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Glamorous? Faboulous ma non troppo

Glamorous
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Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Glamorous

Glamorous è una delle ultime uscite targata Netflix, una delle ultime serie tv che ha puntato tutto sul clamore senza avere un vero appiglio per farlo. Sicuramente la CBS e Netflix pensavano di avere un grande asso nella manica grazie alla partecipazione di Kim Cattrall, la celeberrima Samantha di Sex and The City, che non è però bastata per convincere del tutto i fan. L’appiglio c’era e gran parte del pubblico è stato, in effetti, attirato proprio dall’attrice, ansioso di vederla in panni diversi da quelli a cui era abituato. Ma oltre Kim Cattrall cos’ha Glamorous? Non molto, a dire la verità. La serie ha il tipico timbro leggero, spensierato e mai troppo complesso. Superficiale è probabilmente troppo, ma di sicuro la narrazione portata avanti non si preoccupa molto di approfondire meglio alcuni temi trattati. Glamorous doveva essere un esperimento di rinascita e un prodotto fresco, forte di una trama semplice e divertente. Il presupposto di base è una trama che già conosciamo e che non risulta molto originale come avrebbe voluto, ma è abbastanza forte da rimanere in piedi seppur con le dovute dimenticanze. Sicuramente Glamorous voleva farci divertire e soprattutto voleva raccontare una bella favola, semplice e dolce. Ci sarà riuscita?

La trama è ben nota: Marco è un ragazzo intraprendente, bloccato in un lavoro che gli piace fino ad un certo punto e che vorrebbe sfondare nel mondo del glam, del make-up. Senza molta fatica, ce la fa. Subito, nella primissima puntata, nella prima mezz’ora. Suo mentore, idolo e dea ispiratrice è Madolyn Addison, ex modella professionista al momento magnate del make-up, Glamorous by Madolyn è il suo brand di lusso. Dopo questa brevissima premessa succedono ovviamente varie cose, soprattutto a livello professionale e sentimentale, che portano Marco, e anche Madolyn, a riconsiderare se stessi e a intraprendere degli stili di vita diversi. Partiamo dal personaggio di Madolyn: Kim Cattrall è brava, dimostra grande maturità rispetto alla sua precedente carriera e entra sicuramente molto bene nella parte. Forse è il personaggio stesso a non essere degno di lei. La figura della lady boss che dirige una grande azienda e cui tutti aspirano la conosciamo già, è una narrazione che ci ricorda Il Diavolo veste Prada e non solo. Viene da pensare che in un ruolo più enigmatico e più complesso Kim Cattrall, che già dimostra grande esperienza, avrebbe innalzato il livello dell’intera serie. Laddove avrebbe potuto diventare iconica, ha dovuto subire una svalutazione che forse non meritava.

Glamorous

Veniamo a Marco, il vero protagonista di Glamorous. Miss Benny è un attrice transgender alla sua prima grande apparizione televisiva (prima di Glamorous, solo alcune parti in American Horror Story e Le amiche di Mamma): il presentimento è che non abbia retto la tensione di recitare accanto ad una figura come quella di Kim Cattrall. La sua presenza scenica lascia a desiderare in tanti punti e anche se molti dei temi che la serie tratta si mischiano con quella che è la vita dell’attrice, si vede che spesso fa fatica ad interpretarli. Insomma, risulta divertente e semplice ma mai convincente fino in fondo. La scrittura del suo personaggio, d’altronde, non la aiuta molto. Marco è un ragazzo insicuro ma allo stesso tempo determinato, sa cosa vuole ma fatica molto a tenerselo, una volta ottenuto. Il suo è il personaggio più didascalico dell’intera serie e il fatto che è un ruolo centrale rende Glamorous una serie un po’ troppo patinata. Il glam è al centro di tutto, e funziona; tutto è moda, make-up, glitter e creatività. Niente da dire al riguardo, è uno dei temi più riusciti della serie. Il problema si pone quando l’apparenza è l’unica forza in gioco, a discapito di un contenuto che avrebbe dovuto essere più profondo.

Glamorous

Eppure, un’idea di complessità c’era: Glamorous tratta dei temi anche piuttosto spinosi e controversi come il girl power, la disforia di genere, la forza che può avere il make-up in un mondo ancora troppo arretrato. Glamorous ci prova ma purtroppo fallisce nell’impresa. Fallire nel raccontare temi del genere purtroppo significa non riuscire a centrare il focus. Laddove avrebbe potuto davvero sfondare e rendersi una perfetta alleata, Glamorous risulta invece troppo didascalica e soprattutto troppo superficiale nel trattare temi così delicati. Nonostante sia una serie divertente e leggera, sicuramente da guardare in poco tempo e con poco impegno, il rischio che corre troppo spesso è quello di cadere nella banalità, rimanendo troppo in superficie e poco brillante. Glamorous cerca di usare l’ironia anche in situazioni più complicate, cercando di sdrammatizzare temi cruciali come, appunto, la disforia di genere o l’omofobia. Eppure, nonostante i suoi sforzi, non riesce a convertire quell’ironia in sagacia e il risultato che ottiene è una risata smorzata da un senso di malinconia davvero poco attribuibile a ciò che si sta vedendo. La grande perdita, in questo senso, sta proprio nella mancata coscienza dei temi in questione, che avrebbe invece potuto raccontare in maniera leggera e brillante.

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Insomma, Glamorous prova davvero ad essere favolosa e sfavillante ma cade spesso nel tranello del buon senso. Il sentore è infatti che gli autori (tra cui anche Jordon Nardino, che conosciamo già per Gilmore Girls e Desperate Housewives) non abbiano voluto infierire troppo su temi che forse reputavano blasonati e che invece sono a tutti gli effetti ancora troppo poco discussi. A gli occhi di guarda Glamorous può, infatti, facilmente sembrare che non si sia voluto andare troppo a fondo, come se la paura di non piacere avesse bloccato un certo tipo di approfondimento che invece sarebbe risultato necessario.  Il contrasto che si crea fin dalla prima puntata, quello tra la vita e i sogni di un ragazzo semplice (Marco) e la vita di una donna con un grande potere (Madolyn), si trasforma lentamente in una dicotomia poco chiara tra quello che si vorrebbe fare e quello che si dovrebbe fare. Il punto è che non si riesce mai a comprendere dove Glamorous voglia arrivare e laddove la narrativa del make-up come maschera che copre la persona reale dovrebbe essere preponderante e anche sovversiva, diventa invece una sorta di favola troppo scontata che i protagonisti provano a raccontarsi, senza grande successo peraltro.

Quindi, in fin dei conti, possiamo dire che Glamorous è riuscita nel suo intento: quello che voleva era proporre una favola semplice, leggera e senza impegno. Netflix voleva regalarci una serie da vedere in poco tempo, che non risultasse pesante e che potesse farci sognare almeno un po’. Non si può dire che non l’abbia fatto. Nonostante le sue lacune che abbiamo analizzato, Glamorous riesce infatti a intrattenere, senza mai spiccare e senza farsi odiare. Ci fa credere, anche solo per un secondo, che per trovare il lavoro dei nostri sogni basta volerlo molto e arriverà; ci fa sperare che ogni relazione che intraprenderemo mai avrà tutte le porte aperte, senza troppe complicazioni; ci fa sognare che a questo mondo possiamo essere sempre chi vogliamo. E forse, su questo ultimo punto, un po’ di ragione ce l’ha. Perciò, nonostante tutte le critiche che si possono fare a Glamorous, il suo scopo lo raggiunge e anche serenamente, anche se avrebbe potuto puntare più in alto e osare leggermente di più. Il rammarico resta nel sapere che avrebbe potuto rinunciare a molti clichè di cui siamo onestamente saturi e che avrebbe, invece, potuto raccontare una favola contemporanea, realistica e odierna che ci avrebbe convinto molto di più e soprattutto ci avrebbe fatto sognare molto di più.