Netflix ha iniziato a inserire 15 secondi di pubblicità tra un episodio e l’altro per promuovere le sue produzioni originali. Questi brevi spot servirebbero a far conoscere prodotti simili a quello che l’utente sta guardando, aiutandolo così a scoprirne di nuovi. Ma come ogni novità che la piattaforma propone, gli abbonati impazziscono ancora prima di provarla. Molti di loro sono così inferociti che hanno addirittura minacciato di disdire in massa l’abbonamento, tentando di boicottare l’impresa di distribuzione online.
Un grave problema molto diffuso con l’avvento di Internet: la cultura del tutto gratis (o quasi). Quando si parla di pubblicità e introiti, l’utente medio grida al complotto. Partire prevenuti è giusto?
L’unica scocciatura potrebbe derivare dal fatto che Netflix un giorno decida di implementare anche le pubblicità di società esterne. Il CEO Reed Hastings ha però prontamente negato la faccenda. La paura può essere quella di imitare il modello Spotify e inserire promozioni in modo insistente a meno che non si prescriva un certo tipo di abbonamento. La voce per ora è stata smentita, il motivo per lamentarsi di questo tipo di visione risulta quindi superfluo e prevenuto. Netflix produce una quantità di proposte molto elevate, dai film alle Serie TV, e questo rappresenta un fattore molto criticato dai suoi detrattori, che lo considerano causa di abbassamento del livello medio delle produzioni audiovisive. Allo stesso tempo però la piattaforma ha dato modo a molti addetti ai lavori di poter esprimere le proprie idee ed emergere. Il problema? Le loro opere a volte raggiungono un bacino d’utenza molto basso. I 15 secondi porterebbero dunque benefici a queste piccole perle che purtroppo molto spesso si perdono nella moltitudine di proposte Netflix.
Pensiamo ad esempio a Over The Garden Wall, prodotto d’animazione tra i più belli e anche tra i più snobbati. Un utente appassionato del genere potrebbe non conoscere quest’opera e trovare nella pubblicità tra una puntata di Adventure Time e l’altra il giusto input per scoprirla.
Per i grandi binge watchers questo non dovrebbe essere un problema, ma uno stimolo. È vero, esistono i trailer e qualcuno potrebbe dire che bastano quelli, ma pensiamo alle nuove generazioni di utenti che via via si susseguono, a tutte quelle Serie “non cult” che dopo qualche anno spariscono dai radar. Se l’algoritmo di Netflix dovesse funzionare alla perfezione, queste opere potrebbero avere una seconda possibilità. Sarà anche importante che non vengano pubblicizzate solo quelle di punta ma anche altri tipi di prodotti. Uno dei rischi è infatti quello che le pubblicità potrebbero concentrarsi maggiormente su produzioni originali di spicco. Stranger Things potrebbe comparire di continuo durante la visione di serie fantascientifiche o d’avventura? L’algoritmo potrebbe diventare come quello di Facebook, penalizzando in maniera evidente produzioni come 3%?
Certo, è lecito porsi tutti questi quesiti ma bisogna analizzarli nel modo corretto. Spesso su Internet passa la logica del tutto è gratis. Non accettiamo il fatto che delle opere vadano pagate. Senza i soldi, senza la pubblicità e senza tutto ciò che sta attorno alla catena produttiva e commerciale, il servizio non funzionerebbe. Nel nostro Paese siamo abituati a odiare le pubblicità, anche a causa dei vari spot di basso livello che girano in Tv. Eppure è solo grazie a essa che molte delle produzioni che oggi amiamo alla follia riescono a stare in vita. Un esempio simile (anche se in questo caso si parla di pubblicità più in senso generico) lo troviamo su YouTube. Gli youtubers italiani passano per “ladri” poiché monetizzano i loro contenuti.
In un paese come il nostro si sente il bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale nei confronti delle pubblicità e degli spot. Dobbiamo abituarci al fatto che l’arte va pagata e mantenuta. Le troupe non possono di certo vivere solo di complimenti.
E allora lamentiamoci se necessario, ma valutiamo prima pro e contro. Una proposta intelligente potrebbe essere quella di creare una petizione per far sì che le pubblicità diventino skippabili. Sarebbe bello però che l’utente prenda coscienza di quanto sia importante per una piattaforma. Oggigiorno noi possiamo fare la differenza.