Infame, ma necessaria premessa: codesto insieme di sillabe contiene qualche spoiler, se ne raccomanda la lettura a un pubblico di adulti consenzienti e coscienti di aver appena letto questo mini-foglietto illustrativo d’apertura. Tenere lontano dalla portata degli analfabeti.
Perseguire il bene è una bella cosa, la migliore che ci sia, ma anche la più difficile.
Scegliere consapevolmente di battersi per ciò che è giusto in difesa dei più deboli e degli innocenti significa automaticamente mettersi contro uomini spietati, interessati solamente al proprio tornaconto e disposti a tutto pur di arrivare ai propri obiettivi; questo complica terribilmente il tutto.
Nel caso di Javier Peña, tale scelta assume sfumature ambigue, talvolta un tantino troppo oscure, senza però mai abbandonare del tutto i confini del bianco rischiando di farsi assorbire definitivamente dal nero e mantenendo sempre fissa nella mente l’unica cosa che veramente conta: catturare Pablo Escobar. Per il futuro della Colombia, per far cessare la violenza, per vendicare tutti i caduti e, perché no, anche per la propria e ingorda soddisfazione.
Come ben sapete, Peña (interpretato da quel portento di Pedro Pascal) non è chiamato a portare a termine questa missione tutto da solo: al suo fianco troviamo Steve Murphy, lui si molto più simile al cavaliere senza macchia e senza paura, rispetto al più “sporco” sbirro ispanico.
I due sono uniti dal medesimo ideale e da un’amicizia partita in sordina per poi essere tacitamente coltivata fino al punto di diventare un rapporto quasi fraterno, inevitabile conseguenza della condivisione di una mole sconfinata di momenti, per lo più drammatici, avvenuti durante la caccia a Escobar che tra le altre cose rende i due poliziotti dei veri e propri testimoni della storia. Avere la responsabilità di catturare uno dei più sanguinari e importanti criminali del Mondo è roba forte, roba per cui serve una pelliccia di visone sullo stomaco, ma per sua fortuna la coppia ne è provvista e facendosi vicendevolmente forza riesce a superare una serie di difficoltà incredibili (non necessariamente in maniera pacifica).
La loro forza è proprio questa diversità di fondo che permette a entrambi di raggiungere obiettivi che singolarmente non sarebbero mai stati centrati: il rispetto delle regole scritte e non di Steve lo avrebbe inevitabilmente frenato, mentre l’avventatezza di Javier ne avrebbe quasi certamente provocato la morte in tempi brevissimi.
Stiamo quindi parlando di un avventato, di uno disposto a gettare il cuore (e il distintivo) oltre l’ostacolo, di un uomo dotato di sufficiente coraggio per mettere sul piatto della bilancia la propria coscienza e scendere a compromessi che altri ripudierebbero, di un soldato in grado di prendere decisioni che toglierebbero il sonno a chiunque.
E’ stato giusto ordinare di uccidere Gacha e suo figlio, scoparsi mezza Medellìn per trovare informazioni su Escobar, ignorare i dettami dei propri superiori e scendere a patti con i Los Pepes? Diavolo no, ma biasimatelo se avete le palle.
Voi avreste lasciato un vita un genocida psicopatico? Avreste immerso le vostre mani nel fango dei bassifondi con una percentuale di successo prossima allo zero? Sareste stati capaci di scavalcare il vostro capo in nome di ciò che ritenevate giusto? Avreste permutato un pezzo della vostra anima in cambio di un enorme aiuto nel mettere a tacere il Diavolo?
Ognuno è libero di rispondere e sguinzagliare i propri giudizi, ma quel che è certo è che la storia ci ha detto che quelle azioni andavano fatte poiché senza di esse, chi lo sa, magari Pablo Escobar sarebbe ancora in vita o comunque avrebbe avuto la libertà di fare i suoi porci comodi ancora per moltissimi anni, con conseguenze piuttosto floride per le pompe funebri di tutto il Sud America.
Prima o poi, però, chi ha seminato per tutta la vita vento deve necessariamente raccogliere tempesta, venendone inevitabilmente investito.
Per sua fortuna Peña non ha mai raggiunto i livelli di estremismo di un altro suo caro compagno di avventure, il colonnello Carrillo, che sono costati la vita a quest’ultimo, tuttavia si sta pur sempre parlando di un uomo che ha votato la propria vita alla legge la quale, per definizione, prevede delle punizioni per chi sgarra.
La sua è stata la rimozione del godimento, la negazione per piacere ultimo, l’annientamento della libido poco prima del coito finale: l’esilio negli Stati Uniti, proprio poco prima che la caccia a Pablo si concludesse.
Perchè? Perché oggettivamente è giusto che a certi livelli ci arrivino solo i cavalieri bianchi e che quelli grigi li osservino da lontano, con un sorriso di soddisfazione e una lacrima sui loro zigomi.