Netflix, per la fine dell’anno, non ci ha lasciati a bocca asciutta. Prima di concludere la grande annata andata in onda fino al 31 dicembre (di cui vi lasciamo qui la classifica), la piattaforma ha infatti sfornato le ultime Serie Tv da vedere su Netflix. Nell’ultimo mese sono infatti arrivate le ultime perle del gigante dello streaming, e non sono state per niente male. Passando dalle biografie fino ad arrivare all’azione, Netflix è giunta alla fine dell’anno nel migliore dei modi, concedendoci un ultimo saluto al 2024 degno di nota. Non perdiamo altro tempo allora, e fiondiamoci all’interno dell’ultimo mese per scoprire quali siano le migliori Serie Tv da vedere su Netflix arrivate nell’ultimo periodo!
Da Cent’anni di Solitudine a Black Doves: ecco le 5 migliori Serie Tv da vedere su Netflix arrivate nell’ultimo periodo
1) Cent’anni di Solitudine, una delle Serie Tv da vedere che più hanno fatto la differenza
E’ arrivata con tutte la diffidenza del caso, scalpitando all’interno di uno spazio stretto fatto di lunghi no protratti. Stiamo parlando di Cent’anni di Solitudine, la Serie Tv Netflix basata sull’omonimo capolavoro letterario di Gabriel García Márquez che nessuno credeva potesse diventare un riadattamento. Non ci credeva nessuno, e con ragione. Non lo credeva neanche lo stesso autore. Immaginare dunque un lavoro del genere era finanché impossibile. Ma Netflix stupisce alla fine del 2024 con un colpo di scena che nessuno, fino a quel momento, aveva immaginato. Perché vince. Trova il modo giusto. Il tempo giusto. Comincia la sua narrazione attraverso otto episodi basati sulla prima parte del libro, per poi continuare nel 2025 con altrettanti episodi. Sedici ore di narrazione complessive che si prendono il compito di ri-adattare le atmosfere, le storie, i personaggi, e la sospensione di quel che è reale e di quel che non lo è.
Non sappiamo in che direzione andrà la seconda parte, in arrivo nel 2025, ma possiamo garantire per la prima. Seppur giunta su Netflix con immense difficoltà, Cent’anni di Solitudine ha saputo compiere il miracolo che nessuno si aspettava, dimostrando che tutto può essere ri-adattato, se fatto nel modo giusto. Cent’anni di Solitudine, come l’opera da cui è tratta, sembra essere completamente sospesa nel tempo. Fuori contesto. Fuori tempo massimo. Pur di restituire valore alla sua opera originale, preferisce inemicarsi il pubblico costruendo la sua storia attraverso un’alterazione del tempo. Ogni cosa prende spazio, e i dettagli diventano presto persone che chiedono una voce. Niente ritmi accattivanti o uno scorrere del tempo più fluido, ma solo una totale dedizione nei confronti di una narrazione che non accetta compromessi, ma solo una totale fedeltà al capolavoro di Gabriel García Márquez.
Il sogno di un villaggio di nome Macondo qui darà vita alla nascita di qualcosa che vedrà passare di fronte a sé cent’anni di vita, sei generazioni e una magia realistica che, da sempre, contraddistingue una delle opere più grandi al mondo. In quel micromondo, nasce un macromondo in cui ogni cosa è sospesa nel tempo, nello spazio, nella realtà. Tra quel che è materiale e quel che è possibile e quel che è impossibile. Ma di questo ve ne parliamo meglio nella nostra recensione.
2) Senna
Riassumere in una manciata di puntate la vita e la carriera del campione Ayrton Senna era un’operazione ardua. Scivolare tra superficialità e le approssimazioni era più semplice del previsto, così come lo era non accontentare i fan di uno dei simboli per antonomasia della Formula 1. Senna (qui la nostra recensione), al netto di qualche sbavatura evidente corso degli ultimi due episodi, riesce ad aggirare l’ostacolo, fornendoci una rivisitazione del mito tra record, vittorie e determinazioni. Quel che contava era ricostruire l’immagine dell’uomo prima del pilota, i suoi demoni e le sue ambizioni che continuamente sembravano rivoltarsi contro di lui. Il ritmo della narrazione sembra ingranare la stessa velocità della macchina del campione. Comincia lenta, lentissima. Parte fin da quando Senna non era altro che un ragazzino, e poi comincia ad andare sempre più veloce, fino a raggiungere l’inevitabile.
Raccontando la vita professionale e personale di Senna, la miniserie si concentra anche sul micromondo del pilota narrando il suo rapporto con Alain Prost, la persona per cui provava una stima che andava oltre qualsiasi competizione. Ma non soltanto: non passa inosservato neanche il personaggio della giornalista Laura: attraverso gli occhi di Laura, che è come noi una spettatrice delle gioie e dei dolori del pilota, entriamo a contatto con una narrazione di cui da anni collezioniamo i più svariati ricordi.
Documentari, immagini, video, la ricostruzione del dramma: di Ayrton Senna sappiamo tutto quel che c’è da sapere. Conosciamo la sua devozione. La sua fede. Il modo con cui si è completamente affidato ai freni e ai pedali, facendoli diventare delle gambe attraverso le quali correre via, scrivendo la storia della Formula 1. Con uno sforzo maggiore e un po’ più di accuratezza nel corso delle ultime due puntate, risultate troppo veloci nella narrazione degli eventi, Senna probabilmente sarebbe diventata una delle migliori Serie Tv biografiche targate Netflix. L’intenzione c’era, ma non è stata messa in atto con continuità. A un certo punto ha faticato, e si è visto. Forse dunque non la vedremo tra le migliori Netflix di sempre, ma ce ne ricorderemo. E di certo, questa la rende una delle migliori Serie Tv da vedere su Netflix tra quelle uscite nell’ultimo periodo.