È difficile tradurre in parole l’imprinting che si ha con il primo episodio di una serie. Quella sensazione di comprensione istantanea, un colpo di fulmine. Bastano pochi minuti e sei legato indissolubilmente a quella storia, a quei personaggi, e sei consapevole che ti influenzeranno irrimediabilmente. La particolarità del pilot di New Girl è che riesce a creare un rapporto con lo spettatore fin da subito, e fin dall’inizio ci diciamo vinti al turbinio di sentimenti a volte anche contrastanti. Quel primo episodio è il manifesto di una serie che coccola lo spettatore, lo avvolge in un caldo abbraccio di risate e amicizia, ristorando la sua anima. Che sia la prima volta che lo si vede, o la decima, ha la capacità di far sentire meglio e di aiutare a perdersi in un mondo diverso, con le sue difficoltà ma anche con le sue speranze.
Ritorniamo con la mente a quel primo incontro, punto di partenza di questo viaggio durato ben sette stagioni.
Siamo catapultati nella vita di Jessica Day, insegnante canterina e ottimista, imbranata ma con buone intenzioni. E la vediamo crollare.
Negli horror c’è sempre… c’è una ragazza che dice “Oh mio Dio, nello scantinato c’è qualcuno! Ora scendo a vedere che succede in reggiseno e mutandine e senza accendere la luce!” e tu pensi “Qual è il tuo problema? Chiama la polizia!” E lei fa “Ok!” ma è troppo tardi perché la stanno già uccidendo! Be’, la mia è una storia del genere.
In effetti la sua situazione è iperbolicamente così: un’ingenua Jess decide di fare una sorpresa al fidanzato, presentandosi a casa prima, con indosso solo un’impermeabile e sotto niente. Mette su anche un balletto sexy sulle note della sua canzone. Sua nel senso che l’ha inventata proprio lei per se stessa. E sulle note finali, si gira e vede che accanto al suo fidanzato c’è una giovane ragazza in camicetta.
Tutto gridava che qualcosa non andava, ma lei come la ragazza del film horror è stata imprudente e avventata. E così decide di trasferirsi, vede l’annuncio di un appartamento “inondato di luci e a tinte beige” su Craigslist e si presenta al colloquio, mentre ad accoglierla ci sono tre ragazzi abbastanza perplessi dalla storia da lei raccontata.
Le differenze tra l’universo maschile e quello estremamente femminile e un po’ infantile di Jess sono messe volutamente sotto i riflettori, ironizzando sull’uno e sull’altro e mostrandoci che – come sembra all’inizio – questi due mondi non potranno mai incontrarsi. Eppure succede qualcosa di strano: seppure con intento egoistico, i ragazzi convincono Jess a rimettersi in piedi, smettere di piangere sul divano guardando Dirty Dancing e cercare un rimpiazzo. È vero, le cose non vanno come sperato, ma pian piano fa capolino una certa attenzione protettiva che Nick prova per lei, il divertimento di Schimdt e la tenerezza negli occhi di Coach (qui la vera storia della sua sostituzione con Winston). E notiamo come Jess, nella sua goffaggine e sincerità, inizia a sbloccare i sentimenti dei coinquilini, chiusi nella loro fortezza di apparente canonica mascolinità.
Ma il vero punto di svolta arriva proprio alla fine del pilot di New Girl. In quella scena iconica che ci ha fatto pensare che c’era davvero qualcosa di speciale per cui valeva la pena continuare a vedere i successivi episodi.
Il ragazzo con cui Jess è riuscita a procurarsi un appuntamento le dà buca preferendo la stessa festa dove Schimdt, Nick e Coach avevano deciso di andare. Non senza sacrifici da parte di Nick: che per entrare nel locale aveva perfino contattato Caroline per chiedere di essere inserito sulla lista. Eppure, i tre mollano tutto. Per Jess. Per non lasciarla in un ristorante mentre invano aspetta qualcuno che mai si sarebbe presentato. E quando arrivano e lei si commuove, per consolarla attaccano tutti a cantare Time of My Life, fino a essere cacciati dal ristorante. E vittoriosi, insieme, tornano a casa.
Ma perché quest’episodio è così significativo?
Quel primo episodio di New Girl è un mix di sensazioni uniche. Riesce in soli 20 minuti a farci entrare già nella vita dei protagonisti, a sentirli vicini e a toccarci il cuore con la sua positiva energia.
È questa la grande verità: New Girl non è perfetta, è semplice. E nella sua stravagante semplicità riesce a sfiorare corde profonde del nostro essere. Ci dà speranza, voglia di rialzarci e al tempo stesso legittima quel dolore che tutti proviamo, ma lo rende superabile. Tutto se affrontato nel modo giusto e con le giuste persone al proprio fianco sembra essere possibile, questo vuole dire. E grida che, in un mondo diffidente e scostante, abbiamo bisogno di dare fiducia al prossimo perché potrebbe sorprenderci. E noi stessi potremmo sorprenderci a fare qualcosa di folle per una persona che conosciamo, ma che sembra valerne la pena. Che non è cosa da poco.
In quegli ultimi minuti, anche grazie a una colonna sonora epica direttamente da Dirty Dancing, proviamo un’euforia incontrollata e sentiamo forte il grido di speranza: non sei solo, non abbatterti. È così che nei momenti di difficoltà, magari torniamo con la mente a quell’appartamento e ai suoi coinquilini, rifugiandosi insieme a loro sul divano a vedere Patrick Swayze sollevare Baby o a ballare scompostamente sulle note di You Shocked Me All Night Long degli AC/DC. È così che ci sentiamo sollevati, anche solo per venti minuti.