Wanna è arrivata, e su Netflix sta già spopolando. Nemmeno il tempo di arrivare sulla piattaforma streaming più famosa al mondo (Wanna è online da soli due giorni) che la docuserie con protagoniste Wanna Marchi e sua figlia Stefania Nobile sta facendo incetta di telespettatori. Del resto c’era comunque da aspettarselo: le due televenditrici sono state, all’inizio degli anni 2000, sulla bocca di tutti per via delle truffe e degli arresti che le hanno viste protagoniste. E quando ha cominciato a diffondersi la notizia di una serie in arrivo sulla loro storia e sulle loro vite, gli italiani (e magari non solo gli italiani) si saranno cerchiati con la penna rossa la data sul calendario.
Dopo 9 anni di carcere, madre e figlia sono quindi tornate sulla cresta dell’onda per via di questa nuova docuserie Netflix che non è stata esente da critiche, anzi. Come prevedibile, sono arrivati un’infinità di commenti negativi e critiche al prodotto, ma soprattutto all’idea di mettere Wanna Marchi e Stefania Nobile al centro della scena.
Centro della scena che invece le due si sono (ri)prese ben volentieri, come si evince da un’intervista rilasciata al Corriere proprio in queste ore.
Così Stefania Nobile, una delle due protagoniste di Wanna: ““Questa serie dà la possibilità al mondo di conoscere una parte della nostra storia… Se potessimo tornare indietro? Non ci pentiamo di nulla”.
Le fa subito eco la madre, Wanna Marchi, che aggiunge: “Lo facevano già tutti. Per una volta nella vita, ho copiato un’idea di altri. Ho preso spunto dallo Stato … Se non fa un passo indietro lo Stato, non vedo perché Wanna Marchi dovesse pentirsi”. E ancora Stefania Nobile: ““E poi, se si trattava davvero di persone senza soldi, che si sono indebitate, come hanno raccontato in tribunale, come mai all’epoca riuscirono a pagare 300 milioni di lire ad un mago?”.
Qualcosa ci dice che le polemiche e le critiche che hanno caratterizzato questi primi giorni dall’uscita di Wanna non sono destinate a fermarsi.