Che La Casa de Papel non sia un prodotto completamente originale non serve che siamo noi a dirvelo. L’insieme di thriller, romanticismo, action, drama con una spolverata di critica sociale l’hanno resa una delle serie più attese degli ultimi anni. La terza stagione ha riconfermato l’affetto dei fan, pur con i fisiologici cali di tensione narrativa.
Un sito francese ipotizza addirittura che La Casa de Papel sia ispirata a un film di Mario Monicelli, che all’indomani de La grande guerra traccia un affresco della vita operaia torinese di fine Ottocento. Il film si intitola, in maniera piuttosto allusiva, I compagni e narra la storia di un gruppo di operai torinesi che lottano per la riduzione delle ore di lavoro da quattordici a tredici ore al giorno.
Una richiesta che, al giorno d’oggi, dovrebbe far inorridire qualsiasi sindacalista, ma che nell’Italia di fine Ottocento era assolutamente scandalosa. Gli operai lottano affiancati dalla sapiente figura del professor Sinigaglia, interpretato dall’affascinante Marcello Mastroianni, attore simbolo del cinema del secondo Novecento italiano. Ed è qui che le figure di Sergio Marquina de La Casa de Papel e del professor Sinigaglia convergono. Persino fisicamente c’è una somiglianza.
La lotta portata avanti agli operai necessita di una figura autorevole, un leader colto, furbo e soprattutto pronto a tutto per ristabilire la giustizia sociale. Anche a perdere la libertà, come accadrà nel finale de I compagni. Dopo un acceso discorso, il professore viene arrestato ma anche dal carcere continua a battersi per i suoi compagni operai.
In effetti le similitudini ci sono, anche se accostare l’opera di un maestro come Monicelli alla creazione spesso piuttosto debole e intrisa di cultura pop di basso livello ci sembra un’eresia. Speriamo che questo stimolo serva più che altro a fa riscoprire un film di un grande regista che ha raccontato per davvero i problemi delle classi più svantaggiate.