Aaron Paul è diventato famoso per aver interpretato Jesse Pinkman nella serie tv di Vince Gilligan Breaking Bad. Il personaggio dello spacciatore, che affianca Walter White nella sua scalata per dominare il mercato del traffico della droga, ha mostrato al pubblico e alla critica di cosa era capace. L’attore è rimasto molto legato al ruolo, che gli ha permesso di vincere per ben tre volte un Primetime Emmy Award, ed è tornato ad interpretarlo anche nel film El Camino e nell’ultima stagione dello spin-off Better Call Saul. Ma la carriera di Aaron Paul non si è fermata con la fine della serie di Vince Gilligan: oltre ad essere stato uno dei doppiatori di BoJack Horseman, ha recitato in The Path e in una delle migliori serie tv della HBO, Westworld. Quest’anno poi ha fatto parte del cast della nuova stagione di Black Mirror, apparendo in uno degli episodi più apprezzati dal pubblico. Da quando ha cominciato a recitare nel 1998 quindi Aaron Paul è riuscito a costruirsi un nome nell’ambiente e ora ha deciso di mettere la sua fama al servizio delle rivendicazioni degli attori di Hollywood.
La star di Breaking Bad si è unita alle proteste che sta conducendo la SAG-AFTRA contro gli Studios. In un intervento rilasciato per The Independent Aaron Paul ha denunciato una situazione che ha vissuto sulla sua pelle.
Tutte le stagioni di Breaking Bad sono state caricate su Netflix e assicurano ogni anno ingenti guadagni alla piattaforma di streaming. Nonostante questo però Aaron Paul, Bryan Cranston e gli altri attori del cast non guadagnano nulla dalle migliaia di visualizzazioni che vengono registrate sulla piattaforma di streaming dalla serie. Questo è quanto ha fatto sapere l’interprete di Jesse Pinkman, sostenendo che è arrivato il momento che la situazione cambi definitivamente:
“Non ricevo nessun guadagno da Netflix per Breaking Bad. È pazzesco. È giusto che i servizi di streaming sappiano che, se finora se la sono cavata senza pagare gli attori, beh ora è arrivato il momento di fare i conti.”
Non solo Aaron Paul, ma anche il collega Bryan Cranston è intervenuto per sostenere le ragioni degli attori che stanno scioperando contro gli Studios. I membri della SAG-AFTRA pretendono dai colossi dello streaming non solo il pagamento dei residual, ma anche delle leggi che regolamentino l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. In merito a quest’ultimo punto Bryan Cranston in un discorso pubblico tenuto a New York si è scagliato duramente contro Bob Iger, il capo della Disney:
“Abbiamo un messaggio per il signor Bob Iger: lo so che lei vede le cose da un punto di vista diverso. Non ci aspettiamo che lei capisca chi siamo. Ma le chiediamo di ascoltarci quando diciamo che non ci lasceremo portare via i nostri posti di lavoro per darli a dei robot. Non le permetteremo di portare via il nostro diritto di lavorare e guadagnarci da vivere. E infine, soprattutto, non le permetteremo di portarci via la dignità“.