Non tutte le ciambelle vengono con il buco. Le rivoluzioni, invece, sì, e le considerazioni sono correlate.
Il momento tanto atteso è finalmente arrivato: Netflix è sbarcato in Italia. Un nuovo metodo di concezione della tv è entrato nei salotti degli italiani. Degli innumerevoli aspetti positivi del servizio streaming on demand si è già parlato nelle scorse settimane e anche delle probabili ripercussioni nella vita di chi ne usufruirà, mentre in questo caso ci concentreremo sul grande buco della rivoluzione Netflix. Un punto di domanda, oltre che un buco. Un grande punto di domanda, in realtà. Netflix è una Ferrari che sfreccerà tra le strade vorticose dei gusti italiani, ma, al momento, non ha un motore all’altezza.
Cioè?
Il catalogo è incompleto, inadatto per centrare l’obiettivo dichiarato dai responsabili italiani di Netflix: far abbonare una famiglia su tre.
SENZA TRONI, SENZA CASTELLI DI CARTE – Per quanto riguarda le serie tv (di film e altri contenuti si parlerà in altra sede), non mancano le assenze illustri. La prima grande sorpresa riguarda la presenza di Orange Is the New Black, produzione originale Netflix inizialmente data per assente da tutte le grandi testate nazionali. Le buone notizie finiscono qui.
Ragionando nell’ottica di un prodotto a tutto tondo per famiglie, è possibile individuare dieci grandi titoli assenti. Eccoli:
- Breaking Bad
- House of Cards
- Game of Thrones
- The Simpsons
- True Detective
- The Walking Dead
- Lost
- Twin Peaks
- Happy Days
- Friends
La selezione presenta tutti i target presenti in una famiglia media e include alcune tra le serie più seguite negli ultimi anni (Breaking Bad, Game of Thrones, The Walking Dead e Lost), la grande sorpresa del biennio 2014/15 (True Detective), la serie animata più vincente di sempre (The Simpsons), un fenomeno di costume degli anni Duemila (Friends), un grande titolo che ha innovato il concetto di serie tv (Twin Peaks) ed il classico per eccellenza del mondo dei telefilm (Happy Days).
Il caso più eclatante, tuttavia, riguarda House of Cards, prodotto di punta in casa Netflix. I deliri di onnipotenza di Frank Underwood saranno ancora esclusiva dei canali tradizionali, legali o meno.
CAUSE E CONSEGUENZE – Quelli di Netflix non sono diventati scemi: la causa c’è ed è d’immediata comprensione. I diritti di trasmissione dei titoli assenti sono posseduti da altri network (Rai, Mediaset o Sky). Il servizio di streaming on demand dovrebbe imporsi nell’arco di poco tempo come competitor all’altezza nell’universo della tv italiana d’ultima generazione e arricchirà l’offerta nei prossimi anni. L’ambizione non manca, le potenzialità per centrare l’obiettivo neppure.
Il grande interrogativo, però, riguarda le conseguenze nell’immediato. Gli italiani, alla scoperta di Netflix per la prima volta, gli daranno fiducia? Saranno disposti a investire un minimo di tre euro al mese (in caso di divisione per quattro del pacchetto da 11,99 euro) su un prodotto non ancora all’altezza delle aspettative? Sarà solo il tempo a dirlo. Forse un mese. Il primo mese.
In questo senso, la strategia di Netflix è impeccabile: regalare i primi 30 giorni, senza vincoli d’alcun tipo, potrebbe fare la differenza e annullare il limite sottile tra trionfo e fallimento. Testare a costo zero le potenzialità di una Ferrari è un invito appetitoso per chiunque, a prescindere dal motore a disposizione per percorrere i primi chilometri. Se poi si considera che l’investimento necessario dal secondo mese in poi è all’altezza di un’utilitaria qualunque, gli italiani potrebbero accontentarsi (per ora, quantomeno) e dare spazio al futuro che avanza. Guardare una serie tv su Netflix è un’esperienza diametralmente opposta a quella offerta dai canali tradizionali di streaming. Chi proverà il servizio lo capirà dopo pochi minuti.
In sintesi: la rivoluzione Netflix è solo all’inizio. I numeri dei primi mesi daranno la possibilità di valutare appieno le dimensioni dell’esperimento e cogliere l’impatto sulle abitudini degli italiani, tradizionalisti come pochi altri popoli al mondo. Una ciambella senza buco sarà sufficiente? Una rivoluzione col buco saprà incuriosire e coinvolgere? Probabilmente sì, ma questa è solo un’ipotesi, e con le teorie non si fa la storia di un Paese.
Antonio Casu
@antoniocasu_