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7 Film presenti su Netflix che vi faranno piangere a dirotto

Il Miglio Verde, il film tratto dal romanzo omonimo di Stephen King, pubblicato nel 1996

6) Wonder – Stephen Chbosky

Una scena del film Wonder
credits: Lionsgate

Giungiamo quasi verso la fine con Wonder, una pellicola che ti si attacca addosso e che non ti lascia più con Julia Roberts e Owen Wilson. Anche in questo caso bisogna avere parecchio fegato, soprattutto perché il ritratto che viene fuori dell’umanità non sempre ci renderà fieri. August Pullman è un ragazzo di undici anni che non porta avanti la solita vita degli altri. Ha evitato di andare a scuola, si è vergognato di se stesso a causa di una grave malformazione cranio-facciale che lo ha sempre fatto sentire diverso, parte di mondo differente da quello degli altri. Con l’arrivo della scuola media, però, i suoi genitori decidono che è arrivato il momento di interagire con gli altri, ma il suo ingresso nelle aule studentesche risulterà presto traumatico.

Seppur bravissimo come studente, August passa le sue giornate in solitudine. Già queste scene basterebbero per rendere la visione del telespettatore difficile e impossibile, ma Wonder decide di rincarare la dose, portandoci con sé all’interno di una storia delicata e umana, in cui per fortuna le lacrime non sempre avranno una valenza negativa. A un certo punto, infatti, Wonder ci stupirà raccontandoci aspetti umani di cui invece possiamo andare più che fieri, dando ai bambini la voce che a volte gli adulti non sanno tirar fuori. Un film, questo, che assume presto un valore formativo sia per i figli che per i genitori, spesso più impegnati a proteggere che a spiegare i motivi di un determinato evento o situazione.

Wonder è un film che parla di gentilezza. Del modo con cui un sorriso possa salvare il prossimo, possa farlo sentire accettato e parte di qualcosa. Era d’altronde questo che August chiedeva, seppur in modo silenzioso e timido. Un amico, un’amica, un confidente, qualcuno su cui contare. Il miracolo di Wonder è quello di descrivere un mondo in cui purtroppo a volte ci riconosciamo e, un secondo dopo, descrivere lo stesso mondo e trovare qualcosa per cui andar fieri. Un paradosso del genere è possibile solo se alla regia ci sono mostri sacri come Stephen Chbosky che, con i suoi 113 minuti di film, ha spiegato che cosa sia l’umanità e quanto semplice possa essere praticarla. A volte, basta un sorriso unito a un atto gentile.

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