Il comico Don McMillian in uno dei suoi spettacoli ha provato a spiegare al proprio pubblico chi sia effettivamente un “nerd” utilizzando il diagramma di Eulero Venn. A sua detta, i nerd, infatti, sono il risultato dell’intersezione di tre elementi fondamentali: una gran dose di intelligenza, una bella cucchiaiata di ossessione per determinati argomenti e una manciata di immancabile imbarazzo e/o impaccio sociale. Che si concordi o meno con la sua definizione, ovviamente molto più sfaccettata e complessa di così, una cosa è certa: la percezione popolare nei confronti della cultura nerd è cambiata radicalmente nel giro di pochi anni. Da oggetto di derisione, se non addirittura disprezzo contro quelli che erano considerati freaks, fino all’accettazione e grande rivalutazione della categoria. Ma se oggi i nerd e i geek paiono essersi presi la propria rivincita (almeno in parte), ciò si deve anche e soprattutto alla nuova visione sul tema da parte della televisione e delle serie tv che più hanno insistito su tale concetto: non solo The Big Bang Theory (una delle serie che tra l’altro viene meno apprezzata dalla categoria), ma anche Silicon Valley, The IT Crowd, Community, Stranger Things e tante altre, fino alla più recente Mythic Quest.
Cosa hanno in comune questi ultimi prodotti? Facile: una netta predominanza di protagonisti maschili, molto spesso posti in netta contrapposizione a quelli femminili. Donne e ragazze quasi sempre molto poco attente alla cultura nerd, vista dalla maggior parte di esse come un elemento troppo fanciullesco e di scarso interesse, se non addirittura inutile, come nel caso delle protagoniste principali di The Big Bang Theory. Con questo non vogliamo dire che in televisione siano sempre mancati personaggi femminili esplicitamente nerd, ma, salvo rare eccezioni come la dottoressa Temperance Brennan di Bones, Penelope Garcia di Criminal Minds, Felicity Smoak di Arrow o Liz Lemon di 30 Rock, essi sono stati a lungo dipinti più come macchiette sullo sfondo che come individui tridimensionali e approfonditi o addirittura come protagonisti.
Il personaggio che, in questo senso, attualmente sta facendo davvero la differenza è, a parer nostro, quello di Poppy Li, protagonista femminile della serie tv comedy di Apple Tv + Mythic Quest, interpretata dalla bravissima Charlotte Nicdao.
Attenzione: seguono possibili spoiler sulle tre stagioni della serie.
Ma chi è Poppy Li(wanag)? Parliamo di una giovane e talentuosa game designer a capo del gioco MMORPG che dà il titolo alla serie, ossessionata dalla propria opera e con milioni di idee in testa, simpatica e buffa, socialmente imbranata ma anche consapevole delle proprie qualità e dotata di un carattere forte e determinato (che però spesso le causa più problemi che altro). Insomma, come Ian la definisce, “un fo***to disastro“, ma noi aggiungeremmo adorabile e fantastico. Poppy è il perfetto esempio di come portare in scena un personaggio femminile imbarcato su di un mondo che generalmente viene percepito come tipicamente maschile senza che ciò la condizioni. Una ragazza che fa suoi gli stereotipi per cavalcarli e poi dominarli e superarli a proprio piacere.
Sia dal punto di vista estetico che caratteriale Poppy è, semplicemente, una persona con una propria individualità che, coi suoi innegabili pregi, ma anche coi suoi grandissimi difetti, si mostra per quello che è: un personaggio vero e realistico che non rinnega mai le proprie passioni e che proprio per questo risulta adorabile. Grazie al personaggio di Poppy Li (ma a loro modo anche grazie a quelli delle due videogiocatrici tester Dana e Rachel) Mythic Quest ci insegna come si possano creare personaggi nerd femminili e di come essi possano essere anche molto diversi tra loro, lontani dall’essere racchiudibili in compartimenti stagni.
Pur essendo consapevole di essere quasi una rarità nel mondo dell’industria videoludica, Poppy ha ben chiaro quello che vuole e non lascia a nessuno di definire la propria persona: emotivamente ben diversa dai “maschi” con cui si ritrova a lavorare e con cui spesso non concorda in quanto a visione e preconcetti, ma anche lontana da qualsiasi stereotipo circa la maggior compostezza e raffinatezza che si è culturalmente portati ad associare alle donne. Poppy è stramba e adorabile, non si cura particolarmente del proprio aspetto fisico e di come possa apparire agli occhi degli altri e non mostra una particolare attrazione per gli eventi sociali o nel rapportarsi in generale con le persone.
Non per forza comportamenti in cui chiunque si consideri un nerd possa riconoscersi ma che rendono ancora più peculiare e definito il suo personaggio, che, lontano dall’essere una macchietta caricaturale presenta una sua profondità. Ben distante dalla perfezione, la giovane è semplicemente se stessa e ci viene presentata dalla serie di Apple Tv + in tutte le sue sfaccettature: dalle sue forze, come la sua infinita passione per i videogiochi e i mondi fantasy sorta sin dalla più tenera età, la sua creatività e la sua determinazione che l’hanno portata a eccellere nel suo campo, fino alle sue più recondite debolezze.
Esse emergono per la prima volta in maniera devastante nell’episodio 1×10 di Mythic Quest intitolato Quarantena, una meravigliosa puntata, tanto divertente quanto emotivamente pregna di significato, in cui vediamo la ragazza cedere in mille pezzi quando privata di qualcosa che la faccia restare a galla. Terrorizzata dal rimanere sola e senza prospettive. Lontana dall’essere quella che la cultura popolare definisce una Mary Sue, ossia una donna senza difetti e infallibile e dallo scarso spessore, il personaggio interpretato da Charlotte Nicdao è una ragazza in cui chiunque abbia una forte passione per un determinato ambito della cultura geek-nerd può riconoscersi, a prescindere che si tratti di una ragazza. Questo non solo per la foga (quasi) ossessiva che la donna rivela nel corso delle puntate della serie di Apple Tv +, ma anche per tanti tra i suoi buffi e strani comportamenti e abitudini.
“Non prometto sempre di essere all’altezza degli standard delle aspettative delle altre persone, ma posso promettere che farò da leader con tutto quello che sono, il che significa che potrebbe essere così qualche volta.”
Nel corso degli episodi di Mythic Quest scopriamo sempre il lato più nerd della ragazza, che coltiva sin da piccola, quando passava tutto il suo tempo libero a giocare a Final Fantasy e a idolatrare il lavoro di colui che sarebbe poi diventato il suo partner, Ian Grimm. Superando qualsiasi tipo di errato preconcetto alla base di una cultura che vorrebbe ghettizzare gli hobby e gli interessi, con Poppy e con i suoi altri personaggi secondari, Mythic Quest ci insegna che le passioni non hanno genere e ce ne ribadisce al contempo l’importanza.
Esse sono sempre pronte a offrire un rifugio sereno, un’oasi di pace lontana da un mondo dal quale spesso non tutti sentono di essere capiti e rispetto al quale si sentono estranei. Esse spingono a viaggiare con la fantasia e alla condivisione chiunque voglia abbracciarle, indipendentemente dal proprio vissuto, età, genere o provenienza, a prescindere dal fatto che tu sia un ragazzino americano con un infanzia problematica o una bambina australiana dalle origini filippine che voleva una bicicletta per poter andare in biblioteca per giocare ai videogiochi.