Achille Lauro ha scandalizzato i benpensanti, annoiato gli intellettuali, ma di sicuro non è rimasto indifferente a nessuno: delle sue esibizioni sul palco dell’Ariston si parlerà ancora molto, che piaccia o no. Noi abbiamo seguito il festival di Sanremo e lo abbiamo anche recensito, serata per serata: qui potete leggere le nostre impressioni sull’edizione più strana del festival e in questo articolo vi abbiamo dato le nostre opinioni sugli outfit degli artisti. Di sicuro, oltre ad Achille Lauro, ci ricorderemo anche della simpaticissima e super spigliata co-conduttrice per una sera Matilda De Angelis, star di The Undoing e presto nella fiction su Leonardo Da Vinci.
Contro Achille Lauro si è scagliato anche Pietro Turano, attore di SKAM Italia, vicepresidente Arcigay Roma e consigliere nazionale Arcigay. Intervistato da MOWMag, l’attore si è detto molto critico nei confronti della figura di Achille Lauro, accusandolo di essere solo un fenomeno di marketing.
“Come principio può essere interessante quello che fa, ma non è credibile fino in fondo. Io la sento come una appropriazione culturale. Nella comunità viene definito ‘queerbaiting’, cioè una strategia di marketing: ti rendi conto che esiste un tema e te ne appropri essendo in una posizione di privilegio. Ma come mai non ci sono persone effettivamente ‘queer’ nelle sue esibizioni o a Sanremo? Quegli spazi sono sempre occupati da uomini etero, cisgender, bianchi che si possono permettere quella cosa. È interessante se fa quelle esibizioni per dare a quelli come lui una esperienza di decostruzione del ruolo di genere, ma allora è un simbolo etero contro la mascolinità imposta. Perché promuoverlo a icona gay? Adesso persino intellettuale, quando sbiascica solo due parole. Diciamo che lui piace all’italiano medio, il quale pensa che le cose da gay è meglio se le fa un etero. Allora vanno bene anche in Tv”.
L’attore di Skam Italia solleva una questione piuttosto spinosa: l’appropriazione culturale della figura dell’omosessuale, dipinto spesso come una caricatura e perlopiù da persone che non hanno niente a che vedere con il mondo queer. Achille Lauro sarebbe quindi un’icona contro la mascolinità tossica e stereotipata, più che un paladino gay, secondo l’attore. Pietro Turano ha rincarato la dose anche sulla sua pagina Instagram, pubblicando molte storie in cui spiegava la sua posizione su Achille Lauro, definendo
“inopportuna e disgustosa la pretesa strumentale di appropriarsi dei propri privilegi per dichiararsi cavalieri di una rivoluzione queer. Io non gli credo, nemmeno un po’. Per me sotto al fenomeno meramente estetico e commerciale c’è il vuoto cosmico. Troppi ne avviamo visti a giocare e provocare con le ambiguità, finché non si parla di preferenze sessuali. “Sono tutto e non sono niente, sono e non sono, tutti hanno il diritto di esistere”. Wow, è qui che si fa la rivoluzione? È necessario innalzarlo a santo o poeta o intellettuale per questa sagra della banalità?”.
Pietro Turano ha accusato Achille Lauro di sciacallaggio, per aver
“sfruttato l’ambiguità e il bisogno delle persone di trovare icone che non trovano altrove. L’ho sentito parlare più volte e a parte mettere in fila tre parole vaghissime non ha idea di tutto il mare di cose e responsabilità di cui noi lo stiamo investendo, solo perché siamo disperatamente privi di icone”.
L’attore di SKAM Italia forse ha caricato Achille Lauro di troppe responsabilità: ma è anche vero che il primo ad aver rivendicato di essere un’icona queer (o a non averlo mai smentito apertamente) è proprio l’artista. Pietro Turano conclude la sua invettiva così:
“Per me si tratta solamente di una persona dello spettacolo un po’ piena di sé che si diverte con l’immagine fottendosene dei canoni basici perché può permetterselo”.