Un dubbio sorge spontaneo: ma cosa ci fa Baby Reindeer nella categoria delle comedy di Netflix?
È la serie tv del momento: tutti la guardano, tutti ne parlano, tutti si confrontano a proposito dei suoi temi. Baby Reindeer, uscita in sordina su Netflix alcune settimane fa, ha messo d’accordo fin da subito critica e pubblico ottenendo dei risultati notevoli in tutto il mondo. La serie, infatti, non era stata pubblicizzata granché e pareva essere una serie come tante altre, ma la realtà è diversa: Baby Reindeer, scritta e interpretata da Richard Gadd (nonché protagonista in prima persona della terribile vicenda da cui è stata la storia), è una delle migliori miniserie dell’anno.
Il successo che sta ottenendo è meritatissimo e giustificato pienamente dalla qualità emersa su ogni fronte. Baby Reindeer è tante cose e abbiamo avuto modo di parlarne nella nostra recensione, ma non è indubbiamente una “comedy“. Perché è angosciante e persino orrifica in ampi tratti, non certo divertente.
Netflix, tuttavia, la pensa diversamente.
Questo, almeno, pare emergere dalla categorizzazione di Baby Reindeer: la serie, infatti, è classificata come “commedia cupa” e inserita nelle sezioni destinate alle comedy (oltre a quelle dedicate ai drama). Non siamo i primi ad aver notato questa particolarità. Rebecca Nicholson, critica del Guardian, ha scritto: “Quando lo descrivono come ‘straordinariamente divertente’, gli esperti di marketing di Netflix sono gli unici a ridere”.
A dirla tutta, Baby Reindeer presenta alcuni momenti in qualche modo “divertenti”, ma sono obiettivamente sovrastati dal gigantesco dramma vissuto dal protagonista e dalle spaventose dinamiche che lo legano alla stalker Martha. In Baby Reindeer si tiene il fiato sospeso, si piange e si vive l’intera narrazione con un emozioni altalenanti e contrastanti, ma si sorride molto di rado. Allora cosa ci fa là, in quella sezione? Il concetto di “commedia” è diventato talmente soggettivo da aver generato un corto circuito del genere?
Beh, fino a un certo punto.
Avevamo affrontato il tema in un articolo di alcuni mesi fa, a proposito di un’altra questione più che discutibile: anche The Bear, infatti, è considerata una “comedy” e ha vinto per questo agli Emmy e ai Golden Globe nelle sezioni dedicate. Nel corso del pezzo, avevamo confrontato The Bear con il drama più divertente degli ultimi anni, Succession, e altrettanto potremmo fare con Baby Reindeer. La domanda, tuttavia, resta: perché è considerata una comedy?
Una questione di formato, forse: gli episodi si aggirano intorno ai trenta minuti, ma basta questo per definirla come tale? Abbiamo delle perplessità, al dl là della matrice storica del fattore che ne giustifica l’inserimento. Sì, ok: il protagonista è un comico e alcuni degli sketch visti in scena potrebbero strappare una piccola risata, però finisce là no? Davvero gli esperti di marketing di Netflix hanno un senso dell’umorismo tutto loro? Ovviamente no. Allora siamo noi a non averci capito niente e non dovremmo stupirci se tra alcuni mesi la serie trionfasse agli Emmy o ai Golden Globe nelle sezioni “comedy”?
Una cosa, tuttavia, è certa: se doveste iniziare Baby Reindeer col fine di passare una serata leggera e all’insegna delle risate, potreste ritrovarvi a dir poco delusi. In tutti gli altri casi, sarebbero ore della vostra vita ben spese.