proposito, dove è finito di nuovo il capo?
«Allora? Andiamo o volete rimanere lì impalati come me quella volta che Jordan mi costrinse a fare la maratona dei film di Sandra Bullock?» urla Cox dal corridoio mentre si strofina il naso e incrocia le braccia.
Intanto Cameron cerca di rintracciare il marito della paziente, il Signor Walter White.
Il telefono squilla a vuoto, per la quarta volta, mentre Cameron continua a guardarsi intorno giocherellando con la pallina rossa di House, con aria svogliata e stanca.
«Pronto?» risponde all’improvviso una voce maschile, turbata e con tono sbrigativo.
«Parlo con il Signor Walter White?» esclama Cameron risvegliandosi dal torpore.
L’uomo risponde affermativamente. Allison sente dall’altro capo del telefono un neonato che piange insistentemente sovrapponendosi ad altre voci che in spagnolo schiamazzano con fare concitato. È impossibile capirci qualcosa: la confusione dall’altra parte del telefono è inascoltabile. Tra un cabron e l’altro, la dottoressa riesce a sentire a mala pena il Signor White farfugliare cose per lei senza senso, come il fatto che ha bisogno di più tempo e che lui non riuscirà ad aumentare un tubo senza la metilammina, poi Cameron cerca di riportare l’attenzione di Walter a sé.
«Signor White, sono la dottoressa Allison Cameron e la chiamo dal Princeton Plainsboro dove abbiamo preso in cura sua moglie» ribatte decisa lei.
«Skyler! Dove è mia moglie, me la passi subito?! Sta bene? Oh mio Dio, cosa ci fa a Princeton? Chi siete? Se le fate del male dovrete vedervela con me» urla Walter con tono minaccioso, come se si fosse appena reso conto che sua moglie è sparita da una settimana.
Cameron ci prova a spiegargli la situazione, ma è impossibile. Il telefono di Walt cade a terra e la dottoressa riesce a stento a sentire un tonfo sordo e sabbioso; la voce ovattata del suo interlocutore e quelle degli altri presenti diventano sempre più confuse e distanti. Il cercapersone di Cameron suona: la paziente è in crisi e ha le convulsioni.
Tutti quanti – tranne House – raggiungono Skyler nella sua stanza.
Il monitor non la smette di suonare tanto che sembra essere esso stesso in preda alle convulsioni. Il corpo della paziente è rigido e si contorce. Una forte emorragia sta insanguinando la superfice del letto. Cox tenta di avvicinare l’ecografo al ventre di Skyler, ma le sue condizioni sono critiche e deve essere trasferita d’urgenza in sala operatoria. Nel frattempo Foreman aggiorna Allison sui nuovi sviluppi, e anche lei resta perplessa leggendo i risultati delle analisi.
Se c’è una gravidanza in corso, ma non c’è battito, resta solo una cosa da fare.
Chase si prepara a entrare in sala operatoria mentre Cox si dirige verso la stanza a vetri per osservare l’intervento dall’alto. Medici e infermieri armeggiano intorno alla Signora White cercando di stabilizzarla. L’ecografo rivela la presenza di un feto approssimativamente al quinto mese di gestazione, un feto che per un’intera settimana era rimasto in disparte, senza attirare l’attenzione, mentre il corpo di Skyler gridava aiuto in tutti i modi. In nessun caso i medici si sono accorti della gravidanza. Il feto risulta sottosviluppato, sofferente, forse proprio a causa del tentativo inutile di Skyler di interrompere con dei farmaci una gravidanza in stato troppo avanzato. Ma non c’è tempo di capire cosa e perché sta causando la crisi: la situazione della paziente peggiora di secondo in secondo e bisogna procedere il prima possibile alla rimozione del feto.
Dall’alto Cox osserva l’equipe che aspetta solo un suo cenno per procedere allo svuotamento dell’utero, ma qualcuno entra nella stanza.
«Procedete» ordina House mentre tiene premuto l’interfono con il bastone.
«House, aspetta!» lo ferma Cox perplesso, strattonandogli il bastone.
«Aspettare cosa esattamente, Percival? Che tu ti faccia venire qualche altra idea brillante? Oh, sì, ecco cosa faremo! Noleggiamo un altro elicottero tutto rosa e voliamo via come Thelma, Louise e una donna che a breve sarà morta. Ho fatto qualche ricerca su di te. Potresti non essere un medico da buttare, eppure ora vedo solo un idiota burbero privo di qualunque lucidità. Esci, non sei in grado di seguire questo caso» sentenzia duro House.
«Chase, procedi» prosegue il dottore.
Percival Ulysses Cox sta perdendo di nuovo il controllo e sente il bisogno di uscire e andarsene lontano, magari in qualche bar a bere fino a svenire, quando Chase comunica che la rimozione del feto è avvenuta con successo, ma che c’è ancora un flebile battito… poi, dopo qualche manciata di secondi, quel battito impercettibile s’interrompe.
Cox ha un brivido lungo la schiena e la rabbia prende il sopravvento sul senso di sconfitta che da giorni non lo lascia in pace un istante. Guarda House con rabbia e un ghigno di sfida, ma il primario di diagnostica lo previene:
«Non potevamo fare nulla, neanche la paziente ce l’avrebbe fatta altrimenti» dichiara solenne House.
Fu allora che Cox, con tutto il risentimento e la frustrazione coltivata ad arte per anni, si scaglia contro il suo collega tirandogli un destro proprio sul naso.
House inciampa all’indietro e sbatte con violenza contro la finestra della stanza.
Cuddy, Foreman, Cameron e Wilson entrano correndo gettandosi su Perry che continua a tirare pugni su qualunque cosa gli capiti a tiro, House compreso. Eric, annuendo compiaciuto in disparte, estrae dal portafogli cento dollari da consegnare a Chase: erano sicuri che sarebbe scattata la rissa, l’incognita era solo chi dei due l’avrebbe iniziata.