L’improvvisazione, nell’ultimo periodo, si sta delineando quasi come un marchio di fabbrica per un prodotto comico di successo. Murderville ne è uno degli esempi più recenti, ma sotto certi punti di vista, anche uno dei più innovativi.
Normalmente quando un attore è capace di improvvisare lo si definisce bravo. La capacità di sapersi adeguare velocemente a qualsiasi situazione e magari avere anche la battuta pronta, sono caratteristiche che fanno immediatamente apparire la persona brillante e simpatica, diciamo quasi un po’ speciale, perché in fondo ” non è mica da tutti”. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’improvvisazione nel mondo delle serie tv non è sempre stata relegata alla spontaneità dei bloopers nei titoli di coda, ma alcuni momenti iconici o personaggi indimenticabili hanno costruito la loro fortuna su quest’abilità. L’esempio più eclatante è sicuramente l’inserviente in Scrubs, personaggio che oltre a non aver mai avuto un nome, non ha mai nemmeno potuto leggere un copione. Qualsiasi cosa sia mai uscita dalla sua bocca era sempre e solo frutto del suo ingegno e sapere che quelle battute non erano state pensate in precedenza, rende l’inserviente un personaggio ancora più esilarante, oltre a regalarci un attore dal talento comico straordinario. Ma sono moltissimi i momenti improvvisati e memorabili ( per una classifica completa leggi qui) presenti nelle serie tv, tanto che viene quasi spontaneo chiedersi come mai nessuno avesse pensato prima di costruirci sopra una serie intera.
Ecco che quindi, sfruttando la fascinazione che questa caratteristica ha sul pubblico, l’improvvisazione diventa la protagonista assoluta di una serie, in un esperimento tanto azzardato quanto riuscito: Murderville.
La serie targata Netflix racconta il genere crime come non si era mai visto: a ogni puntata Terry Seattle, detective interpretato dal Will Arnett (voce di BoJack Horseman), si trova a indagare su un diverso caso di omicidio in compagnia di un’assistente alle prime armi. L’assistente sarà pur diverso in ciascun episodio, ma ha sempre la stessa caratteristica di base e cioè non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo.
Ogni episodio vede una guest star famosa alla quale non è stato fornito alcun copione e quindi non potrà far altro che adattarsi a quello che il detective Seattle e il resto del cast organizzano per lui. Fra omicidi improbabili, cibo piccante, travestimenti imbarazzanti e ogni genere di situazione paradossale, la serie risulta piuttosto divertente e la cosa non va data per scontata.
L’improvvisazione è una caratteristica che funziona in maniera davvero efficace a teatro. Il pubblico infatti può apprezzare davvero una performance di questo tipo quando condivide con gli attori in scena non solo lo spazio ma anche, anzi soprattutto, il tempo. È una prova di velocità, una prontezza di riflessi e vederla in tempo reale permette di apprezzarla davvero.
Ma per chi è armato solo di un telecomando non valgono le stesse regole. La televisione è quasi per definizione l’esatto contrario dell’improvvisazione, perché si basa sul calcolo preciso di qualsiasi aspetto visibile sulla scena, deve dare allo spettatore uno spettacolo perfetto. Il pubblico delle serie tv non ha una visione estemporanea dell’improvvisazione e quindi l’atto va coniugato perché funzioni al di là dello spazio e del tempo. E c’è una maniera sola perché possa funzionare: deve vedersi la spontaneità. L’attore deve mettere in reazioni e parole parti della sua personalità autentica, perché se finge o si sforza la scena non è più divertente, ma sembra solo recitata male. È come se ci fosse un tacito accordo: da una parte gli attori possono essere un po’ meno attori in scena, dall’altra il pubblico saprà apprezzare il loro sforzo di rimanere sulla scena. La spontaneità annulla le distanze, ci dà l’impressione di poter sbirciare nella personalità di qualcun’altro, farci un’idea della persona e non del personaggio. E questo ci piace, ci coinvolge e ci diverte.
Ma siamo pur sempre di fronte a un prodotto pensato per la televisione e quindi ci viene comunque confezionata una serie che grazie a montaggio, musiche e post-produzione varia, ci mostra il meglio possibile e questo rischia di far perdere autenticità, allontanarci dall’improvvisazione, per relegarci nuovamente nella dimensione della finzione. Murderville però trova la modalità di tenere agganciato lo spettatore, proponendogli una sorta di enigma da risolvere, insieme all’assistente di turno, che mantiene alta l’attenzione durante la narrazione. Contemporaneamente è presente una costruzione degli episodi tendenzialmente sempre uguale, che ben presto ci risulta familiare, permettendoci ancora di più di notare come la guest star sappia adattarsi e differenziarsi dalle precedenti. Una maniera in più per infrangere la quarta parete e mettere l’accento sugli aspetti comici, ma allo stesso tempo di mantenere un filo logico nella narrazione. Lo si potrebbe davvero definire un genere nuovo, in cui crime, finzione, autenticità, comicità e pubblico sono tutti ingredienti necessari al raggiungimento di un intento finale.
A proposito, anche la scelta del genere crime, le cui caratteristiche sono arcinote ai più, permette quella condivisione del contesto che consente ad attori e pubblico di muoversi su un terreno conosciuto, amplificando la sorpresa nelle situazioni più paradossali che vengono organizzate.
D’altra parte il successo di Lol parla chiaro, l’improvvisazione è divertente, ci piace vedere la sorpresa negli occhi degli attori, perché in un certo senso riconosciamo la nostra e se proprio per questo il concept non si presta al rewatch, sicuramente si presta al bingewatching compulsivo. Puntate brevi, veloci e divertenti sono l’ideale per un’unica lunga sessione di risate e anche se le due cose non sono paragonabili, mostrano comunque che al pubblico piace anche vedere l’abilità attoriale, le capacità e le caratteristiche umane. Lo spettatore ama sentirsi coinvolto, leggero e stupito e la ricetta di Murderville sembra riuscire, la maggior parte delle volte, in questo intento. Perché infatti, quello che sicuramente accomuna ogni show che si basa sulla comicità dell’improvvisazione, è l’attenta scelta del cast che può davvero fare la differenza nella buona riuscita della serie. Questo è forse un po’ il tallone d’Achille di Murderville, che in qualche episodio risulta meno interessante a causa di una scelta attoriale non sempre pensata per un pubblico internazionale.
Dati i risultati dell’esperimento quindi non ci sarebbe motivo di stupirsi se si assistesse un po’ alla volta, con qualche aggiustamento dato dall’esperienza, alla nascita di un nuovo genere all’interno del mondo delle serie tv.