Viviamo un periodo storico in cui le miniserie true crime stanno esplodendo, almeno questo non è un mistero. Anche se forse è un po’ riduttivo affermare che solo ora vanno per la maggiore: che si tratti di una miniserie, di uno speciale o di programmi a tema, la cronaca nera in tutte le sue sfaccettature – da omicidi a rapimenti – ha sempre esercitato un’attrattiva quasi irresistibile per gli spettatori. La figura del serial killer appare di per sé come qualcosa di filmico, legato a un universo irreale in cui la fantasia può immaginare delle trame, ordinare le vite e le morti secondo un senso (qui parliamo delle migliori docu-serie crime). Ci si dimentica spesso che la realtà purtroppo supera sempre la fantasia, e che la figura del serial killer è tanto prolifica quanto documentata: la sua forza cinematografica, come ci mostra I figli di Sam: verso le tenebre, è riflesso dell’impatto destabilizzante che veri serial killer hanno avuto sulla società nel corso degli anni.
E destabilizzante è la storia di David Berkowitz, uno dei primi serial killer propriamente detti, che terrorizzò l’America negli anni settanta con degli omicidi dal modus operandi piuttosto ordinario: colpi di pistola a vittime apparentemente casuali. Se la figura è già nota per la fortunata serie Mindhunter, in cui compariva all’interno di una ben più ampia casistica, meno nota è la fenomenologia di questi omicidi, che pure non si distinguono per brutalità o inventiva. L’impatto che può avere avuto, sui cittadini di un’America ancora molto ingenua e perbenista, è ben ricostruito dalla voce narrante che si preoccupa tanto di descrivere gli omicidi quanto il contesto culturale.
La trama di I figli di Sam
La docuserie ricostruisce la vicenda di David Berkowitz, il famigerato serial killer chiamato il “figlio di Sam”, e scava in quello che da sempre è più di un dubbio. L’assassino che ha terrorizzato New York tra il 1976 e il 1977 ha agito da solo o aveva dei complici? Ufficialmente, l’indagine sul caso è ancora aperta, ma è sospesa a tempo indeterminato a causa dei “risultati inconcludenti”. A sostenere la teoria che Berkowitz abbia avuto dei seguaci è stato soprattutto il giornalista Maury Terry, che ha iniziato a indagare sulla vicenda prima ancora che Son of Sam fosse arrestato. Il reporter ha scritto diversi articoli sul caso – tutti smentiti con forza dalla polizia – che nel 1987 sono stati raccolti nel libro The Ultimate Evil. I figli di Sam: verso le tenebre parte proprio dalle tante zone d’ombra dell’indagine per ripercorrere la storia di Berkowitz attraverso documenti e filmati d’archivio, interviste a persone che hanno preso parte alla caccia al serial killer e le parole e il materiale raccolto negli anni dallo stesso Maury Terry.
Il giornalista è mancato nel 2015, ma fino all’ultimo ha continuato a cercare la verità sul caso di Son of Sam. La narrazione si apre nel 1976, anno in cui, a New York, esplose la furia omicida di Berkowitz. L’uomo sceglieva come vittime principalmente giovani donne, le sorprendeva e le uccideva velocemente con numerosi colpi da arma da fuoco: inizialmente, infatti, era conosciuto come “The .44 Caliber Killer”, facendo riferimento all’arma che usava per i delitti. Quando venne catturato, nel 1977, aveva ucciso sei persone (ma aveva anche gravemente ferito altri 10 malcapitati, tra giovani uomini e donne). A rendere ancor più particolare la vicenda – e a distinguere Berkowitz da molti altri killer che vennero prima e dopo di lui – le motivazioni dietro gli omicidi: pare che a spingerlo ad uccidere fosse stato il cane nero del suo vicino (Sam Carr, da lì la sua autodefinizione come “figlio di Sam”), un demone millenario assetato di sangue che gli diceva come agire.
Un salto nell’oscuro abisso della mente
I figli di Sam: verso le tenebre è una docuserie true crime ben realizzata, poiché raggiunge ogni obiettivo che si era prefissata: racconta con estrema chiarezza le idee e le indagini del giornalista Maury Terry, convinto che il celebre Figlio di Sam, il serial killer che ha terrorizzato New York per oltre un anno, non avesse agito da solo. Trasportando lo spettatore in un mondo occulto fatto di sette sataniche, coincidenze e numerosi vasi di Pandora da aprire, riesce a trasmettere un forte senso di curiosità e di inquietudine e soprattutto, rispetto a tante docuserie che trattano lo stesso argomento fornisce nel dettaglio il contesto, esponendo passo dopo passo il caso che ha portato all’arresto di David Berkowitz. Il tutto poi trattato con estrema obiettività, senza favorire nessuna posizione, che sia quella della polizia o dello stesso Terry.
La serie segue infatti un approccio bivalente: affiancando e sostenendo le scoperte fatte da Maury Terry, altresì interrogandosi attorno alle teorie cospirative che potrebbero aver fatto dell’inchiesta dell’uomo una vera e propria ossessione. Un raziocinio abbandonato pur di trovare il modo di avvalorare le proprie tesi, manipolando ingenuamente fatti e interviste, cercando così conferme anche da chi era rinchiuso dentro un carcere. C’è continua incertezza attorno allee argomentazioni fornite da Terry e all’onestà di un lavoro svolto non adeguatamente da parte di coloro che dovrebbero proteggere i cittadini. Con I figli di Sam: verso le tenebre si assiste alla personale narrazione di un giornalista e del suo tormento, quello che per quattro puntate diventa lo stesso del pubblico.