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Le grandi sigle delle Serie Tv – Narcos

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Tra tutte le sigle di successo nella storia recente delle serie tv, quella di Narcos è, probabilmente, la più conosciuta; ma non solo, perché la famosa Tuyo di Rodrigo Amarante è l’esempio perfetto di come una sigla, un brano, possa permeare in modo completo all’interno di un prodotto, definendone in modo impeccabile il tono e l’identità. Narcos è stata una delle serie tv più importanti nella storia di Netflix, e la cura di questo importante particolare ha portato a un risultato per niente banale: è praticamente impossibile trovare un fan di Narcos che non riconosca immediatamente la sua sigla. Si tratta di un esempio fondamentale per comprendere quanto sia importante, in un processo creativo, espandere la narrazione al di fuori del testo, raccontando l’animo della serie tv fin dai primi secondi di visione, con un lavoro visivo curato nei minimi dettagli e pensato appositamente per introdurre lo spettatore alla dimensione in cui si colloca Narcos. Il brano invita chi guarda a sospendere la realtà, mettersi comodo e lasciarsi trascinare nella terra del realismo magico. Oggi, per la nostra rubrica sulle grandi sigle delle serie tv, vi raccontiamo come abbia fatto Tuyo a rubarci il cuore.

Narcos non sarebbe stata la stessa senza la sua sigla: lo spettatore, dopo una o al massimo due puntate, è invogliato a sentirla tutta, evitando lo skip, e questa diventa parte integrante del racconto.

Narcos (640×360)

Il testo di Tuyo, brano del noto cantante e chitarrista brasiliano Rodrigo Amarante, nasce proprio con lo scopo di raccontare le sfaccettature del personaggio principale della serie, colui che avrebbe incarnato per primo gli effetti del realismo magico: Pablo Escobar, interpretato da un eccelso Wagner Moura. Amarante rivelò in un’intervista che, per comporre il testo della sigla di Narcos, decise di immaginarsi quale sarebbe potuta essere la canzone preferita della madre di Escobar, partendo dunque dall’infanzia del protagonista, dimensione in cui effettivamente il realismo magico si incastra benissimo: il brano ricalca dunque i ricordi di Escobar, quando era un bambino semplice e affettuoso e cantava con sua madre le canzoni che passavano alla radio. In questo modo, è come se il cantante si sia immedesimato nel protagonista, dando voce diretta alla sua immaginazione, facendo parlare i suoi sentimenti per sé: il fuoco ardente di un uomo che sa di essere temuto, ma che nonostante ciò è rimasto legato ai sentimentalismi della gente comune, motivo per cui è così affettuoso e protettivo con la sua famiglia; il brano racconta della passione e del potere, due elementi che a contatto raggiungono un’accezione negativa: il primo alimenta il secondo e viceversa, e il risultato è un uomo spietato che si arrabbia quando viene umiliato in parlamento, e decide di vendicarsi con la violenza; e se ripensiamo al Pablo Escobar bambino che canta insieme a sua madre, è un comportamento riconducibile all’infantilità, non in modo diretto, ma è precisamente lì che passione e potere si scontrano e si respingono.

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Pablo Escobar (640×360)

Pablo Escobar, nella sigla di Narcos, canta sotto la doccia in una qualsiasi giornata della sua latitanza, urlando al mondo intero di essere ancora in piedi, nonostante tutto: parla al pubblico ma lo fa riferendosi a se stesso, alla sua grandezza e al suo potere, che gli permette di orchestrare una vera e propria guerra allo Stato semplicemente stando rinchiuso in uno dei tanti bunker che esplora durante il suo perenne stato di fuga. C’è poi un riferimento diretto all’importanza del brano all’interno della serie stessa: nella prima puntata di Narcos, Pablo Escobar si trova in un locale, sta parlando di affari e, con ogni probabilità, sta per siglare il primo dei tanti accordi che lo renderanno il narcotrafficante più importante e ricco del mondo; ad un certo punto, Tuyo risuona nella stanza, ricordandoci di ascoltare l’intera sigla nell’episodio successivo, ma non solo: il brano entra per la prima volta in contatto con il tessuto narrativo, si espone direttamente al pubblico e, soprattutto, direttamente al protagonista, che ne resta estasiato e chiede un bis al cantante (che non per niente si chiama Rodrigo), intonando la canzone con solennità e fierezza, come se questa rappresentasse effettivamente la sua vera essenza, ma anche per fotografare quel momento e imprimerlo nella memoria collettiva come il momento in cui è nato il mito di Pablo Escobar. Da questo momento in poi, Tuyo assume il ruolo di cui parlavamo all’inizio: da qui in poi, la sigla di Narcos diventa parte integrante della narrazione, scandendo la riattivazione del racconto all’inizio di ogni episodio, invitando lo spettatore a sospendere la realtà per immergersi nel realismo magico della serie.

Il realismo magico è una citazione diretta a Gabriel García Márquez, fautore di tale corrente, e funge da incipit della serie proprio per trasportare lo spettatore in una dimensione autentica, reale, ma al contempo contaminata da un’atmosfera magica.

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Narcos (640×360)

La sigla in sé è un inno alla grandezza: parla del fuoco che arde nel cuore dei potenti, come Pablo ma anche come i padrini di Cali e Gallardo, tutti soggetti accomunati dall’aver percepito in prima persona il potere scorrere nelle proprie vene, il potere di chi può avere tutto, che poi è un potere fittizio perché non contempla la libertà, ma è lo stesso che annebbia la vista e non consente ai protagonisti di Narcos di guardare in faccia la realtà, limitandoli di fatto a una dimensione quasi utopistica. Un altro elemento molto interessante della sigla di Narcos è l’aspetto visivo: nelle immagini si alternano video di repertorio, fondamentali per testimoniare tutto il dolore e il male che gli uomini di cui si racconta sono stati in grado di causare, a foto più evocative di donne bellissime e paesaggi mozzafiato, che rappresentano la parte sensuale e mistica della Colombia (e del Messico poi) raccontata nella serie, la stessa terra promessa che passa dall’essere un paradiso terrestre a un inferno vero e proprio, per il volere di un uomo senza scrupoli. I simboli che maggiormente compaiono lungo la sigla sono poi il denaro e la droga: difatti, basterebbe la visione di questi due elementi, accompagnata da Tuyo in sottofondo, per attivare immediatamente nella mente dello spettatore la storia di Narcos, a testimonianza di una forza evocativa tutt’altro che scontata.

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Narcos (640×360)

Tuyo e Narcos sono due forme d’arte differenti che si mescolano grazie alla potenza evocativa del realismo magico che permea la serie; sono due facce della stessa medaglia, due elementi imprescindibili, come lo sono il potere e la passione nella mente e nell’animo del protagonista, che da bambino innocente a cui Amarante si è ispirato per realizzare il brano, si trasforma nell’uomo spietato che lo stesso protagonista diventa nella serie. L’importanza della sigla di Narcos sta proprio in questo aspetto, nel riuscire a restituire un’immagine completa della storia, dei suoi personaggi e dell’atmosfera in cui questi si muovono, come pedine di una scacchiera governata dal primordiale sentimento del potere, che invade l’animo umano e lo corrompe a proprio piacimento, trasformandolo e rendendolo capace delle più spietate azioni, con il fine di alimentare il fuoco che arde e che brucia dall’interno, in un loop infinito.