Nella costante indecisione che ci assale mentre sfogliamo svogliati l’infinito catalogo delle migliori serie Netflix, molto più spesso di quanto vorremmo ammettere ci troviamo a optare per una serie casuale e dalla trama inconsistente ma che scegliamo attirati soltanto dalla sua brevità: ERRORE.
Certi che quel momento di atavica incertezza vi raggiungerà quanto prima, ecco la classifica delle migliori serie Netflix che si possono vedere in una sola giornata: poche ore di intrattenimento con molto, moltissimo da offrire.
Racconti toccanti e storie emozionanti che riuscirete a consumare in una sola giornata di binge-watching in una domenica qualsiasi tra piumone e cioccolata calda in quella che diverrà la vostra giornata di relax votata solo al solo culto seriale.
Non sempre la lunghezza di una serie tv è indicativa di una sua più alta percepita qualità, come è anche allo stesso tempo vero che la brevità di una serie non indica affatto né mancanza di idee né superficialità. Non sempre e non di certo in questa occasione.
Ecco allora la classifica delle migliori serie Netflix che potete vedere in una sola giornata:
10) The Last Dance
Al nostro bisogno di intoccabili eroi a cui votarci rispondono prontamente le 10 puntate di The Last Dance: l’ultimo ballo dei Chicago Bulls e del grandioso Michael Jordan.
Chiamata così da Phil Jackson, The Last Dance è il nome con cui coach Jackson si riferì alla stagione 1997-98 dei Chicago Bulls da lui guidata.
Protagonista indiscusso della serie è ovviamente Michael Jordan, punta di diamante di un universo che non ha mai smesso di proclamarlo re nonostante siano passati oltre 20 anni dalla sua uscita dal campo. Ed è proprio dopo tutti questi anni che la storia di The Last dance viene finalmente raccontata: con filmati d’archivio tenuti sottochiave fino a poco prima e confessioni e puntualizzazioni che aspettavamo da tempo di sentir pronunciare.
Un racconto sincero ed emozionante della squadra più talentuosa del suo tempo e del migliore giocatore di tutti i tempi: iconico e intoccabile, The Last Dance ci mostra il dietro le quinte di una squadra pazzesca attraverso i ricordi più intimi del suo talentuosissimo cestista.
Agonista nato mosso dalla costante voglia di vincere ed essere il migliore, il Jordan di The Last Dance si sveste di tutte le idealizzazioni compiute sul suo conto per abbracciare una rappresentazione più naturale, meno artefatta e incredibilmente ancora più straordinaria.
The Last Dance celebra la grandiosa stagione dei Bulls del 97-98 non scordandosi di ricordarci quanto impegno e quanta dedizione ci vogliano per trasformare le più maestose imprese in imprese memorabili.
9) The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story
Nato dal genio di Ryan Murphy, The Assassination of Gianni Versace è la seconda stagione di American Crime Story: la serie antologica ispirata ai grandi casi giudiziari e di cronaca nera più influenti della storia moderna statunitense.
The Assassination of Gianni Versace, come già si prefigge il titolo si concentra sulla narrazione dell’assassinio del famosissimo stilista italiano: non sulla sua vita e nemmeno sulla sua arte, ma su quel maledetto 15 luglio di 23 anni fa.
Era il 1997 infatti quando Gianni Versace venne assassinato con due colpi di pistola proprio sull’uscio della sua abitazione da Andrew Cunanan: un pazzo, un mitomane, un personaggio complesso sul quale l’intera serie si concentra raccontandoci di un evento sconvolgente proprio dagli occhi di chi l’ha reso tale.
Crime dalle tinte violente che non censura le più atroci torture e i più sinistri pensieri nati dalla mente di Cunanan, The Assassination of Gianni Versace entra nella testa di un uomo sadico restituendoci costantemente una sensazione di perturbante coinvolgimento con una storia fatta di ossessioni così oscure da creare il tormento.
Grazie all’impeccabile interpretazione di Darren Criss nei panni dello spietatissimo serial killer, la serie riesce a convincere e a coinvolgere nonostante in molti abbiano lamentato la mancanza di un approfondimento sulla vita, prima della morte, di Gianni Versace.
8) Unbelievable
Unbelievable è sicuramente una delle migliori serie Netflix della piattaforma: delicata e struggente al punto da coinvolgere e stravolgere emotivamente lo spettatore in sole 8 ore di trasmissione ma di segnarlo per sempre.
Una storia vera, una storia amara, quella di Marie Adler: una ragazza vittima di violenza sessuale considerata quasi unanimemente una ragazza disturbata in cerca di attenzione, una bugiarda.
Lontani da quella dolorosa verità che fa fatica a farsi sentire, Unbelievable mostra con drammatica chiarezza tutti i comportamenti tossici di Victim Blaming indirizzati alla protagonista rea di aver soltanto detto la verità.
Sguardi accusatori, anacronistiche domande personali e sudice malizie sono tutto ciò che accoglie Marie dopo aver denunciato lo straziante accaduto alla polizia, nient’altro.
Solo a tre anni di distanza – dove la serie prende il via – Marie potrà finalmente uscire da quell’isolamento a cui è stata relegata, a quel titolo di finta vittima ed egocentrica bugiarda, per tornare a respirare quell’ agognata speranza di giustizia.
Dall’eccezionale protagonista Kaitlyn Dever, perfetta in un ruolo così delicato e doloroso, fino alle più note detective interpretate da Toni Collette e Merritt Wever, Unbelievable si serve di una storia vera e di decine di migliaia di testimonianze di vittime di violenza sessuale per rappresentare con estrema lucidità le difficoltà che ancora oggi si interpongono tra la vittima e il lento percorso verso la sua giustizia.
7) The Queen’s Gambit
Serie rivelazione del 2020, The Queen’s Gambit fa incetta di lodi e record di ascolti affermandosi come la miniserie più vista di Netflix.
Orfana e imbottita di farmaci fin da bambina, dipendente dalle droghe, dall’alcol ma soprattutto dal gioco degli scacchi: una passione che per Beth Harmon è essenza di vita, un gioco contro il tempo, il suo, dove riesce sempre a uscirne vincitrice nonostante tutto e nonostante sé.
Poeticamente distruttiva, geniale seppur mal concia: Beth Harmon ci dà la speranza di sognare anche quando tutto sembra andare in direzione opposta. Ci riempie di soddisfazione e contentezza come se fossimo noi stessi a giocare quelle sue avvincenti partite, come se con la sua vittoria potesse in qualche modo cambiare qualcosa anche in noi. E per quanto sia assurdo e probabilmente impossibile, il lieve desiderio che possa essere vero basta per affermare che è proprio questo il segreto vincente di The Queen’s Gambit.
L’ascesa, la caduta e infine la rinascita di un’eroina fallimentare che cura con una scacchiera color ebano e avorio i tormenti del suo passato e i fantasmi del suo presente. Ossessionata e determinata a raggiungere quella stessa e insostituibile libertà che sente solo una volta seduta di fronte a una scacchiera, nel bel mezzo dell’ennesima sfida che vincerà, Beth insegue i suoi sogni come ognuno di noi, ed è proprio questo che ci rende partecipanti gioiosi delle sue vittorie e tristi per le sue sconfitte.
6) Hollywood
Anni ’40, Hollywood: già dalle prime luci della mattina orde di aspiranti divi si accalcano fuori dagli studios con la speranza che quello sarà il giorno della loro desiderata consacrazione. Non importa come, l’importante è arrivare sul palcoscenico: illuminati da un bagno di luce in sfavillanti abiti luccicanti e poter dire di avercela fatta. A sé stessi, al mondo intero ma soprattutto a quella inarrestabile macchina dei desideri chiamata Hollywood.
Ennesima opera del prolifico e variegato regista Ryan Murphy, Hollywood è il brillante racconto degli anni d’oro della cinematografia statunitense, delle prime star e dei primi acclamati registi, di un mondo tanto bello quanto crudele e dei sogni di chi desidera entrarci a qualsiasi costo.
Severo e ipocrita, non è oro tutto quel che luccica intorno a Hollywood e chiunque ci si imbatta lo sa bene. Tra razzismo, sessismo, omofobia e ingiustizie di ogni genere, i protagonisti dovranno ben presto fare i conti con una serie di insidie delle quali non pensavano di doversi preoccupare.
Destreggiandosi in un nuovo mondo molto più crudele di come viene raffigurato sui cartelloni pubblicitari e molto meno lucente degli abiti delle ballerine che lo colorano, i protagonisti di Hollywood arriveranno a una drastica conclusione: è ora di cambiare.
Cambiare quello che non va, modificare il presente affinché possa dimostrarsi più accogliente nel futuro, e farlo, farlo a ogni costo.
5) The end of the F***ing World
Scompigliati e un po’ arroganti: i protagonisti di The End of the F***ing World non sono propriamente rappresentativi di quel canone a cui si rifanno tutti i protagonisti delle serie tv adolescenziali degli ultimi anni.
Desideriamo personaggi sopra le righe, questo è certo, ma non completamente folli; li vorremmo malinconicamente pop ma non disperati. Ecco, The End of the F***ing World ci scombina i piani facendoci amare ciò che non sapevamo avremmo mai apprezzato: una ragazza fastidiosamente ribelle per partito preso e un ragazzo taciturno e vittima di un turbinio spaventosamente sconnesso di disagi interiori più facilmente accostabili a quelli di un serial killer che a un adolescente in crisi ormonale.
The End of the F***ing World ce la fa, e ci riesce in due velocissime stagioni a prova di binge-watching: snaturate, arrabbiate ma essenzialmente uniche nella loro ridicola ricerca di unicità, laddove si è speciali davvero soltanto quando si smette di proporselo come unico obiettivo.
Da quell’improbabile incontro da folli furibondi ai primi approcci vagamente simili ai comuni rapporti umani, Alyssa e James ci catapultano in quelle stranezze a prova di derisione e in quegli isolati sprazzi di felicità persi in un deserto di adolescenziale apatia nei confronti del mondo.
Impotenti spettatori di una follia che non potremmo mai vivere e di un’ adolescenza fuggita e malinconica che avremmo voluto assaporare.
4) The Haunting of Bly Manor
Disponibile dal 9 ottobre 2020 su Netflix, The Haunting of Bly Manor è sicuramente una delle migliori serie Netflix che potete vedere in una sola giornata. Secondo capitolo dell’attesissima The Haunting, Bly Manor segue le orme della celebre Hill House ma prendendo una strada tutta sua.
Dani Clayton è una giovane insegnante trasferitasi dagli Stati Uniti all’Inghilterra dove ha accettato il lavoro offerto da Lord Henry Wingrave come governante per i suoi due nipoti Miles e Flora nella magione di Bly Menor. L’ambiente inizialmente tranquilla si trasformerà ben presto in un perturbante teatro di sinistre apparizioni e indelebili traumi passati.
Vittime di un intricato labirinto di misteri e conturbanti atmosfere, noi stessi, come i protagonisti di Bly Manor ci troveremo inermi in un meccanismo contorto dove l’inquietudine ne fa da padrona e non sembra esserci una via di fuga.
Nel complicato e disturbante mondo di Bly Manor sono Miles e Flora, con i loro segreti e altrettanti traumi a darci la misura del riuscito esperimento di The Haunting, in grado anche questa volta, di raccontarci una storia inquieta proprio dagli occhi di chi la vive, lasciandoci preda delle loro stesse paure.
3) Unorthodox
Quello che Unorthodox è riuscita a fare in solo 4 puntate non è affatto una cosa da tutti. Emozionante, delicata e mai banale, la storia di Esty ci ha colpito e continua a colpirci ancora come il tonfo di un pesantissimo sasso fa con il mare, che profondo e potente ricorda all’acqua del suo passaggio anche quando si interrompono gli schizzi.
Esty ci racconta la sua storia, e ce la racconta a bassa voce, quel che basta da rendere un racconto prezioso già solo per il fatto di aver avuto la pazienza di udirlo. Nata in un mondo in cui il fiore della sua anima non è riuscito a mettere radici nelle aride terre del suo passato, Esty sogna il sole, il cielo blu e la libertà di poter sbocciare senza vergognarsene, di poter ridere senza mascherarsi e di poter cantare il dolore che la consuma.
A metà tra una vita incolta, conosciuta ma deserta, e un mondo nuovo in cui non sa se c’è posto per lei, Esty sceglie l’incertezza di quel futuro che non sembra averla mai attesa ma in cui presto si imbatterà.
Fuggita dalla sua famiglia, dai severi dogmi religiosi che per anni l’hanno costretta all’infelicità, da un marito di cui non conosce altro che il nome e da un bagaglio di insicurezze e timori che non le danno tregua, Esty scappa senza voltarsi mai indietro cercando rifugio nell’unica cosa che le dà pace: la musica.
2) The Haunting of Hill House
Prima stagione della serie antologica horror The Haunting, Hill House è il primo convincente e avvincente capitolo di un mondo che sembra dare nuova linfa al trascurato filone horror.
Al centro di Hill House vediamo la vita di Hugh, Olivia e dei loro 5 figli, narrata attraverso due diversi binari narrativi: il primo riguardante l’iniziale trasferimento della famiglia nella tenuta di Hill House, sede e causa di tutti i tormenti di cui i Crain sono le sventurate vittime, e nell’altro il ritorno, molti anni dopo, dei figli ora adulti, nell’ormai vecchia casa della loro infanzia.
La nascita del male e il ritorno in quello stesso dolore. Prima con la perdita della madre Olivia e poi con il successivo e più recente lutto che unirà, nel dolore, quella famiglia che in esso si era sciolta molti anni prima.
A metà tra l’horror e il thriller psicologico Hill House è riuscita nell’impresa di donare nuovo lustro al genere horror, dilaniato da incongruenze splatter e ora finalmente rinato con la nuova aria portata da The Haunting: spaventosa e angosciante, ma anche drammaticamente profonda.
Dove siamo abituati a vedere personaggi morire come pedine in balia di mostri e spiriti sovrannaturali, Hill House riporta al centro della narrazione i legami familiari e gli alti e bassi che conseguono un evento tanto difficile quanto incredibile come quello vissuto dalla famiglia Crain.
Un profondo dramma familiare che poggia le sue solide basi in un atmosfera luttuosa, straniante come solo può essere quella di una casa stregata.
1)When They See Us
Primo posto nella classifica delle migliori serie Netflix da vedere in una sola giornata aggiudicato senza alcun dubbio a When They See Us: la vera storia di mala giustizia che ha stravolto gli Stati Uniti d’America nel 1989 e gli schermi di Netflix nel 2019.
Ispirata a una storia tragicamente vera, When They see Us riesce a trasmetterci la tormentata essenza degli infiniti interrogatori e il senso di smarrimento contro i quali 5 ragazzi afroamericani hanno dovuto combattere in quei lunghi giorni, poi divenuti anni, mossi dal razzismo e dalla diffidenza. Vittime sacrificali di un sistema che ammette ingiustizie e non se ne cura.
Era il 19 aprile 1989 quando Trisha Meili nota alle cronache come la jogger di Central Park venne aggredita e violentata in pieno giorno nel centro di New York. In seguito all’accaduto vennero arrestati due quattordicenni, due quindicenni e un sedicenne. I 5 ragazzi minorenni subirono lunghi e durissimi interrogatori svolti in assenza di avvocati e senza la presenza dei genitori. Praticamente costretti a confessare date le condizioni critiche in cui versavano dopo giorni di estenuanti interrogatori, i ragazzi vennero accusati e incriminati in totale assenza di prove e di un equo processo.
É il 2002 quando un uomo ammise di essere il vero colpevole dell’aggressione e dello stupro della jogger di Central Park. Ed è il 2003 quando i 5 ragazzi, dopo aver scontato anni di immeritata prigionia decidono fare causa alla città di New York con l’accusa di azione penale malevola , discriminazione razziale e stress emotivo.
When They See Us ci racconta con estrema delicatezza e profonda e rispettosa commozione il calvario delle 5 giovani vittime del sistema statunitense non lasciandoci nessun dubbio nell’ammettere che questa sia sicuramente una tra le migliori serie Netflix che ognuno di noi dovrebbe assolutamente vedere.