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Ted Bundy – Una delle poche donne sopravvissute ha raccontato la sua orribile esperienza

Ted Bundy
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Col nuovo documentario Netflix, oltre che il film con Zac Efron in lavorazione, viene ancora più a nostra conoscenza l’agghiacciante storia del serial killer Ted Bundy. Ma ora a parlare sarà una sua vittima.

Un mostro quasi senza eguali, Ted Bundy. Bundy ha ammesso, prima della sua esecuzione, ben 30 anni fa, di aver ucciso 30 donne, anche se alcune persone ritengono che il numero sia decisamente più elevato. Quando si parla di Ted Bundy è però doveroso indagare la sua forte personalità e il suo misterioso fascino, talmente penetrante da indurre le sue povere vittime a fidarsi di lui. In maniera fatale.

Si è sempre parlato molto delle vittime che purtroppo non sono riuscite a scampare al suo freddo e calcolato sadismo, ma in realtà ci sono anche donne che sono riuscite a scampargli. Una di queste è Kathy Kleiner Rubin. La donna ha raccontato la sua terribile storia.

Aveva solo 20 anni ed era una studentessa alla Florida State University del Tallahassee. Ted piombò nella casa dove viveva, la sorellanza ‘Chi Omega’, la colpì violentemente alla testa con un ceppo di legno. Erano le 3:00 del mattino del 15 gennaio 1978. Quando fu accusato e catturato, Bundy sosteneva la sua innocenza anche se sulle spalle pesavano già una dozzina di omicidi. Era molto abile nel mascherare la sua identità, ed è per questo che arrivò fino in Florida. Talmente scaltro da ingannare tutti, al punto da aver già ucciso altre due ragazze, Margaret Bowman e Lisa Levy, prima di entrare in contatto con Kathy, Ma continuava a professarsi innocente. Se non fosse stato per un dettaglio . . .

Intervistata da Rolling Stone, la Rubin ha raccontato alcuni dettagli orribili di quella notte:

Ricordo il rumore di qualcosa che cadeva dal baule, e questo mi svegliò. La stanza era buia e non avevo gli occhiali, ma ricordo di aver visto una massa nera. Non riuscivo nemmeno a vedere chi fosse. Ho visto il tronco, ho visto che si sollevava sopra la sua testa e l’ha sbattuto contro di me. La prima volta non mi ha fatto male. Era una forte pressione, come qualcuno che preme sul braccio, poi mi ha colpito di nuovo. Penso che mi abbia colpito in faccia. Mi ha rotto la mascella in tre punti e sono svenuta. Ma questo è quello che ricordo di più: lui che solleva l’oggetto e lo scagliava su di me. Ricordo anche che Bundy si voltò per cercare di colpire anche Karen (la mia compagna di stanza) con il registro. Come sia riuscito a fare tutto non so, la stanza era piena di luce proveniente dai fari di un’auto che entrava nel parcheggio.

La donna che guidava scese dall’auto e vide l’uomo fuggire. Questa fu l’unica testimonianza oculare al processo, l’unico “dettaglio”. Le due ragazze, Kathy e Karen, furono ricoverate in ospedale. Kathy era davvero ridotta male, mascella rotta, lingua recisa quasi completamente e guancia destra strappata. La fuga del mostro durò quasi un mese. L’FBI era sulle giuste tracce, ma fu arrestato solo quando lo sorpresero a guidare un’auto rubata.

Un anno più tardi, il 24 luglio 1979, fu dichiarato colpevole. Una settimana dopo fu condannato a morte, ma solo 10 anni più tardi venne giustiziato.

La donna racconta un dettaglio vissuto in sede processuale:

“Mi fissava. Non avevo paura, non ero arrabbiata, mi veniva solo da vomitare. Ero disgustata, lui era disgusto.

Ora Kathy si è sposata e vive a New Orleans, ma non è facile vivere con questo terribile ricordo che piomba spesso alla memoria. Sempre durante l’intervista al giornale Rolling Stone spiega che legge parecchi libri sulla vita dell’uomo e spiega il perché:

Penso che sia positivo per le persone leggere libri su Bundy. Lo faccio anche io, davvero. Tutti devono sapere che là fuori c’è il male, ma possono controllarlo. Ed esorcizzarlo

Ricordiamo che dal 24 gennaio la docu-serie su Ted Bundy è su Netflix.

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