Il mercato é affamato e competitivo. Netflix, tra tutti, lo sa bene nel proporre settimanalmente nuove uscite e acquisizioni che ne arricchiscono il già vasto catalogo online di contenuti audiovisivi. Nella società attuale, l’intrattenimento è spesso alla base. La linea di intersezione col digitale ha comportato da diverso tempo ormai una nuova maniera di fruire i contenuti, soprattutto seriali. La nuova direzione ha condotto a un vero e proprio consumo usa e getta in cui solo pochi titoli sopravvivono. Non sono troppi gli show che dopo la rapida visione (spesso in binge watching, a fronte del rilascio in un’unica soluzione di tutti gli episodi di un’intera stagione) sono capaci di generare attorno a sé stessi un engagement online e offline tale da affermarsi nel flusso dei tanti contenuti.
Netflix stesso è stato un pioniere in questo nuovo campo. Nonostante ne sia stato leader e apripista, lo stesso colosso dello streaming on demand e del mondo seriale ne subisce anch’esso le dinamiche. Infatti, pur avendo un importante quantità di contenuti che si sono imposti con forza nell’immaginario collettivo e che hanno ridefinito il contesto delle serie tv stesse, anche Netflix conserva nella propria libreria alcune pecore nere che sono state da esso stesso riassorbite. Questi non sono considerabili fallimenti, ma semplicemente degli show che, per una ragione o per un’altra, non hanno inciso particolarmente la prospettiva di un’audience sempre più difficile da conquistare.
Qualitativamente interessanti, o banalmente poco penetranti, ecco alcuni esempi di show che, nonostante supportati dal grande leader dello streaming digitale non sono stati capaci di stabilirsi in modo identitario nel panorama seriale. Nel giro di poco tempo sono stati completamente archiviati e dimenticati dai più, spesso anche da Netflix stesso.
1) The Eddy
Una miniserie scritta da Jack Thorne e parzialmente diretta (per due episodi) da Damien Chazelle? Le grandi firme con la quale la serie tv franco-americana The Eddy si è presentata al pubblico di Netflix faceva sperare in un grande prodotto dal contatto con la cinematografia. Lo show musicale, la cui colonna sonora è curata da Glen Ballard e Randy Kerber è una romantica e grigia lettera al mondo della musica jazz raccontata attraverso lo sguardo malinconico di Elliot. Il protagonista è proprietario di un jazz club in una Parigi ritratta con uno sguardo meno romantico ma comunque delicatamente acido nel rappresentarne la periferia. La miniserie musicale offre in ciascuno degli otto episodi un focus su come i personaggi siano particolarmente influenzati dalla morte di Farid, coproprietario del locale.
The Eddy è una serie tv algida e calda, è tutto e niente, è rinchiusa e raccontata attraverso una musica suggestiva. Forse una storia troppo di nicchia? Anche per i pochi che si sono approcciati al titolo, questo non è risultato memorabile a sufficienza (o almeno quanto le aspettative facevano sperare) da renderne imperdibile il passaggio. The Eddy è arrivata su Netflix come niente fosse e ce ne siamo dimenticati, forse anche troppo in fretta.
2) Living With Yourself
Nonostante abbia fatto parlare di sé per un breve ma intenso frangente di tempo, Living With Yourself non ha di certo brillato per la capacità di farsi ricordare. Col volto carismatico di Paul Rudd come protagonista indiscusso, lo show permette all’attore di dare prova delle sue grandi abilità. Decisamente una delle performance con cui Rudd ha spiccato maggiormente. Ciò posto, la storia di come Miles Elliot si sia trovato ad avere un clone di sé stesso progettato per sostituirlo e rimpiazzarne l’identità catapulta in un prodotto macabro ed esilarante. Ciò nonostante, a seguito dell’unica stagione attualmente realizzata, è calato il silenzio e il buio più totale su Living With Yourself, relegando lo show a uno di quei titoli che, nel giro di due anni è già ricordato e visionato solo dai fan più appassionati.
Come il protagonista dello show, rimpiazzato e perseguitato, lo stesso Living With Yourself é stato facilmente surclassato e/o fruito talmente in fretta da essere sostituito con molta nonchalance dal successivo prodotto audiovisivo capace di fornire un intrattenimento disimpegnato.
3) Gypsy
Con protagonista Naomi Watts, Gypsy é l’intrecciata storia della relazione intima che la terapista Jean Holloway intraprende con l’ex-fidanzata del un suo paziente Sam. Il fatto la donna oltrepassati i limiti che si pongono tra al sfera professionale e privata alimenta la serie tv che si muove attorno alla poco convenzionale pratica della protagonista di inserirsi nella vita dei clienti e delle persone a essi vicini.
Nonostante gli intricati e nebulosi intrecci che ne animano la trama fatta di relazioni morbose e seducenti dinamiche, Netflix ha cancellato la serie tv dopo soltanto una stagione rilasciata nel 2017. La pratica non ha fatto che favorire, a distanza già di diversi anni, la rimozione anche del più vago ricordo dello show. Il mondo delle serie tv scorre a un tempo rapido a fronte della frequente pubblicazioni di nuovi contenuti e stagioni, ragione per la quale i titoli che sono vittime di cancellazione o che si dotano di poche puntate fanno fatica a risaltare nel grande mare che é il catalogo stesso del potente colosso dello streaming. Gypsy non è che una delle tante vittime che subiscono le dinamiche che attorno a questo fugace contesto si muovono.
4) Lilyhammer
I più informati crederanno per la maggiore che il primo prodotto a episodi originale Netflix sia House Of Cards, caratterizzato da una grande storia e reputazione (soprattutto all’inizio) nello sconfinato panorama seriale e digitale. Ciò nonostante, in molti ignorano, o se ne sono dimenticati, l’esistenza di Lilyhammer, serie tv norvegese/statunitense andata in onda su Netflix e NRK1 tra il 2012 e il 2014. Le tre stagioni totalmente realizzate ruotano attorno alle vicende del mafioso italoamericano Frank Tagliano (Steven Van Zandt) che, pentito, incomincia una nuova vita in Norvegia col programma protezione testimoni del FBI.
Con una serie di riferimenti allo scenario cinematografico e immaginario comune costruito attorno all’ambiente stereotipato mafioso e con una serie di rimandi al precedente ruolo (sempre in veste di mafioso) di Van Zandt ne I Soprano, Lilyhammer gioca coi generi e si impone con un umorismo brillante. Ciò nonostante, complice anche il periodo ancora in sviluppo della fruizione in streaming, la serie tv non è stata in grado di affermarsi nel panorama audiovisivo con un carattere tale da renderne indimenticabili le gesta dell’iconico protagonista.
5) Everything Sucks!
Sulla falsariga del popolarissimo (soprattutto perché fresco di rilascio e imposizione sul mercato) Stranger Things, Everything Sucks! aveva intenzione di seguire una simile linea editoriale che Netflix ha cercato di proporre più e più volte per il mondo dei prodotti e del target teen. Nonostante ciò, lo show ha avuto vita breve: cancellato dopo soltanto una stagione, Everything Sucks! non é stato in grado di farsi ricordare.
Come potersi ricordare, in uno scenario così ricco di titoli, di una serie tv che non ha apportato nulla di innovativo in una piattaforma che si dota essa stessa di un quantitativo molto vasto di alternative simili per genere e dinamiche? Ambientata in Oregon nel 1996 e incentrata sulle vicende di un gruppo di semplici e tormentati adolescenti, la serie tv ha spesso anche sofferto il paragone con gli antenati del genere come Freaks and Geeks e Degrassi.