Viviamo un periodo storico in cui le miniserie true crime stanno esplodendo, almeno questo non è un mistero. Anche se forse è un po’ riduttivo affermare che solo ora vanno per la maggiore: che si tratti di una miniserie, di uno speciale o di programmi a tema, la cronaca nera in tutte le sue sfaccettature – da omicidi a rapimenti – ha sempre esercitato un’attrattiva quasi irresistibile per gli spettatori. Vi abbiamo già raccontato di quanto Netflix abbia puntato su questo filone, vi abbiamo parlato di David Berkowiz e di Richard Ramirez, oggi invece il nostro articolo riguarda il reboot di una serie tv cult degli anni ’80/’90: Unsolved Mysteries. Il prodotto è realizzato dalla Cosgrove/Meurer Productions, gli ideatori della docuserie originale, e 21 Laps Entertainment, che hanno prodotto Stranger Things. Insomma gente che di misteri se ne intende. Terry Dunn Meurer è la showrunner di questa nuovissima versione della serie ideata con il collega e produttore esecutivo John Cosgrove. Shawn Levy e Josh Barry sono, invece, i produttori esecutivi per 21 Laps.
Morti inspiegabili, avvistamenti di UFO e sparizioni sono al centro di Unsolved Mysteries, uno spettacolo in stile docu-serie che dettaglia i resoconti di casi che hanno sconcertato gli investigatori di tutto il mondo. Una produzione davvero imperdibile. Dicevamo che la serie è di lunghissima data, infatti parte dal lontano 1987 ed è composta da 11 stagioni con oltre 260 episodi e più di mille storie che hanno ricevuto sei candidature agli Emmy. Tanti i canali televisivi che ne hanno seguito lo sviluppo (NBC, CBS, Lifetime e Spike) e, ultimamente, dopo oltre 10 anni di stop, con la solita lungimiranza, Netflix ha deciso di rilanciare questa serie. in Italia fino alla distribuzione via streaming da parte del colosso di Los Gatos la serie non era mai stata trasmessa.
La trama di Unsolved Mysteries
In prima istanza Unsolved Mysteries cattura l’attenzione e si fa notare per la sua compattezza narrativa. Se è vero, infatti, che i casi trattati sono mediamente accattivanti ed effettivamente dalla spiegazione misteriosa o poco plausibile, quasi sempre i protagonisti delle storie – legate spesso a fatti di cronaca – sono totalmente insospettabili, apparentemente persone qualunque. Gli episodi presentano sempre varie teorie più o meno plausibili in merito, sfruttando lo stesso meccanismo tipico dei gialli a camera chiusa (per esclusione, una delle ipotesi sarà per forza la verità), i quali però, ovviamente, non conducono mai ad una risposta certa ai quesiti sollevati. Risposta che lascia rigorosamente il pubblico in sospeso ad ogni episodio, coprendo una quantità di casi differenti davvero notevole e scelta con discreta cura: si parla di persone scomparse, omicidi fatti passare per suicidi, rapimenti alieni e via dicendo.
Se per certi versi il tono è lineare e composto, in alcune circostanze viene leggermente alzato delle testimonianze delle persone coinvolte nei casi e dei rispettivi familiari, alimentando una forma di complottismo abbastanza tipico, se vogliamo, in queste circostanze. Nella maggior parte degli Unsolved Mysteries però, il tono è piuttosto razionale e gli episodi narrati parlano di reali fatti di cronaca, per quanto non sempre attendibili o documentati al 100%. Un aspetto curioso che alimenta il senso di tensione sulla verità, peraltro, è che ogni episodio finisce con i recapiti del programma in modo tale che il pubblico possa fare le proprie segnalazioni. Non osiamo immaginare cosa ricevano ogni giorno via email in redazione, effettivamente, e quanto questo aspetto possa essere funzionare a fare branding del sito o, magari, a fornire realmente indizi utili.
Poteri forti, pancia del paese e tono giornalistico
In questa situazione, peraltro, come spesso accade nelle docu-serie, c’è una costante legata alla contrapposizione tra chi ha indagato per lavoro sui casi e chi non sembra credere alla versione ufficiale, quasi adombrando il sospetto che la pancia del paese, a volte, ne sappia più di chiunque altro. Il tono della narrazione è quasi interamente giornalistico, e questo permette di mantenere il plot ancorato alla realtà, requisito fondamentale per non degenerare in forme pseudo-giornalistiche purtroppo molto in voga anche in Italia.
Cosa che Unsolved Mysteries onestamente non fa, intendiamoci, ma alla lunga risulta quasi irritante constatare come le testimonianze siano in certi casi pretenziose nelle conclusioni, sulla falsariga di filosofie semplicistico-popolari della serie: “non farebbe mai una cosa del genere (in casi di omicidio, suicidio, ecc.), perché andava sempre a messa”, o magari “è della polizia, non può sicuramente mentire”, “per me era una brava persona” e via dicendo. Insomma, il grande pregio di Unsolved Mysteries è mostrare agli spettatori quella che realmente è la fotografia della popolazione che abita il mondo. L’imprevisto sembra non essere contemplato, in nessun caso. La gente vive la sua vita come se fosse sulla luna. Rust Cohle aveva ragione, quando in True Detective parlava di stanze sprangate e di terribile segreto destino della vita.
Unsolved Mysteries: il gusto per l’irrisolto
Unsolved mysteries è una serie estremamente orientata sul senso di sospensione, e probabilmente piacerà soprattutto al pubblico avvezzo a dare la propria interpretazione ai fatti, come una sorta di detective a distanza. Le ricostruzioni dei fatti, per mezzo di attori somiglianti e in alcuni casi mediante filmati autentici di repertorio è in genere coerente con la narrazione, che però nello sforzo di sembrare autentica ad ogni costo rischia di sconfinare nell’irrealistico o nel complottismo. In questo senso, diciamo, rileviamo la pecca di fondo della docu-serie, che rimane comunque al di sopra della media e perfettamente godibile dei più, a differenza di molti altri prodotti analoghi molto più anonimi o peggio, concettualmente orientati a chi sia propendo a credere nelle macchinazioni e nelle teorie del complotto.
Il gusto per le teorie dell’irrisolto, dal primo episodio del 1987 a oggi, è rimasto quasi del tutto intatto. A differenza dell’epoca, tuttavia, resta il fatto che sia molto più facile documentarsi, per cui l’alone di mistero ha finito per essere rarefatto dalla possibilità di cercare nomi e luoghi su Google per verificare da soli come stiano realmente le cose. Alcune interviste ad amici e parenti delle vittime, pur essendo sostanzialmente autentiche, sembrano viziate da convinzioni personali non sempre surrogate dalla realtà: ma questo, chiaramente, è per certi versi anche comprensibile. Pur sconfinando quindi in un vago sensazionalismo in alcuni casi, i misteri irrisolti continuano ad infittirsi, e attraggono lo spettatore con grande compattezza e una narrazione da cui è impossibile non rimanere affascinati.