Non procedete oltre nella lettura, se non volete incappare in diversi spoiler sul secondo episodio della sesta stagione.
Better Call Saul è arrivato alla sua sesta e ultima stagione: la piattaforma di streaming Netflix ogni martedì sta distribuendo le ultime puntate in attesa del gran finale che arriverà il 15 agosto. Nell’episodio, arrivato ieri sulla piattaforma, lo spin-off ha incontrato la serie madre attraverso un attesissimo ritorno. Bryan Cranston e Aaron Paul hanno interpretato nuovamente i protagonisti di Breaking Bad in una puntata speciale che ci ha riportato indietro nel tempo. Intanto a dimostrazione del grande successo che la serie ha avuto, sono state inaugurate ad Albuquerque due statue in bronzo che raffigurano proprio i due protagonisti di Breaking Bad. Se siete inoltre tra i pochi che ancora non hanno mai guardato questa pluripremiata serie, fatelo entro il 2025.
Lo spin-off di Breaking Bad si è ritrovato al centro di una vicenda piuttosto spiacevole in questi giorni, dopo che è stata citata in giudizio per diffamazione.
Se ben ricordate, nella seconda puntata della sesta stagione di Better Call Saul abbiamo ritrovato i coniugi Craig e Betsy Kettleman: i due gestivano una società di assistenza per il pagamento delle tasse, la Sweet Liberty Tax Services. Saul Goodman ha scoperto nel corso della puntata che i Kettleman non si comportavano però affatto in maniera etica e che truffavano i loro clienti, rubando loro del denaro. Per raccontare questa storia gli sceneggiatori hanno deciso di prendere da una vera compagnia, la Liberty Tax Service, il marchio e anche il nome a cui si sono limitati ad aggiungere l’aggettivo Sweet all’inizio. Non sappiamo se sia accaduto per caso o meno.
Ad ogni modo l’azienda americana, che opera dal 1997 e che ha più di 2500 centri in tutti gli Stati Uniti d’America, non ha per nulla gradito. I rappresentanti della Liberty Tax Service hanno quindi deciso di agire per vie legali e denunciare Better Call Saul per ‘diluizione, diffamazione, discredito e falsità pregiudizievole’. I legali hanno affermato che la compagnia sarebbe stata già danneggiata dalla cattiva pubblicità fatta dalla serie tv e per questo hanno chiesto un risarcimento alla AMC Networks e alla Sony. Nei documenti della causa si legge:
“Tra tutti i nomi che gli Imputati avrebbero potuto usare per l’attività fiscale ritratta nell’episodio 2, hanno deciso di non essere affatto originali ma invece di derubare i famosi marchi Liberty Tax, che sono stati usati per oltre 25 anni e imitare l’effettiva Liberty Tax aggiungendo semplicemente la parola ‘Sweet’, davanti al marchio Liberty Tax”.
Per il momento né la AMC Networks né Sony hanno rilasciato alcuna dichiarazione in merito.