‘Bella Earl’. ‘Ehila, Gamberone!‘. Se non avete mai proferito queste parole insieme a un vostro amico siete delle persone veramente brutte. O non avete mai visto My Name Is Earl. Il che è anche peggio. Stareste, infatti, ignorando una delle Serie Tv più divertenti e innovative del nuovo millennio. Tocca rimediare e a noi spetta aiutarvi a capire perchè la comedy targata NBC meriti un posto in prima fila nella serialità del nuovo millennio.
Una premessa è d’obbligo: il mondo in cui viviamo è brutto, ingiusto e cattivo. Soltanto in un simile contesto una Serie del genere può essere cancellata di punto in bianco, senza che lo stesso creatore – Greg Garcia – venga interpellato. Tuttavia, l’improvvisa interruzione della storia, senza un finale, non può e non deve scoraggiarvi alla visione. Citando l’ormai inflazionata frase di Jesse Owen: “non importa cosa trovi alla fine della corsa, ma ciò che si prova mentre stai correndo“.
La prima cosa da sapere su My Name Is Earl è la sua capacità di farci ridere in tanti modi.
È una comicità multiforme quella della Serie. Ogni personaggio ha il proprio lato umoristico, perfetta espressione della sua identità. Dal demenziale Randy al genuino Darnell (Gamberone), passando per il sottile gioco di clichè incarnato da Catalina. Su tutti, però, emerge il geniale black humour che si estende, in maniera trasversale, per tutto l’arco della storia.
Oltre all’aspetto comico My Name Is Earl piace per l’originalità della storia; piace per il carisma di un protagonista azzeccatissimo; si fa amare per i riferimenti a film cult come Forrest Gump o Taxi Driver; nota di merito per le musiche – il meglio dell’heavy metal anni Ottanta e Novanta – che fanno il paio con l’ambientazione, tipicamente country.
Come abbiamo sottolineato in questo articolo, inoltre, non deve ingannare il tono leggero e scanzonato. Il sorriso non preclude la riflessione e un messaggio di fondo che nella Serie è sempre preponderante. My Name Is Earl affronta tematiche scomode, delicate, controverse. In alcuni casi il prodotto si è fatto addirittura precursore dei tempi, come nel ritratto della famiglia allargata proposta da Greg Garcia.
Earl Hickey vive infatti con suo fratello Randy, a poca distanza dalla roulotte in cui abitano l’ex moglie, Joey, e il nuovo compagno di quest’ultima, Gamberone. Con Joey vivono anche i due figli di Earl, nessuno dei quali legittimo. A rincarare la dose, una serie di personaggi che orbiteranno intorno a questa stramba famiglia, divenendone parte integrante. Tenendo conto che la Serie Tv ha debuttato nel 2005, 12 anni or sono, la portata innovativa del concept non è da sottovalutare.
Allo stesso tempo non si può trascurare l’aspetto forse più interessante e peculiare di My Name Is Earl: il Karma.
Fai una cosa buona e qualcosa di buono ti succederà. Fai qualcosa di cattivo e quello ti si ritorcerà contro.
Il Karma, filo conduttore di ogni singola puntata, è un concetto condiviso in molte religioni, specialmente orientali. Ma prima di tutto è un modo di essere, un mantra su come approcciare alla vita. Lo spettatore, dopo ogni puntata, è portato a interrogarsi sugli effettivi benefici di tale principio. Chi, guardando la Serie, in periodi non particolarmente segnati dalla fortuna, non ha pensato di buttar giù la famosa lista?
Nella Serie la funzione del karma segue un percorso tutt’altro che lineare. Se all’inizio il suo ruolo appare ben definito, col passare degli episodi tenderà a sfumarsi, per poi riavvolgersi su se stessa. Dal canto suo Greg Garcia è bravissimo a calibrare la percezione dello spettatore sul piano metafisico e su quello etico: quanto ha inciso il karma e quanto il libero arbitrio nel cambiamento di Earl? Ciò che abbiamo visto si presta a diverse interpretazioni, per cui è impossibile dare una risposta univoca.
Ne deriva un’evoluzione del protagonista graduale e coerente. Earl, che in origine è un vero bastardo, comincia a votarsi al bene in maniera sempre più disinteressata, senza sfociare nella retorica. Non mancheranno, infatti, momenti in cui egli penserà di tornare alle vecchie abitudini, frustrato per le scelte di vita a cui sente di dover sottostare.
Mero pretesto o spirito guida? Anche complice il mancato finale non sapremo mai quale sia il vero ruolo del karma. Eppure My Name Is Earl ha vinto ugualmente.
La Serie ha vinto perchè è riuscita a entrare nel cuore di quanti l’hanno vista. Di prepotenza. Se l’avete veramente amata probabilmente penserete a Earl ogni volta che verrete con gli occhi chiusi in una foto. Lo stesso termine “karma” viene utilizzato oggi correntemente grazie al decisivo contributo offerto da My Name Is Earl. Senza contare il rituale del saluto tra lo stesso protagonista e Gamberone che ha ispirato il titolo di questo pezzo.
Un titolo lasciato volutamente a metà, in attesa che qualcuno lo completi. Proprio come My Name Is Earl.