Viviamo un periodo storico in cui le miniserie true crime stanno esplodendo, almeno questo non è un mistero. Anche se forse è un po’ riduttivo affermare che solo ora vanno per la maggiore: che si tratti di una miniserie, di uno speciale o di programmi a tema, la cronaca nera in tutte le sue sfaccettature – da omicidi a rapimenti – ha sempre esercitato un’attrattiva quasi irresistibile per gli spettatori. Con molte delle sue docuserie true crimine, Netflix ha avuto un enorme successo. Produzioni come La scomparsa di Maddie McCann e Unsolved Mysteries hanno tenuto gli spettatori con il fiato sospeso, chiedendosi cosa sarebbe potuto succedere dopo. E anche la produzione di cui vi vogliamo parlare oggi vi farà sicuramente venire i brividi. Può essere difficile condividere la casa con un’altra persona, ma è particolarmente complesso quando quella persona è un killer spietato. Se state cercando storie vere terrificanti sui peggiori coinquilini mai avuti nella storia, dovete assolutamente guardare Worst Roommate Ever, la docuserie true crime Netflix.
Il network streaming californiano e Blumhouse Television ci raccontano di coinquilini con i quali sarebbe stato meglio non dividere l’appartamento, una docuserie true crime in cinque puntate. Truffatori violenti. Assassini a sangue freddo. Queste terrificanti storie vere raccontano alcune delle peggiori esperienze di convivenza che si possano immaginare. Prodotta da Blumhouse Television, la serie racconta di coinquilini apparentemente innocui che trasformano la vita delle loro vittime in un vero incubo, rivelando le loro cattive intenzioni che talvolta sfociano nella violenza o addirittura in omicidi seriali. Queste drammatiche storie vere mostrano come la minaccia possa nascondersi proprio in fondo al corridoio, vicino alla nostra camera da letto.
Le storie di Worst Roommate Ever
Il primo episodio, in particolare, di questa serie si intitola “Call Me Grandma” ed è una delle storie più scioccanti raccontate nel documentario. Racconta la storia di Dorothea Puente, un’anziana signora che offre una stanza della sua casa a inquilini non troppo stabili mentalmente. La signore è conosciuta da tutti per essere gentile e piacevole. Tuttavia, questa bella vecchietta è un’assassina spietata e sadica che droga e uccide i suoi inquilini per riscuotere i loro pagamenti di previdenza sociale. Quando gli abitanti della casa di Dorothea iniziarono a svanire e nel suo giardino apparvero strane fosse, amici e parenti iniziarono ad allarmarsi.
Ciò che le autorità scoprirono fu drammatico. Puente aveva drogato i suoi inquilini (almeno 9 vittime) e poi li aveva seppelliti nel suo cortile. Negli episodi successivi verranno raccontate altre tre drammatiche storie (l’ultima divisa in due puntate): il secondo tratta l’omicidio dell’universitaria Maribel Ramos, avvenuto per mano del suo coinquilino K.C. Joy, il terzo racconta le vicende del carismatico truffatore Youssef Khater definito “Il maratoneta”, un uomo in grado di farsi voler bene dalle persone fino a quando non riesce a truffarle, trasformandosi in una persona altamente violenta e pericolosa. Infine, gli ultimi due episodi si incentrano sul sedicente personaggio di Jameson Bachman, un abusivo seriale che si introduce con l’inganno nelle case di diverse persone, piegando la legge a proprio favore per insinuarsi nelle loro vite e non essere cacciato. Una storia che ha dell’incredibile e che si concluderà in tragedia.
Fidarsi o non fidarsi delle persone?
Questo è il concetto alla base della docuserie crime Worst Roommate Ever, che pone al centro della storia il concetto di convivenza con l’altro, analizzato nelle varie sfumature: storie che dimostrano come quando si ha a che fare con l’altro, lo sconosciuto, il luogo che noi possiamo chiamare casa – simbolo di sicurezza, felicità e protezione – può trasformarsi in un incubo, un posto infernale perdendo quella concezione di benessere e di sicurezza, un luogo in cui chi vive all’interno si sente parte di una medesima comunità. Worst Roommate Ever ci parla dell’incubo che vivono delle persone che pongono la loro fiducia su individui falsi, che indossano maschere per farsi piacere all’altro e per nascondere la loro perversione interiore.
Maschere però che prima o poi cadranno all’interno delle quattro mura mandando le relazioni create fino ad allora nel caos e nel sangue. Per narrare ciò vengono scelte quattro storie snocciolate attraverso un mix interessante tra l’uso d’interviste dei sopravvissuti e dei truffati alternato a immagini d’archivio ad altre animate. Proprio attraverso la tecnica dell’animazione, i registi e showrunner decidono di mostrare gli eventi tragici, il sangue, gli omicidi o la malvagità nei volti dei personaggi, che traspare limpida negli sguardi di questi violenti criminali. Coinquilini impossibili, in questa sua forma un po’ ibrida tra docufilm e docuserie, rispecchia il genere di prodotti true crime che continuano a riscuotere un grande successo su Netflix, rendendo il catalogo della piattaforma uno dei più vari e forniti in questo senso. Si tratta di una serie interessante, le singole storie sono ben costruite, e in certi episodi lo spettatore vorrebbe continuare a scavare ancora più a fondo per immergersi e approfondire le menti inquietanti che si trova di fronte.