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Che problemi sta avendo Netflix con le produzioni italiane?

serie tv italiane
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Parliamo un po’ degli original network italiani firmati Netflix. Come sta andando, secondo voi? A nostro parere, l’alunna è piena di risorse, ma non si applica. Si sa, la piattaforma di streaming più nota del globo terracqueo sta avendo più di un problema, da quello legato alle stragi di cancellazioni mensili oppure all’insoddisfazione generale del pubblico, con annesse minacce di disdetta degli abbonamenti. Specialmente ora che è in arrivo la pubblicità. È sempre più frequente imbattersi in dichiarazioni giurate di affezionati pronti a disdire al termine della loro serie tv preferita. Se da un lato Netflix tiene banco con gli original network internazionali – come Stranger Things – oppure con la distribuzione italiana di serie di primissimo ordine, come Peaky Blinders e Better Call Saul, con le produzioni originali nostrane non sembra passarsela troppo bene. Al contrario di quelle francesi, invece, con le quali non sbaglia un colpo: dall’acquisizione di Chiami il mio agente fino alla produzione di Drôle (della stessa autrice della prima), e ancora con Lupin e Altro che caffè . Dall’altro lato, invece, ha la concorrenza con il fiato sul collo, sempre più spietata. Pensiamo a Disney+ che accalappia l’accalappiabile e si è aggiudicata perfino la produzione della quarta stagione di Boris. Una serie tv che Netflix, durante la pandemia, è riuscita a rilanciare, regalandole una seconda epoca d’oro. Una lasciata davvero persa!

Luna Nera

Gli originali sono ancora troppo pochi, ma finora la maggioranza ha fatto flop. Tra i più clamorosi ricordiamo Luna Nera: prima l’hype, poi le lacrime. Presentata come la nuova serie tv fantasy italiana, Luna Nera è riuscita a farci rimpiangere Fantaghirò, che ha segnato un’era. No, questo non è un complimento per la serie basata sulla trilogia di romanzi Le città perdute di Tiziana Triana. Arrivata tra Baby e Summertime, ha contribuito a consolidare quel pregiudizio (infondato) secondo cui noi italiani non possiamo fare le serie tv. Se non ci riesce Netflix – hanno pensato in molti con superficialità – significa che non abbiamo speranze. Inutile dire che sul fronte serie tv, l’Italia offre numerosissimi titoli incantevoli, presenti anche tra quelli distribuiti dalla stessa piattaforma con la N. Quindi, ci chiediamo, che problema ha Netflix con le produzioni originali italiane? Proviamo a dare una risposta.

Non funziona 🙁

Baby Netflix flop

Nel 2017, con Suburra, Netflix ha aperto i giochi. La serie con Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara è stata la prima serie originale italiana distribuita e co-prodotta dal colosso insieme a Cattleya e Rai Fiction. Nonché l’inizio della collaborazione con la Rai per annettere al catalogo dei titoli dal respiro più internazionale, come Nero a Metà e Mare Fuori. Suburra è stata un trionfo, complice il successo del film da cui è tratta, la colonna sonora e il cast. Da quel momento Netflix Italia ha cercato di guadagnarsi un pubblico sempre più affezionato, offrendo dei prodotti autoctoni. Nel 2018 arriva Baby, nel 2020 arrivano Luna Nera, Curon, Guida astrologica per cuori infranti e Summertime. Nel frattempo sulla piattaforma arrivava anche Skam Italia (una co-produzione a partire dalla quarta stagione) e Fate – The Winx Saga, una co-produzione italo-britannica. Suburra e Skam Italia sono stati gli unici a ricevere un’accoglienza calorosa e a soddisfare davvero il pubblico sia italiano che straniero. Anche Baby e Summertime hanno fatto faville in quanto a visualizzazioni, ma la popolarità è dovuta più che altro alle critiche negative.

Curon, Baby, Luna Nera e Guida astrologica per cuori infranti hanno contribuito a rafforzare quel pregiudizio (infondato) secondo cui le serie tv italiane, in senso lato, farebbero schifo. E così sono diventate delle macchie oscure nel curriculum degli originali italiani della piattaforma. Anche qui a Hall of Series, nel 2020, ci siamo chiesti se fosse Netflix ad avere dei problemi con le produzioni nostrane, considerando invece il successo di altri titoli europei, come la tedesca Dark, le comedy francesi, i polizieschi scandinavi oppure le serie tv spagnole, come Élite, Vis a Vis e La casa di carta che – indipendentemente dal vostro gusto – hanno fatto strage di cuori. Mentre i cugini europei si fanno largo nel panorama seriale consolidando la propria cifra narrativa unica – dal melò spagnolo al noir dei paesi scandinavi – in Italia Netflix non riesce ancora a capire quale siano la cifra narrativa e il genere più adatti. Salta dal fantasy al teen drama, ma senza successo. Sia chiaro: la piattaforma ha fatto flop con diverse produzioni straniere, ma forse a livello quantitativo saltano meno all’occhio. Il problema più grande, dunque, è stato toppare con i primissimi original network italiani, rovinandosi così la reputazione.

Funziona 🙂

Strappare lungo i bordi NETFLIX

Un flop dietro l’altro, così de botto e senza senso, arriva Strappare lungo i bordi a scarabocchiare un punto indelebile sulla lavagna. E funziona! Perché Zerocalcare funziona. La serie animata italiana del 2021, scritta, diretta e doppiata da Michele Rech per la piattaforma di streaming e prodotta da Movimenti Production, BAO Publishing, DogHead Animation Studio arriva portandosi dietro gli affezionati del fumettista e intercettando un pubblico trasversale che aveva bisogno di contenuti nuovi, originali e sinceri. Chissà se la serie di Zerocalcare cambierà la direzione delle produzioni italiane della piattaforma? Ci siamo chiesti in coro. Il colpaccio messo a segno dimostra perciò che è il progetto a fare la differenza.

Zerocalcare non si è snaturato. Ha portato la sua proposta che la piattaforma ha accettato com’era. Chi lo seguiva dagli inizi sapeva che mai e poi mai il fumettista avrebbe permesso a qualcuno di sciupare la sua creatura. Rinunciando a metterci lo zampino, evitando di uniformare quindi il prodotto a uno standard narrativo di successo, Netflix ha lanciato una delle prime serie originali di valore. Certo, qualche compromesso ci sarà pur stato, ma in cambio Calcare si è beccato l’onore di diventare il social media manager dell’account italiano, per un giorno. Che c**o, direbbe l’Armadillo! Strappare lungo i bordi è stata un successo perché il network non ha interferito troppo tra il suo messaggio e il suo stile e il pubblico. Non è una serie tv nata per fare views, ma per raccontare una storia. Una storia potente, sentita, senza filtri e condivisa che alla fine ci ha lasciato in una pozza di lacrime.

La sostanza batte sempre la forma!

Di4ri Fortunato Cerlino

Con Baby, Netflix ha cercato (invano) di conquistare i teenager riciclando una formula di successo. Prendiamo Élite, mettiamo qualche bel viso, fondiamo il tutto con una storia succosa dal sapore italico e il gioco è fatto! Avrà pensato. Poi ha fatto il bis con Summertime e con Guida astrologica per cuori infranti ottenendo però gli stessi (scarsi) risultati. Recentemente ha riprovato nell’ambito dei teen drama con due anti-Baby: Zero e Di4ri. L’ultima in particolare è una serie leggera che stranamente funziona, sebbene le imperfezioni. Nel cast troviamo perfino Fortunato Cerlino (Don Pietro Savastano) che ha definito il progetto “una serie bella e coraggiosa“. Si tratta di una storia originale, senza troppe pretese, che non è stata pubblicizzata molto, almeno non tanto quanto Baby o Curon. Una storia genuina, narrata in maniera semplice e interpretata da un cast giovanissimo e inesperto che, senza fronzoli, racconta quel passaggio traumatico dall’infanzia all’adolescenza. Neanche la rottura della quarta parete né le guest star hanno reso Di4ari appetibile. Si tratta comunque di due prodotti riusciti – sebbene non eccelsi – perché lontani dalle dinamiche patinate di Baby, che riescono a parlare con sincerità di qualcosa di universale, coinvolgendo grandi e piccini.

Uno dei problemi delle produzioni italiane, forse, è il pregiudizio.

guida astrologica

Facendo un giro sui social network è facile accorgersi del peso che il pregiudizio esercita sul successo di una serie italiana. Abbiamo tutti visto di peggio, ma in casa non permettiamo errori. L’insuccesso degli originali come Baby, Summertime e Curon, ahinoi, è abbastanza oggettivo e ha contribuito a consolidare i preconcetti sulle serie tv nostrane, soprattutto le più sperimentali. Un pregiudizio che è facile smontare in un secondo. Curon e Luna nera, è vero, sono i prodotti più sperimentali realizzati da Netflix, ma il fatto che siano stati dei flop non ha nulla a che vedere con la nostra capacità di cimentarci con il formato seriale. Basta guardare agli altri titoli distribuiti dalla piattaforma, come Boris, ma anche alle produzioni di Rai Fiction e di Sky Atlantic. Le serie tv italiane che vanno per la maggiore su Netflix sono quelle che vengono distribuite oppure che vengono commissionate dalla piattaforma, ma che sono prodotte in collaborazione con altre case. Pensiamo al successo incoraggiante ottenuto dalla serie tv con Ficarra e Picone, Incastrati, o Generazione 56k, prodotta da Cattleya in collaborazione con The Jackal. Per non parlare dei film che distribuisce, come l’ultimo di Sorrentino, È stata la mano di Dio, o Sulla mia pelle.

Negli originali italiani Netflix manca l’Italia.

Suburra

Il problema più grande degli originali potrebbe consistere nella formula. Baby oppure Guida astrologica per cuori infranti, ad esempio, puntano tutto sullo stile, ma trascurano la sostanza. La qualità tecnica – dalla regia, alla musica fino alla recitazione – è fuori discussione, ritroviamo infatti la stessa qualità degli originali stranieri. È la storia a essere debole. Non basta affidarsi a una formula che ha funzionato in passato. Prendiamo La casa di carta. Può non piacere, ma è innegabile che il prodotto funzioni perché riesce a soddisfare un pubblico in vena di leggerezza, azione, melò e pathos. Una miscela esplosiva e unica che funziona nei prodotti spagnoli, ma che non può essere importata. Le serie tv italiane piacciono quando mantengono la loro essenza, inclusa la loro cifra regionale, il folclore o il dialetto. Suburra o Strappare lungo i bordi hanno appassionato tutto lo stivale nonostante siano fortemente ancorate al contesto romano e si esprimano in romanesco. Non un vezzo formale, ma un tratto connaturato all’essenza della storia. Caratteristiche che non possono essere estirpare.

Per questo la serie animata di Zerocalcare è stata apprezzata da Milano a Lamezia Terme. Perfino all’estero, dove sta avendo un discreto successo.

Strappare lungo i bordi Netflix

Gli original network, come Guida astrologica per cuori infranti, infatti, non sanno di Italia. In questo caso, siamo a Torino, eppure abbiamo l’impressione di trovarci a Los Angeles o a New York insieme a Jessica Day. La formula risplende, ma è di una bellezza asettica. Oppure Baby: il glamour pazzesco rimanda ai teen drama internazionali, come Élite, trasmette suggestioni rubate a Leon o a Euphoria, ma solo in apparenza perché è slegata sia dal contesto geografico che socio-culturale nostrano. In Baby manca Roma, mancano i Parioli. Spesso è stata accusata di scadere nel trash. Infatti se il trash nei prodotti spagnoli è la cifra distintiva del loro successo, in quelli italiani viene percepita come un difetto. Baby non sa che storia vuole raccontare o a chi. Lo stesso problema di Curon e Summertime: ritmo gradevole, ambientazione sfavillante, attori preparati, ma nella sostanza, raccontano una storia che non sentiamo nostra. Stesso problema di Fedeltà, un riadattamento letterario carico di aspettative che ha deluso ogni previsione.

Netflix Curon

Purtroppo non sappiamo perché – per ora – la maggioranza degli original network non stanno funzionando. Quello che, però, salta agli occhi è che si sia puntato su formule di successo anziché sul prodotto in sé. Baby, Luna Nera o Curon hanno sulla carta tutti gli elementi per funzionare. Sono studiati a tavolino seguendo i gusti del pubblico di riferimento, come emersi dai dati. Ma una serie tv, come una storia d’amore, non può funzionare senza il cuore. Non basta avere “il match”, come il budget, un reparto marketing agguerrito, dei bravi attori o registi. Serve una storia scritta e raccontata con il cuore, che sappia parlare alle persone giuste, con il formato giusto.

Quello che, ad esempio, è riuscito a fare Zerocalcare, il quale sta tornando su Netflix con un secondo progetto. Strappare lungo i bordi, ad oggi, è una delle migliori serie italiane mai prodotte da Netflix perché la piattaforma ha saputo farsi da parte per lasciare il timone a chi una storia da raccontare l’aveva davvero.

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