Breaking Bad ha tanti record, ma forse questo non ve lo aspettavate: si tratta di uno stano primato, detenuto da Aaron Paul, interprete di Jesse Pinkman (qui vi parliamo anche del suo ruolo nella terza stagione di Westworld), che rimane nel cuore dei fan per la sua parlata da strada e per la sua umanità, nonostante tutto (umanità che gli ha fruttato un “lieto fine” in El Camino: ve ne parliamo qui). Ora che anche Better Call Saul, lo spin off di Breaking Bad, si avvia alla conclusione, vedremo se Aaron Paul tornerà nei panni di Jesse: anche solo rivedere Dean Norris nel ruolo di Hank Schrader ci ha emozionato (l’attore ha pubblicato una scena tagliata di Hank in occasione del suo compleanno: potete vederla qui).
Breaking Bad, dunque, rimarrà nella storia per innumerevoli ragioni: una di queste è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi, che come molti sanno passa attraverso l’attribuzione di tic, ossessioni, rituali che contraddistinguono il personaggio e lo rendono unico e inimitabile. Una delle migliori caratterizzazioni del personaggio di Walter White, ad esempio, è il fatto che tende ad “assorbire” le sue vittime: pensate a quando uccide Krazy8, la sua prima vittima, che durante la detenzione a casa di Jesse gli chiedeva sempre il pane con i bordi tagliati. Dopo averlo ucciso, per un bel pezzo anche Walt mangerà il pane togliendo prima i bordi.
Un’altra caratterizzazione riuscita di Breaking Bad è quella di Gustavo Fring: la sua ossessione per l’ordine, la maniacalità e la pulizia lo rendono un villain assolutamente letale e magnetico. Pensate a tutto il rituale che precede l’omicidio a sorpresa e a sangue freddo di Victor, sotto gli occhi di Walt e Jesse. E Jesse Pinkman? Una delle sue caratterizzazioni più riuscite sono i tic verbali: Jesse, essendo un ragazzo cresciuto in strada, utilizza uno slang preciso e il suo modo di parlare si colora sempre di un’espressione particolare: “bitch“.
Durante le cinque stagioni di Breaking Bad, soprattutto nella prima che è la più “leggera” e persino ironica in alcuni momenti, sentiamo ripetere tantissimo quella parola a Jesse: al punto da aver ispirato tantissimi meme, soprattutto grazie a una scena della prima stagione (il famoso “yeah, science, bitch!”, che in realtà in quella scena è solo “yeah, science”!).
La parola ha i significati più disparati a seconda del contesto, e usarla così frequentemente, come un vero tic verbale, le toglie anche la connotazione sessista e machista con la quale è nata. Jesse Pinkman è un ragazzo di strada che, per farsi rispettare nel giro della droga, deve dare l’impressione di essere un duro: utilizzare un linguaggio scurrile serve allo scopo del personaggio e fa sì che risulti caratterizzato al meglio.
Il sito Kerplosh ha calcolato quante volte Aaron Paul, interprete di Jesse Pinkman in Breaking Bad, pronuncia quella parola: in 62 episodi che compongono la serie il personaggio ia utilizza per ben 54 volte. Quasi una volta a episodio, quindi, rendendo Aaron Paul detentore del curioso record mondiale di attore che ha pronunciato per più volte la parola “bitch” in una serie tv.
Breaking Bad, con la parola “bitch” pronunciata “solo” 54 volte, non è nemmeno lontanamente paragonabile al livello di scorrettezza verbale che abbiamo potuto vedere al cinema. Pensate che esistono siti dove è possibile trovare l’esatto numero di volte in cui viene detta la parolaccia più diffusa nel mondo del cinema american, quella che comincia con “f”, per intenderci. E pensate che Quentin Tarantino non è nemmeno nella top 8 dei film che utilizzano più volte quella parola. Nel film Le Iene, ad esempio, viene pronunciata “solo” 269 volte, a fronte delle ben 857 volte del film Swearnet (che però parla proprio delle origini di quella parola: troppo facile così).
Conoscevate questo strano “record mondiale” di Breaking Bad?