Anche tu puoi diventare un eroe.
Quante volte Midoriya Izuku, protagonista di My Hero Academia, ha sognato di sentirsi dire queste parole. Quante volte ci ha creduto, nonostante il resto del mondo gli gridasse che no, lui un eroe non lo sarebbe mai stato. E questo perché nato senza Quirk, senza quell’unicità necessaria realizzare il suo sogno.
E anche quando l’ottiene, Midoriya non è in grado di controllarla, non può fruttarla al massimo. Deve imparare a familiarizzare con un Quirk che è appena diventato suo e che fatica a gestire. E mentre lui muove appena i primi passi, i suoi compagni hanno già iniziato a correre.
Deku è debole nel senso più convenzionale del termine: non stravince ogni incontro e non supera i suoi compagni, ergendosi a unico combattente valido. Se lo paragoniamo con Bakugo e Shoto non riesce a reggere il confronto. Per tutto il corso delle prime tre stagioni, fino a quando non padroneggia lo shoot style e ancora poco dopo, a ogni incredibile azione gloriosa corrisponde una convalescenza penosa. Per ogni successo, uno stallo e un prezzo da pagare. Eppure è proprio questa caratteristica che lo rende così affascinante. È per questo che riesce a far presa su di noi che un Quirk non l’abbiamo. È capitato a tutti, almeno una volta nella vita, di non essere abbastanza, di non avere quella determinata qualità o caratteristica. Semplicemente di non andare bene per qualcuno o per qualcosa, nonostante avessimo tanto voluto non essere da meno.
È proprio la sua debolezza a renderlo forte. È per questo che Deku diventa l’eroe a cui ispirarsi, forse più di All Might. Perché persevera, perché la fiamma che arde dentro di lui è quella del desiderio dirompente di aiutare il prossimo e rendere il mondo un posto migliore.
Il suo percorso non cambia all’improvviso, ma al contrario è fatto di sacrifici, di allentamenti intensivi, di prove di resistenza e di spingersi costantemente oltre il limite. È duro, molto più duro di quello dei compagni. E continua per tutte le stagioni di My Hero Academia. Non si arresta a un certo punto facendoci vedere come il One for All l’abbia ormai reso migliore, un eroe al pari del suo idolo. La strada per realizzare il proprio sogno e per incarnare l’ideale di simbolo della pace è lunga, tortuosa e in salita. E Midoriya è debole, spesso per ogni passo che fa prende una storta ed è costretto a fermarsi. E poi a dover faticare ancora di più per raggiungere i coetanei.
Proprio perché parte “svataggiato”, ha imparato a usare il cervello al posto dei muscoli, o del Quirk. Quante volte lo abbiamo visto borbottare tra sé e prendere appunti, studiando evoluzioni e colpi di scena. È un ottimo stratega: la sua abilità di osservazione e analisi è stata accresciuta da anni e anni in cui è restato in disparte ad ammirare Pro Hero e compagni. E molto spesso, a dispetto dell’apparenza, sono proprio le sue tattiche e piani a permettergli di arrivare molto più lontano di altri. L’abbiamo constatato ad esempio durante il festival sportivo, quando – nella seconda stagione di My Hero Academia – è riuscito a superare perfino Bakugo e Todoroki.
E, nella stessa occasione, dimostra anche di saper guardare oltre le apparenze e di saper valutare chi ha davanti, non solo quando si tratta combattere. È Midoriya che sblocca il fuoco di Todoroki, spingendolo a riappropriarsi di una parte di sé che aveva cercato di sopprimere. Così non c’è sfida che regga e lui si condanna alla sconfitta. La sua abitudine a mettere gli altri prima ancora dei propri interessi è quello che ha attratto AllMight e che lo ha reso il nono possessore del One for All. Il buon cuore di Deku è quello che in più di un’occasione ha risvegliato il suo potere e che, in tutte le occasioni, l’ha guidato verso un futuro più radioso per sé e gli altri.
Rispetto a tanti protagonisti di anime shonen, Midoriya è debole. Non è il protagonista imbattibile, non salva sempre tutti. Spesso tiene duro quanto può, spinto proprio da quell’altruismo determinato, finché non è lui a essere salvato. E ancora, in questi momenti dimostra la sua forza: lascia che siano i suoi amici a sopperire alla sua debolezza, si appoggia a loro e alla loro energia. Non ruba la scena con la sua singolare prestanza – nonostante sappiamo che il potere del One for All sia effettivamente fuori dal comune. Se la ruba agli altri è per quella foga, grazie a quei sentimenti di ottimismo che ci investono e che ci fanno credere che – a dispetto di tutto – per essere un eroe non serva essere individui straordinari. Ma basti possedere una volontà smisurata, la voglia di non abbattersi di fronte alle difficoltà e la costanza di dare sempre il massimo per poter diventare chi si vuole essere e per aiutare chi ne ha bisogno.
La svolta della storia di Deku non arriva quando acquisisce il One for All di AllMIght. Ma nell’istante in cui decide di salvare Kacchan, anche se un Quirk che lo aiuti lui non lo possiede.
Anche lui può essere un eroe, non perché AllMight decide di designarlo come successore, ma perché possiede una determinazione e un senso altruistico molto più profondo di quello di chiunque altro. Perché in fondo al suo cuore, Deku un eroe lo è sempre stato.