Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Naruto
Un senso, quello che ognuno di noi cerca, l’istituzione ultima di una vita fondata su un motivo, uno scopo, una ragion d’essere. Il cammino dell’eroe, la perversione del malvagio, il sacrificio del martire, la speranza del sognatore, questi e altri percorsi si intersecano nella ricerca costante di un senso dell’esistenza, di una verità più profonda che sancisca una fine gentile, una morte viva nel ricordo di un mondo segnato dal nostro passaggio. Gli uomini e le donne di Naruto sono gravati dal peso di questo tremendo interrogativo posto da Gaara, perché esistiamo e sopravviviamo?
Essi sono vivi nel presente di una storia che li significa, ricca di tradizioni e usanze, con un passato, un’eredità da tramandare o tradire, e un cammino da compiere per dar voce alla volontà che li anima. Questo simboleggiano i personaggi dell’anime in ogni loro agire, negli allenamenti estenuanti, nel perseguimento della conoscenza, nelle lotte e nei tradimenti, una volontà di essere vivi, trovare risposte a domande estreme e dare un senso alle loro vite. ( E la storia continua…)
L’esistenza si configura così come un percorso da compiere, la scoperta continua di missioni da portare a termine e tecniche da padroneggiare, per servire al meglio quello scopo che anima di vivo fuoco ogni passo compiuto. In quella goccia ruvida di fatica si può scorgere la persistente ricerca di una conoscenza proibita, l’utopica abnegazione verso un’ideale irraggiungibile, la fedeltà mai stanca verso il proprio Paese o la sofferenza taciuta di un dolore impronunciabile.
Molteplici sono i cammini, almeno tanti quanti sono i personaggi disegnati da Masashi Kishimoto (approfondendo in particolare gli uomini), e ognuno di essi ha avuto qualcosa da dire, da imparare e tramandare. L’autore giapponese ha mostrato grande sensibilità di scrittore associando ad ogni caratterizzazione le sembianze fisiche e psicologiche di un tema particolare, di un percorso unico e personale, distinguibile da ogni altro.
Nel cercare di stilare questa personalissima classifica seguirò dunque un criterio tematico, evidenziando quei personaggi che, a mio modo di vedere, rappresentano al meglio nell’anime, un cammino personale e approfondito di ricerca di un senso dell’esistenza:
5) Gaara
Redenzione. Gaara è un uomo scisso, lacerato interiormente perché è una forza portante, ospita il demone della sabbia. Sul viso i segni terribili della sua presenza, quei contorni neri intorno agli occhi per via dell’insonnia che il mostro gli causa, divorando la sua personalità. Il concept del personaggio nella prima serie rimanda chiaramente all’idea di una malvagità istintiva e indifferenziata: è freddo, spietato, annienta la vita con naturalezza e si chiude agli attacchi del mondo con il suo involucro di sabbia.
Gaara però è la vittima di un destino che non si è scelto, il suo disprezzo per la vita altrui è la scelta di una persona disperata che vede come unica possibilità di sopravvivere e di dare senso alla propria vita, l’annientamento della sua natura umana, del suo bisogno d’amore e reciprocità. Sarà l’incontro con Naruto a cambiare per sempre la sua visione del mondo. Influenzato dalla genuina bontà del ninja di Konoha, decide di cambiare, accogliendo finalmente la sua natura doppia e cercando di venire a patti con essa, ricongiungendosi alla sua umanità.
In questo ragazzo trova espressione uno dei temi fondanti dell’intera serie, quello del percorso di redenzione, e in questo senso Gaara è un personaggio quasi religioso: viene scelto da un destino nefasto, compie atti di indicibile violenza, ma si redime e dedica la sua vita a un bene superiore.