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Dovete assolutamente guardare la docuserie Netflix su uno dei killer più assurdi degli ultimi anni: Don’t F**k With Cats

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Parte come una specie di commedia, diventa una serie documentaristica su un vero caso di cronaca canadese, un omicidio molto duro ed efferato, e finisce con una delle più grandi riflessioni su quello che facciamo online e come questo abbia un effetto nel mondo reale. Don’t F**k With Cats: Hunting an Internet Killer è la docuserie tv Netflix che non potete non guardare. Ve ne abbiamo parlato brevemente in un articolo sulle 12 migliori Serie Tv Netflix che parlano di morti misteriose (realmente accadute) e sparizioni, ma oggi vogliamo approfondire il discorso. In breve, la produzione della piattaforma streaming californiana, in soli 3 episodi, racconta quello che in pochissimi oggi riescono a raccontare, ovvero l’esistenza di un mondo esclusivo di internet, un mondo con le sue regole, e come questo mondo interagisca con quello vero.

Internet è un mondo tanto, a volte troppo, vasto, all’interno del quale viviamo quasi una vita parallela alla nostra. Molto spesso ciò che si mostra online è decisamente lontano dalla realtà, così come è diverso il nostro modo di comportarci e di apparire. Don’t F**k With Cats punta proprio a questo: a mettere cioè in mostra quanto sia fallace la realtà digitale di cui ognuno di noi si nutre quotidianamente e lo fa attraverso uno dei casi di cronaca nera più inquietanti della storia del Canada. La serie tv racconta la vera storia di Luka Rocco Magnotta, killer canadese braccato da un gruppo di animalisti nerd e destinato a diventare uno dei volti più inquietanti di sempre della piattaforma Netflix.

Don't F**k With Cats

Una storia vera

Siamo nel 2010, nel pieno dell’esplosione di Facebook. In mezzo al caos di questo nuovo media, destinato a cambiare per sempre le nostre abitudini, irrompe un terribile filmato, intitolato 1 boy 2 kittens. In questo breve video, un ragazzo con un cappuccio in testa chiude due gattini dentro un sacchetto di plastica e li uccide per soffocamento togliendo l’aria con l’aspirapolvere. La persona in questione, realmente esistente, è Luka Magnotta. Il ragazzo viene identificato grazie a un gruppo di nerd amanti dei dolci felini che, attraverso un’analisi del video, riesce a individuare particolari e dettagli per risalire all’identità del folle. La serie infatti non si limita a focalizzarsi sulla figura del killer, ma insiste sul clima che, grazie alla potenza dei gruppi Facebook, si diletta alla ricerca della persona in questione, abile a disseminare indizi con account fake e a prendersi gioco delle persone.

Dalla caccia al maniaco di gattini si passa poi a una caccia al serial killer, perché dai gatti Magnotta passa agli esseri umani. Il ragazzo infatti aveva un personalità problematica e violenta: era un esibizionista, una persona che in seguito i media avrebbero dipinto come uno squilibrato in cerca di attenzione, trovata proprio con quei video di gatti e la caccia all’uomo che ne era nata. E tanto più la ricerca diventa profonda, complessa e intricata, tanto più l’ego del ragazzo cresce a dismisura, fino a quando non fa il passo successivo. Arriva infatti a filmare l’atroce omicidio di un ragazzo gay, un video diventato tristemente virale in rete con il nome “1 Lunatic 1 Icepick”. Non solo, Magnotta in seguito smembra il cadavere in vari pezzi e spedisce le varie parti del corpo alle sedi dei partiti canadesi. Le indagini diventano molteplici e ovviamente diventano ufficiali. Tra polizia, investigatori privati e avvocati si innesca una incredibile caccia all’uomo mondiale che durerà anni prima di arrivare al suo epilogo.

Don't F**k With Cats

Don’t F**k With Cats: uno spunto di riflessione sul mondo digitale

Giù le mani dai gatti è un documentario molto forte dal punto di vista dell’impatto emotivo che esercita sullo spettatore. Seppur nessuna immagine esplicita dei crimini di Magnotta venga mostrata, la sua efficacia non viene meno. Essa però ci porta a riflettere su un punto fondamentale relativo al mondo dei social: l’effetto distorsivo che essi possono avere sulla nostra personalità. È indubbio il fatto che internet ci permetta di essere chi vogliamo, lasciandoci la possibilità di mostrare solamente ciò che desideriamo che gli altri vedano della nostra vita. Tutto ciò a volte potrebbe avere un effetto distorsivo sul nostro ego, che rischia di uscirne corrotto come successo a Luka Magnotta. Quest’ultimo infatti, sfumata la possibilità di diventare attore, ha scelto Facebook come strumento di cui servirsi per essere famoso a tutti i costi. La sua condanna – sua, e soprattutto delle sue vittime – è stata ricevere odio, ma soprattutto attenzione, per i video nei quali uccide brutalmente dei gattini. Si capisce bene dunque, quanto sia facile essere vittime della fama che un social network può dare.

Questa docuserie è al tempo stesso inquietante e fortemente riflessiva. Se dunque non l’avete ancora vista, correte subito a divorarvi i tre episodi di cui è composta. Noi non ci dilungheremo oltre nel convincervi a guardarla, non vi sveleremo i pregi della produzione e il perché si tratta di una docuserie imperdibile, così che nel momento in cui la vedrete la visione risulterà ancora più immersiva e coinvolgente. Perché è difficile che questo documentario vi lasci indifferenti e non vi stimoli una riflessione elementare. Noi, popolo del web, possiamo diventare complici involontari di simili follie, oppure accadrebbero in ogni caso? Siamo tutti affetti da una forma di narcisismo 2.0? Siamo sicuri di non aver raggiunto il punto in cui sia necessario staccare la spina e tornare con i piedi ben saldi nel mondo reale? Le risposte ce le darete voi, dopo aver visto questo gioiellino tanto interessante, quanto assurdo e terribile.

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