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Dovete assolutamente guardare la docuserie Netflix su una delle morti più misteriose degli ultimi anni: quella di Elisa Lam

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È il febbraio del 2013. La famiglia di Elisa Lam, in viaggio sulla West Coast, denuncia la sparizione della 21enne. La polizia recupera i filmati dell’albergo in cui soggiornava e spunta uno strano video. Si vede la ragazza che entra nell’ascensore, schiaccia tutti i tasti, esce, fa gesti strani, rientra e poi se ne va. Sono le ultime immagini di Elisa Lam da viva: la studentessa non uscirà più dall’hotel e sparirà nel nulla. Finché non verrà ritrovata, morta, in uno dei serbatoi dell’acqua sul tetto del Cecil Hotel 18 giorni dopo. Se siete navigati navigatori, scusateci il gioco di parole, dell’internet, saprete di cosa stiamo parlando. Di una delle morti più strane e misteriose degli ultimi anni. Probabilmente il caso non sarebbe diventato virale se non fosse per la lunga storia di sangue del Cecil Hotel, mega-albergo da 700 stanze aperto nel 1927 Downtown Los Angeles che negli anni ha ospitato serial killer e criminali di tutti i tipi.

La docuserie ripercorre gli episodi più noti, come quelli di Richard Ramirez e Jack Unterweger: dopo aver ucciso e sparso il terrore a Los Angeles entrambi si rifugiavano proprio al Cecil, a pochi passi dal malfamato quartiere di Skid Row. Il Cecil ha ispirato l’Hotel Cortez della quinta stagione di American Horror Story. Al di là dell’albergo, altre coincidenze hanno permesso al caso Lam di passare dalle cronache locali ai telegiornali di tutto il mondo. Innanzitutto il video: visualizzato da milioni di persone in pochi giorni, quel filmato così bizzarro attirò l’attenzione degli investigatori amatoriali che su YouTube immaginavano complessi retroscena e si lanciavano in ardite ipotesi. Si tratta del video di sorveglianza che vede Elisa Lam entrare nell’ascensore del Cecil Hotel, compiere alcuni gesti compresi tra il rituale, il folle, lo scherzoso e il diabolico, muovere le mani in maniera assurda, spingere pulsanti dell’ascensore, giocare a nascondino con se stessa, e da quel momento sparire per sempre.

Un caso irrisolto

I due aspetti, quello del video e quello del ritrovamento, sono soltanto l’antipasto di una vicenda fuori dal normale, che ha nelle coincidenze un fattore di enorme peso. Coincidenze che gli autori chiamano appunto “sincronicità”, vista la loro peculiarità. E per quanto il documentario provi a smontare le tesi più complottiste riguardo all’intera vicenda, che non riveliamo per non rovinare l’esperienza allo spettatore, il dubbio rimane. Soprattutto a chi ha indagato a fondo sulla storia. Il più incredibile tra tutti, l’epidemia di tubercolosi tra gli homeless di Skid Row – quartiere dove si trova l’Hotel Cecil – è coincisa con l’arrivo della ragazza in città, e, il test per la tubercolosi ai tempi si chiamava Lam-Elisa, esattamente come la giovane. E questo è solo uno degli aspetti inquietanti della storia. La vicenda ha diversi elementi secondari interessanti. Il video “dell’ascensore” fu uno dei primi video virali mai creati. Elisa teneva un diario digitale sulla piattaforma Tumblr, e per chi si è appassionato alla sua vicenda sa che era una ragazza speciale, dotata, introversa ma brillante.

E poi c’è tutto ciò che riguarda il famigerato Cecil Hotel di Los Angeles, il suo essere “maledetto”, covo di assassini seriali, adoratori del diavolo, terreno fertile per morti, suicidi, persone scomparse. Il Cecil si è già reso protagonista di altri documentari, intrecciandosi nelle storie di altri serial killer: uno su tutti, “Nightstalker”, alias Richard Ramirez, che uccise almeno 13 persone in pochissimi mesi prima di essere catturato. Mai redento adoratore di Satana, il Cecil era la sua residenza preferita. Che gli ambienti emettano energia, e che le persone più sensibili possano cogliere questo magnetismo, è cosa nota, ma il Cecil è davvero fuori scala. Questo hotel si intreccia con tutti i momenti oscuri della Los Angeles hollywoodiana compresa la morte di Elizabeth Short, la famosa “Black Dahlia”, un celebre caso irrisolto di omicidio di una giovane attrice talmente magnetico che Brian De Palma ne fece, qualche anno fa, un film bello ed enigmatico. Se poi vogliamo lasciarci andare alle coincidenze ne troviamo varie: Elisa-Elizabeth, entrambe in viaggio da San Diego a Los Angeles, e così via.

Il dramma di Elisa Lam

Purtroppo, questa vicenda si conclude senza nessun genere di giallo. E diciamo purtroppo, perché forse qualcuno Elisa avrebbe potuto aiutarla. Chi l’aveva vista in quei giorni in difficoltà. Elisa era bipolare, aveva spesso delle crisi ed era stata già ricoverata in una clinica, come si scopre solo nel corso delle indagini. Dalle analisi sul suo corpo si scoprì anche che Elisa aveva smesso di prendere i suoi farmaci quando era partita dal Canada a questo forse, aveva cambiato la sua percezione della realtà. La sorella spiegò che Elisa sentiva spesso delle voci quando aveva delle crisi psicotiche. Inoltre sui social, in più occasioni, Elisa aveva manifestato la sua volontà di togliersi la vita. Elisa mentre era in Hotel aveva manifestato segni di crisi, trattava male le sue compagne di stanza tanto da esser stata spostata in una singola, forse proprio perché aveva smesso di prendere le medicine. E secondo la direttrice dell’Hotel aveva fatto anche delle sceneggiate nella Hall. Nulla di nuovo per il Cecil Hotel, per cui nessuno aveva pensato di chiamare le forze dell’ordine.

Elisa probabilmente quella sera è arrivata in ascensore fino all’ultimo piano. Poi è uscita prendendo le scale anti incendio ed è salita sul tetto. Per scappare dalle voci, o forse perché quelle voci le dicevano di farlo. È salita sulla cisterna ed è caduta dentro o forse ci si è buttata. Una volta dentro, non ha avuto più la forza di riemergere ed è morta. Così, come ci racconta Netflix, è morta Elisa Lam: ne sono convinti i medici, la polizia, i giudici. Meno l’opinione pubblica che ancora va a caccia di un misterioso assassino. Nonostante il fatto che il documentario porti a delle conclusioni, e sono conclusioni sensate. Ma c’è una parte di noi, quella più legata al mistico e alla cultura del sospetto, che non può non evidenziare le folli discrasie di una vicenda a tutt’oggi pazzesca e mai raccontata nel dettaglio. Una vicenda raccontata a volte in maniera verbosa e eccessivamente reiterata, si, ma intrigante, come fatto in maniera impeccabile in questo documentario.

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