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Narcos, la furbizia e l’intelligenza di un titolo

Una delle abbacinanti location di
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[Attenzione! Rischio spoiler!]

Nel momento in cui nacque Narcos, sono stati in molti a rimanere confusi riguardo il titolo della serie: era chiaramente annunciato che il protagonista assoluto della storia sarebbe stato il più famoso narcotrafficante della storia, Pablo Escobar; ma allora perchè non scegliere un titolo che fosse completamente dedicato a questo personaggio? Perchè rimanere nel vago? Al”inizio magari questa scelta potrebbe essere sembrata impopolare, inaspettata. Adesso, alla fine della seconda stagione, ne comprendiamo la genialità e, soprattutto, la lungimiranza di Netflix anche in questo prodotto. Ovviamente, SPOILER ALERT.

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Cerchiamo di capire la situazione: Narcos è una serie di due stagioni che non parla dei “narcotrafficanti” in generale, ma di uno in particolare, forse il più pericoloso di sempre. Pablo Escobar però non è abbastanza, con tutta la sua storia, per conquistare il titolo della serie: questa scelta, oltre a non essere un errore, non è neanche casuale, e anzi col senno di poi è senza dubbio geniale. Infatti, la svolta al proposito arriva attraverso una specifica notizia: Narcos viene rinnovata per altre due stagioni. Inizia ad essere tutto più chiaro; ma passiamo ai fatti concreti che la serie ci ha presentato.

La seconda stagione, come tutti si aspettavano (o quasi), si è conclusa con la morte di Pablo Escobar, evento che mette (nella trama) e ha effettivamente messo (nella realtà) fine al Cartello di Medellin. Ma non mette fine alla serie: infatti, il progetto si dimostra molto più a lungo termine e, soprattutto, di raggio molto più ampio: il finale della seconda stagione, oltre a far intendere la disgregazione del Cartello di Escobar, pone delle basi per una intestina lotta della DEA (in particolare nella persona dell’agente Pena) contro l’emergente Cartello di Cali (cosa avvenuta effettivamente nella storia di vent’anni fa), che prenderà le redini del traffico della droga. E queste basi sono più che solide; infatti, durante tutta la seconda stagione alla costante e inarrestabile caduta di Escobar si accompagna una meschina e irrefrenabile ascesa dei fratelli Rodriguez Orejuela. Meschina perchè avviene sotto traccia, mangiando un pezzo alla volta la potenza di Escobar; irrefrenabile perchè Medellin non aveva ormai nè forza nè speranza di opporsi a Cali. Sappiamo che Gilberto e Miguel vennero arrestati nel 1995, quindi poco dopo la morte di Escobar. A quanto pare, abbastanza per riempire due stagioni di una delle serie più riuscite degli ultimi anni.

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Ma torniamo alla questione del titolo. È dunque evidente, da ciò che abbiamo sottolineato, che Netflix non lascia nulla al caso:

scritturare un titolo incentrato solo su Escobar avrebbe ampiamente limitato le possibilità di sviluppare qualcosa che andasse oltre “El Patron”; scegliere un vago “Narcos” (che significa narcotrafficanti) permette da un lato di parlare del più famoso trafficante della storia senza che la cosa sembri strana, e dall’altro di concentrarsi poi su altri trafficanti colombiani, c’entrando in pieno il messaggio del titolo.

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Perchè nel mondo di oggi quello che conta tantissimo, insieme al contenuto, è proprio il messaggio: Netflix con Narcos ha creato un altro piccolo capolavoro senza lasciare niente al caso; partendo dal titolo ha costruito un mondo, e questo è già tanta roba.