Kakegurui è un vortice di follia che, episodio dopo episodio, ti trascina sempre più a fondo. Non lasciatevi sconvolgere dalla stravaganza ai limiti del verosimile che caratterizza i personaggi o il contesto assurdamente grottesco che fa da sfondo alle vicende narrate. Lasciate invece che quegli stessi personaggi vi coinvolgano con le loro peculiari stranezze e caratteri, sedendo con loro al tavolo da gioco di una partita dove la posta in palio diventa sempre più alta. È una scommessa. Un po’ come quando iniziamo una nuova serie tv. Scommettiamo il nostro tempo, il nostro impegno: ci deluderà? Ma nonostante il dubbio, continuiamo a tentare. Magari lanciandoci nella visione di un qualche prodotto semisconosciuto, magari continuando a guardare qualcosa che dopo i primi due episodi non ci ha ancora pienamente convinto. Azzardiamo che invece in futuro lo farà. E, in fondo, non è forse la vita stessa una scommessa? C’è chi gioca per vincere, chi si affida ciecamente alla logica, chi è posseduto da una frenesia irrazionale e suicida, chi preferirebbe rintanarsi in una esistenza priva di alcun rischio. E c’è chi lo fa per puro divertimento. Kakegurui è questo: la metafora della vita vista con gli occhi di una ludopatica e al tempo stesso con gli occhi di chi la circonda, e non ne comprende l’ossessione. Eppure, alla fine, diventa estremamente chiaro a tutti. Spettatore compreso.
Ma per farlo, bisogna mettere da parte pregiudizi e razionalità, bisogna accantonare le convenzioni e farsi prendere per mano dalla protagonista Yumeko Jabami, mentre con gli occhi rossi scintillanti, bramosa di fare un altro azzardo, ci avvolge con la sua pazzia.
Ma vi assicuro che – malgrado il rischio – non ve ne pentirete.
Nell’esclusiva Accademia Hayakkao, scuola elitaria per ricchi figli di imprenditori e politici, la gerarchia scolastica non si basa sui voti. La sorte di ogni studente di decide ogni giorno, dopo le ore di lezione, su un tavolo da gioco. Coloro che accumulano sempre più debiti diventano delle “bestie”, schiavi dei loro detrattori. E man mano che il debito aumenta, aumenta anche il potere che la scuola esercita su questi ragazzi. Uno scenario grottesco e a tratti raccapricciante. Non ci sono tutele, ma solo puntate, vincitori e vinti. Le cose cambiano quando arriva all’accademia Yumeko Jabami: lei sfugge al sistema dei pagamenti, dei debiti e dei contratti sulla vita. Nessuna posta in gioco è troppo alta e nessuna partita troppo rischiosa. È una kakegurui, ovvero una ragazza ossessionata dal gioco d’azzardo. E anche piuttosto brava. Infatti, nonostante i vari tentativi del consiglio studentesco, Yumeko è inarrestabile.
Il mondo dell’Accademia Hayakkao ha le sue proprie regole e il mondo esterno viene citato di rado e sembra comunque essere legato a doppio filo con la scuola. È come un universo a sé stante. È un acquario, dove la vita fa i suoi esperimenti. Il background dell’anime è così surreale che ha spinto molti a vedere sempre cose diverse, cercando di comprendere il significato che si cela dietro ogni gioco. Potrebbe essere una satira anticapitalista e un’inno alla più frenata libertà. I ricchi opprimono i poveri. Non c’è rispetto per le vita altrui e più si riesce a schiacciare psicologicamente e fisicamente i deboli, più si è soddisfatti. Tutto viene ridotto a una pianificazione strategica, a una bramosia di ottenere sempre di più. E il consiglio studentesco giova e gode dei soprusi, guardando dall’alto in basso come le perversioni di ognuno e la necessità di primeggiare trasformino la piccola società di studenti.
Questo mondo disturbato e disturbante si presta alle più varie interpretazioni e probabilmente ciascuno ne coglierà sfumature diverse.
Affasciante è come ogni protagonista si approcci alle partite. In realtà, man mano che le carte vengono scoperte, scopriamo che nessuno è spinto dalle stesse motivazioni, e ognuno vede nell’azzardo successivo l’occasione per raggiungere finalmente il proprio scopo, sia esso la semplice gloria, il denaro, l’amore. Questo non vale per Yumeko che non sembra interessata al premio, ma che scommette per divertirsi. Per la curiosità di capire, di scoprire, di dare il massimo e magari perdere il massimo. E anche se questo potrà sembrare assolutamente privo di senso, magari diseducativo, vi dico che dietro ogni scontro che vince o perde si nasconde un insegnamento. Ogni personaggio è una metafora, ogni viaggio una storia da indagare e ogni sfida un’avventura emozionante, travolgente. Adrenalinica. L’avversario sta barando? Chi perderà dopo aver puntato la propria vita?
Ma, a prescindere dalle singole partite, quello che risulta evidente è che a uscirne vincitore è colui che si diverte. È lo spettatore che si è lasciato risucchiare dal vortice di carte, darti, contratti sulla vita, puntate e pura euforia. Per chi è costretto a vivere negli schemi, per chi conduce un’esistenza segnata da limiti autoimposti, Kakegurui è una liberazione. È uscire da quegli schemi, rompere ogni limite. Presi dagli obblighi, dai doveri, dal futuro, dal premio sempre più grande ma anche più lontano ed effimero, ci dimentichiamo di goderci la partita. Di scoprire ogni trucco, di succhiare il piacere dell’incerto e di cogliere dei rischi. Anzi, di cercarli a volte. Kakegurui è la realtà vista attraverso gli occhi di una folle, ma che forse – nella sua mania – ha capito tutto della vita.
Che ne dite: siete pronti a scommettere?