New Girl ha lasciato che i suoi personaggi tirassero fuori il meglio e il peggio in egual maniera, dipingendo un quadro pieno di particolari e sfumature. Ogni cosa fa parte dell’identità di ognuno di loro, e ogni cosa insegna qualcosa che in futuro ci tornerà utile per capire un determinato comportamento. Di Nick Miller conosciamo il sarcasmo e la disillusione, ma anche l’intelligenza e la fedeltà. Di Schmidt l’egoismo iniziale e l’evoluzione nel corso delle stagioni. Di Jessica Day l’altruismo esagerato e la voglia di fiori. Di Cece la razionalità e la determinazione, e di Winston la leggerezza e la perseveranza. Proprio su di lui la serie sembra però essersi concentrata meno, trascurando forse alcune parti del suo carattere che vanno oltre l’amore per Ferguson, il suo compagno di vita insostituibile. Abbiamo amato i loro momenti insieme, ma Winston è anche qualcosa di più di questo, e New Girl avrebbe dovuto concedergli lo spazio per essere raccontato. Perché Winston è tante cose, e la sua vita – com’è ovvio che sia – riflette esattamente la sua essenza.
Winston Bigshop spera nel futuro, ha fiducia nel bene, e crede che qualcosa di meraviglioso possa accadere, nonostante tutto.
Winston Bishop è una piuma. Di fronte ai fallimenti ognuno agisce e reagisce a seconda delle proprie personalità, ma se c’è una cosa che tutti i protagonisti hanno in comune è che sanno abbattersi, mentre Winston no. Perché Bishop non è stato sottovalutato soltanto dalla serie e da molti fan, ma anche dai protagonisti stessi, dalle persone che gli ruotano attorno. Nessuno ha mai creduto troppo alle sue capacità, nessuno gli ha mai fatto un complimento sulla fiducia, e nessuno gli ha mai dato davvero speranza. Ognuno dei protagonisti, forse perfino Aly, era pronto al disastro, allo sbaglio che sicuramente lui avrebbe commesso. La sua leggerezza è infatti spesso stata confusa con la superficialità, e mai errore fu più grave. La vita che Winston conduce è lo specchio della sua essenza, e questo si concretizza nel modo più reale e veritiero all’interno di New Girl.
Perché a differenza degli altri, Winston non si arrende mai. Se vuole trovare qualcosa la cerca fino a quando non ci riesce, se vuole un lavoro non smette di far colloqui fino a quando non viene assunto, se vuole stare con Aly ci prova fino a quando lei non cede. Una vita passata all’insegna dei comportamenti di Winston per questa ragione significa una vita passata dietro a degli obiettivi raggiunti con costanza e determinazione, una vita che rende il concetto di provarci fino alla fine non solo un cliché, ma una realtà concreta. Perché Winston sa cosa significhi perdere, ma sa anche cosa implichi vincere dopo aver fallito diverse volte.
Una vita da Winston significa arrangiarsi come meglio si può e accettare che le cose accadano senza necessariamente doverle controllare, ed è questa la ragione per cui ha spesso avuto dei contrasti con Jess. Lei è una maniaca del controllo, lui è l’esatto opposto. Bishop non comprende questo modo di vivere così prudente e terrorizzato dal futuro e, a questo tipo di comportamento, ne predilige uno leggero che non baratta mai la serenità con l’angoscia che tutti i personaggi, in un modo o nell’altro, portano con loro. Uno dei suoi legami più puri è per questa ragione quello che condivide con Cece, la persona del gruppo che per certi versi gli si avvicina di più. Lei è più pacata, meno istintiva e più equilibrata, dettaglio che la porta ad avvicinarsi all’essenza di Winston, nonostante anche lui possieda un lato folle che ha tirato fuori in diverse occasioni. Al contrario degli altri, però, loro due riescono a trovare equilibrio nelle cose, perfino nelle follie, finendo a volte per diventare genitori dei loro amici insieme a Coach. Ma non fraintendiamoci, Winston possiede un animo da bambino: il punto è che sa bilanciarlo, e sa quando è il momento di metterlo da parte. Al contrario degli altri, dunque, è capace di contestualizzare i suoi comportamenti.
Una vita da Winston per questa ragione è come una vita con Winston, e questo il personaggio di Aly lo ha dimostrato in modo chiaro e graduale. La donna che incontra per la prima volta il poliziotto non è la stessa che vediamo durante la fine di New Girl. Sono due donne diverse, e non perché Winston abbia in qualche modo influenzato il carattere di Aly, ma perché – al contrario – le ha permesso di toccare la sua leggerezza, facendole capire cosa ci sia oltre l’astio, l’arroganza e la facile ira che la ragazza tirava fuori spesso e volentieri come meccanismo per difendersi dalla vita. Una vita da Winston significa per questo motivo una vita generosa che restituisce sempre qualcosa di più agli altri, una vita che permette a tutti di usufruire della propria leggerezza, anche quando questa è compromessa.
Perché Winston Bigshop non è un supereroe. I suoi fallimenti lo guardano ogni giorno fin da quando apre gli occhi al mattino, ma nessuno di loro ha il potere di togliergli la consapevolezza che tutto, alla fine, andrà come deve andare. Il suo personaggio non nutre davvero molta fiducia in se stesso, ma crede che le cose belle possano accadere a chiunque, stimolo che lo porta a provarci e riprovarci fino alla fine. Forse da fuori sembrerà un uomo affezionato a un gatto, forse nessuno è mai riuscito a cogliere in lui la profondità che lo contraddistingue, forse troppi si sono fatti condizionare dalla sua leggerezza confondendola per altro, forse avrebbe avuto bisogno di un altro po’ più di tempo per svelarsi come realmente è, forse il forse sarà uno dei termini che più lo perseguiterà a causa del poco approfondimento che New Girl ha dedicato al suo personaggio. Non possiamo sapere fino in fondo quale sia la ragione per cui Winston rimane tuttora uno dei personaggi più sottovalutati della Serie Tv comedy, ma una cosa è certa: più in là dell’arroganza, della saccenza e dell’egoismo, vi è lui. Seduto, con accanto Ferguson, aspetta che un’ottima occasione gli si presenti, e non smetterà di crederlo fino a quando questa non si rivelerà. Perché vivere una vita da Winston significa aspettare che il treno passi anche quando ne abbiamo già persi due: d’altronde, a un certo punto, dovrà pur partirne un altro.