5) Anche un docufilm come The Social Dilemma può essere la punta di diamante per un cinefilo
Questa originale ed esemplare idea, tra i migliori film su Netflix, è diretta da Jeff Orlowski e scritta insieme a Davis Coombe e Vickie Curtis. Il film esplora l’impatto dei social media sulla società e sulla psicologia degli utenti. Ma non solo. Il documentario combina interviste a esperti di tecnologia ed ex dipendenti di grandi aziende come Google, Facebook e Twitter, a una narrativa drammatizzata che illustra l’effetto dei social media su una famiglia. Attraverso queste interviste, il film mette in luce come le piattaforme social siano progettate per attirare l’attenzione degli utenti e come questo possa portare a problemi come la dipendenza, la diffusione di disinformazione e l’erosione della privacy. “Nulla che sia grande entra nella vita dei mortali senza una maledizione” non a caso è la citazione del drammaturgo greco Sofocle con cui ha inizio la pellicola.
Nel dettaglio The Social Dilemma (un focus sul docufilm) ci mostra la vita di Ben, un ragazzo che è vittima dalla dipendenza da Social Network. Così, costretto dalla madre a non utilizzare il telefono cellulare per una settimana, entra in uno stato di profonda crisi trascorsi appena due giorni. I sintomi correlati ad una dipendenza da Internet riguardano la tolleranza, ossia l’assuefazione, legata alla necessità di stare sempre più connessi. L’astinenza, ovvero la sensazione di intenso disagio psicofisico quando non ci si collega al web per un certo periodo di tempo.
Infine sviscera la piaga del craving
Quest’ultimo è caratterizzato dall’aumento di pensieri ossessivi e da forti impulsi inerenti le modalità attraverso cui connettersi. Il documentario ci mostra, parallelamente, le vicende di un ipotetico team di esperti che manipola un avatar corrispondente all’utente. In questo modo, Ben viene continuamente sottoposto a stimoli a cui non riesce a sottrarsi! Ma anche ad informazioni personalizzate allo scopo di colpire la sua emotività e di catturare la sua attenzione. In sostanza, il docufilm spinge ad una doverosa riflessione sui social media e su come questi manipolano la mente dei cittadini per trarre profitto economico.
E le vulnerabilità interiori di ognuno, infatti, hanno un ruolo determinante nell’impatto che l’utilizzo di questi canali provoca nella psiche. Non è la tecnologia quindi ad essere una minaccia esistenziale di per sé, ma è come essa viene utilizzata! Fortunatamente però esistono rimedi per contrastare tali rischi da attuare già nelle scuole e nelle famiglie, prima che la dipendenza prenda il sopravvento. Tuttavia, uno dei primi a rispondere alle critiche del docufilm è stato Mark Zuckerberg in persona, il quale ha pubblicato un lungo intervento in cui prende le distanze dal documentario, accusandolo di “seppellire il contenuto nel sensazionalismo”.
A questo si aggiungono altre considerazioni dei rappresentanti di Facebook
Infatti coloro che sono stati coinvolti affermano che lo show sembra “offrire uno sguardo sfaccettato alla tecnologia, dà una visione distorta di come funzionano i social media per creare un perfetto capro espiatorio per quelli che sono problemi sociali complessi e difficili”. Di contro però non sono mancate le critiche positive come quella di David Ehrlich di IndieWire, il quale afferma che il film è “l’analisi dei social media più lucida, succinta e profondamente terrificante mai creata”.
Una recensione del Financial Times ha affermato che infine il film “descrive con attenzione i livelli di depressione tra bambini e adolescenti; i terrapiattisti e i suprematisti bianchi; il genocidio in Birmania; la disinformazione sulla epidemia del COVID-19; e la messa in pericolo della verità oggettiva e la disgregazione sociale”. Sono tematiche scottanti e pruriginose all’ennesima potenza queste! Principalmente perché non si tratta di dinamiche vicine soltanto ad una nicchia ristretta di persone. Ci siamo dentro tutti fino al collo! Quindi, tanto vale svegliarsi scegliendo tra i film su Netflix molti più contenuti di questo tipo! Irriverenti ma drammaticamente veri.
6) La prima battuta del Il Buco occupa la top 10 dei film su Netflix più ricercati
Parliamo di un thriller distopico spagnolo del 2019 e lanciato da Galder Gaztelu-Urrutia, tra i migliori film su Netflix. Lo show è divenuto tanto celebre e apprezzato da produrre un sequel che non ha saputo tenere testa alle ambizioni dell’opera primaria. Quest’ultimo pertanto risulta ridondante, inutilmente flemmatico e privo di senso! In fin dei conti, si è lasciato alle spalle quanto voleva comunicarci davvero il suo creatore. Giusto per rinfrescare la memoria, la storia è ambientata in una prigione verticale chiamata The Hole e composta da numerosi livelli. Ognuno di questi contiene due detenuti e una piattaforma che scende dall’alto, portando il cibo per i prigionieri. I detenuti ai piani superiori hanno accesso a una grande quantità di cibo, mentre quelli nei piani inferiori devono fare i conti con la scarsità. Ogni mese, i prigionieri si svegliano a un livello diverso, il che crea un ciclo di ingordigia, disperazione e conflitti.
Il protagonista, Goreng, interpretato da un espressivo Ivan Massagué, si ritrova nel sistema senza sapere cosa aspettarsi. Man mano che il film avanza, Goreng deve affrontare le dure realtà della sua situazione e le scelte morali che ne derivano. Il film infatti è una potente allegoria sulle disuguaglianze economiche e sociali, mostrando come le risorse siano distribuite in modo iniquo. Inoltre esplora la lotta per la sopravvivenza in condizioni estreme e il modo in cui le persone reagiscono quando sono messe alla prova.
Infine il film mette in discussione la natura umana e l’importanza della solidarietà rispetto all’egoismo
Pertanto al regista sono bastate semplicemente un luogo oscuro e claustrofobico insieme a dei prigionieri per imbastire una rappresentazione egoistica dell’uomo, sempre più avido e concentrato a soddisfare i propri desideri. Pertanto serviva un messaggio per svegliare l’essere umano e invogliarlo a una cosiddetta solidarietà spontanea, elemento sul quale permea l’intera vicenda narrata dal regista. Un plauso va tuttavia al nostro attore protagonista, che da semplice uomo innocente ed empatico, diventa una persona folle e totalmente legata ai suoi bisogni.
I personaggi secondari e gli ambienti attorno a lui donano veridicità scena dopo scena, immergendoci in un contesto che tanto irreale poi non sembra. Per questo motivo, nonostante qualche tipico difetto da opera prima relativo a tono e ritmo, Il buco (qui un articolo sul film) ha ricevuto consensi dalla critica e vari premi nei festival di cinema, diventando un titolo di riferimento nel genere del thriller psicologico. E il tacito obiettivo di essere per il pubblico un’esperienza cinematografica riflessiva e provocatoria, lo ha raggiunto in pieno. Pertanto, tra gli innumerevoli film su Netflix, non vi fate ingannare dalla sua apparente minimizzazione della trama e del titolo. Il buco non vi deluderà!