È una verità universalmente riconosciuta che una serie tv romance in possesso di due affascinanti protagonisti che mal si sopportano vedrà fiorire il trope degli enemies to lovers. Da Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen, gli enemies to lovers hanno abitato i meandri della letteratura prima e della serialità successivamente. Gli enemies to lovers hanno soddisfatto le fantasie romantiche di generazioni di lettrici e spettatrici e di esempi ne abbiamo a centinaia. Da Baby e Johnny in Dirty Dancing a Bridget Jones e Mark Darcy. Per non parlare di Elena Gilbert e Damon Salvatore, o più recentemente dei protagonisti di Maxton Hall.
Insomma, il trope enemies to lovers ha piantato radici nella storia del romance ed è rigoglioso. E, nonostante questa storia secolare, ci ha piacevolmente sorpreso come My Lady Jane, serie disponibile dal 27 giugno su Prime Video, abbia esplorato questa categoria narrativa, mostrandoci ancora una volta perché è così apprezzato.
C’erano una volta… due che si odiavano a morte, anche in My Lady Jane!
Prima di osservare com’è stato rappresentato in My Lady Jane (qui trovate la nostra recensione), questo tema è stato alla base di diverse narrazioni. Nel mondo delle serie tv, soprattutto, ha permesso la costruzione di storie d’amore caratterizzate da slow burn e tensioni sotterranee tra i due personaggi. Molto spesso, le migliori relazioni nei film e nelle serie tv nascono proprio grazie a questo trope.
Il percorso è quasi sempre lineare, parliamo di un trope non a caso, e i personaggi provano disprezzo, se non addirittura odio malcelato, l’uno per l’altra. Questo sentimento di odio nasce da una mancanza di conoscenza reale tra i due. Entrambi conoscono la reputazione dell’altro sulla base di dicerie e comportamenti a cui non hanno mai assistito in prima persona, ma gli sono sempre stati riportati. Ciò che cambia la situazione è che i due sono spinti per una ragione X a trascorrere del tempo insieme. Così, i due protagonisti iniziano a scoprire che non tutto ciò che credevano di conoscere sull’altro corrisponde al vero.
Da lì iniziano a chiedersi chi sia davvero la persona che hanno davanti e, complici la curiosità e una buona dose di attrazione, partirà per loro un viaggio alla scoperta dell’altro e anche un po’ di sé stessi. La conoscenza porterà a un abbassamento delle difese reciproche e a una vulnerabilità nuova per entrambi.
I due comprendono così che dietro a quel desiderio di controbattere sempre, di avere la meglio sull’altro, si nascondeva in realtà una passione a lungo repressa. Dopo questa illuminante verità, il percorso degli enemies to lovers prosegue verso la completa ammissione dei reciproci sentimenti, fino al tanto sospirato lieto fine. Per farla breve, dall’odio all’amore il passo è molto breve.
La formula vincente dell’enemies to lovers che piace così tanto
Perché è così tanto apprezzato il trope enemies to lovers? Perché attraverso il conflitto, l’animosità e il desiderio due individui intrappolati in una lotta continua possono finalmente trovarsi e scoprirsi. Questo tipo di narrazione permette di analizzare i desideri più profondi, spogliando i protagonisti di ogni sicurezza, rendendoli vulnerabili allo sguardo dello spettatore. Fondamentale è la chimica tra i personaggi. Per vederli accendersi di rabbia e inveire gli uni contro gli altri, per poi lasciarsi andare alla passione, i protagonisti devono avere una connessione profonda, una chimica perfetta.
Infine, non dobbiamo dimenticare lo scopo ultimo dell’enemies to lovers: l’amore. L’amore che ha funzione salvifica e catartica e trionfa definitivamente sull’odio. Nel loro viaggio tra questi due sentimenti, le due facce di una stessa medaglia, i due protagonisti sfidano sé stessi, le loro idee precedentemente costruite, e si aprono alla possibilità di un futuro diverso per entrambi. Innamorandosi l’uno dell’altro trovano salvezza e redenzione grazie all’amore.
Un genere che ci ricorda quanto l’amore possa emergere dagli angoli più improbabili, sconfiggendo le animosità più profonde. Ma non solo: ci ricorda che l’antagonismo non deve restare tale e che può essere la spinta alla conoscenza di qualcosa di nuovo che può cambiare per sempre la nostra vita.
L’enemies to lovers in My Lady Jane è la conferma che questo trope può portare, da solo, al successo di una serie
Prendete tutto ciò che abbiamo detto nei precedenti paragrafi e diteci se in My Lady Jane non trovate tutto rappresentato alla perfezione. La serie tv targata Prime Video e disponibile in piattaforma dal 27 giugno è basata su una storia vera (qui trovate la vera storia di Jane Grey), riscritta in chiave fantasy. In My Lady Jane, infatti, l’Inghilterra è divisa tra Ethiani e Verythiani. I primi sono esseri umani in grado di mutarsi in animali a proprio piacimento e che i Vearythiani hanno confinato in esilio, temendone i poteri e la diversità.
In questa singolare realtà vive Jane Grey (Emily Bader), cugina del re Edward. Intelligente, colta e contraria al matrimonio, Jane si ritrova a sposare, contro la sua volontà Guildford Dudley (Edward Bluemell). Di lui, Jane sa solo che è un ubriacone che passa le notti a bighellonare nelle taverne e a giacere con donne di dubbia reputazione. Guidlford a sua volta tollera poco Jane, per il suo carattere altezzoso e la tendenza a credere di avere ogni risposta.
Insomma, i due si ritrovano sposati e partono con il piede sbagliato: si detestano, di disprezzano a vicenda e conoscono l’uno dell’altro solo ciò che hanno sentito dire. Questo matrimonio diventa così una gabbia per entrambi. Jane e Guildford vi sono intrappolati a causa delle ambizioni della madre di Jane e del padre di Guildford, che spera di vedere la nuora incoronata regina e il figlio come suo re. Ma, inaspettatamente, Jane scopre che questo matrimonio è anche l’unico modo che Guidlford ha per riavere indietro la sua vita. Il giovane Lord, infatti, ha nascosto a tutti di essere un Ethiano. Ma, contrariamente ad altri della sua specie, non può controllare la sua trasformazione e trascorre ogni giorno, dall’alba al tramonto, in forma di cavallo. L’unica che può trovare una soluzione è l’intelligente Jane.
Scoprire della vulnerabilità di Guildford porta la ragazza a empatizzare con lui e a promettergli di trovare una cura alla sua condizione. In cambio, Guildford le concederà il divorzio. Peccato, però, che l’iniziale appassionata antipatia li abbia già spinti in più di un’occasione l’uno tra le braccia dell’altro. Ma Jane è irremovibile: non importa quanto sia attratta da Guildford, il suo desiderio di libertà prevarrà a ogni costo.
Qui My Lady Jane mostra la sua profonda conoscenza del trope e anche di aver a cuore il rispetto del suo pubblico. Grazie al narratore della storia, infatti, il pubblico scopre che Jane e Guildford provano attrazione al primo sguardo. Questo non ci sorprende: sono entrambi affascinanti, giovani e si punzecchiano a vicenda senza mezzi termini. Ma non sono già innamorati l’uno dell’altro. Nella serie, le loro interazioni crescono e mutano con naturalezza. Progrediscono prima verso la reciproca sopportazione, poi ancora verso la complicità e l’amicizia, quando Jane promette a Guildford di aiutarlo. Solo quando la perfida Mary Tudor minaccia di uccidere Jane i due capiscono che a legarli c’è molto altro e che l’antipatia reciproca è fiorita nell’amore.
Lo slowburn in My Lady Jane non è affrettato, né eccessivamente lento, ma ha un tempismo perfetto, raro da vedere. Inoltre, prima di poter davvero accettare i reciproci sentimenti, sia Jane sia Guildford, soprattutto, devono accettare le loro mancanze e difetti. Guildford deve accettare la sua vera natura, lasciando andare l’idea di dover essere curato o salvato da Jane. E, di riflesso, deve comprendere che ama Jane per chi è, non perché potrebbe garantirgli una cura.
Jane compie un percorso simile: innamorandosi di Guildford ne accetta la duplice natura di Ethiano, consapevole che potrebbero non vivere una vita come gli altri. Ma comprende anche che le idee che aveva su se stessa e sul suo futuro devono essere abbandonate. Jane impara a fidarsi dell’amore e della prospettiva – bellissima e terrificante – che amare un’altra persona significa spesso lanciarsi nell’ignoto con lei.
My Lady Jane ci dimostra così che, se sviluppato con criterio, l’enemies to lovers può davvero fare la fortuna di una serie tv. Perché una volta messi da parte Ethiani, lotte, vestiti di epoca eduardiana e sorellastre cattive, la storia di Jane e Guildford è l’ennesima prova che l’amore trionfa su tutto e a noi piace proprio per questo.