7) A Classic Horror Story
Mai titolo fu più discordante dalla realtà . Perché A Classic Horror Story non ha niente di classico, non ha nulla di già visto. Al contrario, è una rivisitazione di tutto quello che negli anni abbiamo incontrato sullo schermo, la canzone dissonante del genere. Come detto anche nella nostra recensione, la pellicola italiana – diretta da Roberto De Feo e Paolo Strippoli – manovra il telespettatore fin dalla prima scena, facendolo entrare all’interno di un mondo in cui niente è come sembra.
Il vero intento della pellicola è quello di provocare il telespettatore, dipingendolo come un essere superciale che si soffermerà solo sulle prime scene della pellicola. L’ipocrisia della natura umana è infatti il fine del film, e l’horror solo un mezzo. Lo si capisce perfino dalla scena finale quando, un determinato personaggio, cercherà aiuto ma troverà solo gente disposta a filmarlo per ottenere qualche like. I registi non si aspettano niente dalla loro creatura. Non ambiscono alla gloria eterna. La loro intenzione è solo quella di dimostrare che hanno ragione e che, dopo i titoli di coda, lo spettatore medio saprà solo disprezzare senza mai soffermarsi nella comprensione di quanto visto. Tra i tanti film, questo è di certo quello più geniale, la perla nascosta di Netflix che non ti aspetteresti mai.