5) Ripley, una Serie Tv da vedere su Netflix veramente sublime
Inchiniamoci adesso a una delle migliori Serie Tv da vedere su Netflix. Una produzione arrivata soltanto da qualche mese ma che, come Eric, sembra ferocemente candidata a rimanere impressa nella cultura seriale. Perché Ripley, così sontuosa, non può e non deve essere considerata come un mordi e fuggi. Una storia carina che prima o poi si dimentica. Ripley è qualcosa di più. Una storia che accoglie l’eredità degli anni ’60 italiani, consegnandoceli con una chiave emotivamente distaccata, ma comunque complessa. Perché il Tom Ripley che conosciamo in questa miniserie non è un robot senza anima o tormenti che si muove macchinosamente. E’ un uomo che cerca la propria rivalsa, desiderando e ottenendo quel che hanno gli altri e che lui ha sempre e solo potuto guardare.
Ma Tom è stanco di guardare. E’ stanco di quel condominio lercio e squallido di New York. E quando gli capita l’occasione, in Italia, si gioca tutte le sue carte per cancellare quella parte di storia, scrivendone una in cui l’uomo imbattibile è lui. Sotto falsa identità, Tom si stabilizza nell’Italia degli anni ’60, subendo il fascino della cultura, della storia e della musica. Quel quadro di Caravaggio diventa la sua musa e ispirazione, motivo di orgoglio. Lui vuole quel che è racchiuso dentro quel quadro. Quella potenza. Vuole sentirsi Davide con la Testa di Golia. Vuole essere le canzoni di Mina. Parlare di distacco emotivo o apatia non è dunque il giusto modo di descrivere la nuova chiave con cui Tom Ripley – dopo il libro e la pellicola – viene qui raccontato.
Quel che è imprescindibile dire è che in questo caso Tom non lascia mai la macchina da presa. Il suo sguardo ci segue dall’inizio alla fine. Lo fa in rapidi e lenti movimenti, mirati a farci entrare in una mente approfittatrice e manipolatrice, sempre pronta a trovare profitti nelle perdite altrui. Una Serie Tv mastodontica, distinta da una fotografia eccellente e da scelte registiche che hanno saputo far la differenza. Come la gradualità con cui la narrazione procede, lasciando agli eventi tutto il tempo per svilupparsi e trovare una propria dimensione e conclusione. Con tutti gli intoppi del caso, tutte le fortune del caso.
Caos e gloria: questo è il Tom di Ripley. Un personaggio destinato a rimanere ancorato alla lista dei migliori mai creati, un protagonista onnisciente di cui sentiremo parlare ancora e ancora. Le aspettative per Ripley erano altissime, ma nessuno aveva immaginato qualcosa di talmente grande da farci vedere Netflix da una nuova prospettiva.
6) Questo Mondo non mi Renderà Cattivo
Proseguiamo adesso con una storia tutta italiana, portata in scena da quel genio di Zerocalcare. Dopo il grande successo di Strappare Lungo i Bordi, il fumettista ritorna su Netflix con una storia a se stante ma comunque legata alla prima grazie alla presenza degli stessi personaggi. Una Serie Tv che, a differenza della precedente, ha fatto forse meno rumore, ma che non ha alcuna colpa su cui crogiolarsi. Questo Mondo non mi Renderà Cattivo è infatti stata inspiegabilmente sottovalutata, forse a causa del suo continuo paragone con Strappare Lungo i Bordi. Seppur fatte della stessa sostanza, le due produzioni sono diverse nella forma con cui raccontano la società. Nella prima si parla di un concetto più individualista, nel secondo atto – invece – si strizza un occhio a un argomento più ampio e di maggior peso per la collettività.
Questo Mondo non mi Renderà Cattivo si occupa infatti di affrontare un argomento estremamente delicato che, ancora una volta, porta Zero alla riflessione su se stesso e sugli altri. Diventando parte di una manifestazione, Zero perde di vista il vero motivo per cui ne sta facendo parte. Per chi sta lottando davvero? Per sé o per gli altri? E’ ancora una volta protagonista di quel vortice individualista della prima stagione, o finalmente qualcosa in lui si è svegliato? Questo Mondo non mi Renderà Cattivo cerca di rispondere a questa domanda, frammentando la narrazione in più tematiche. Da quello sociale si passa infatti a un argomento più intimo che descrive, ancora una volta, lo smarrimento dell’individuo. La strada tortuosa che l’essere umano è costretto a percorrere per conoscersi e riconoscersi, soprattutto quando le cose vanno in pezzi.
Ancora una volta Zerocalcare dimostra di sapere guardare e raccontare il mondo che lo, e ci, circonda. Lo fa con estrema delicatezza, sfamando quell’urgente richiesta di umanità che tutti portiamo dentro di noi. Lo fa parlando della riabilitazione, della rinascita e della rivoluzione. Osservando l’attualità e il desiderio spasmodico dell’essere umano di mettersi in prima linea anche nelle battaglie altrui, senza mai chiedersi cosa vogliano davvero gli altri. Insomma, Questo Mondo non mi Renderà Cattivo ha avuto tanto da dire, e noi tanto da ascoltare.
Lo ha fatto in modo delicato, certo, ma anche spietato. Perché ci ha mostrato per come siamo, facendo luce su alcuni comportamenti fintamente puri che in realtà, a volte, nascondono un velato bisogno di qualcosa in cambio. Come sentirsi utili, geniali, buoni. Ricordando al mondo che lo siamo, che non siamo da buttare. Bisognosi di un riconoscimento. Dimenticando però perché davvero stiamo lottando per quell’idea e, soprattutto, per chi lo stiamo facendo.