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Demi Lovato contro Disney Channel: «Vomitavo e mi hanno rinchiusa nella mia camera d’albergo»

Demi Lovato è uno dei volti che vengono ricondotti, assieme a quello di Miley Cyrus, Selena Gomez, i Jonas Brothers e prima ancora Britney Spears, a casa Disney. Più nello specifico al periodo in cui Disney Channel spadroneggiava in lungo e in largo, con diversi film originali che hanno fatto sognare intere generazioni, da The Cheetah Girls a High School Musical, passando per Camp Rock. La casa fondatrice di Mickey Mouse ha permesso a Demi Lovato di farsi conoscere al grande pubblico e di lanciarsi in toto in una carriera musicale, ma è cosa nota che l’artista sia stata a lungo legata alla casa madre, cosa che l’ha portata stando ai racconti a vivere situazioni gravi che spesso superavano qualsiasi limite umano consentito. Già in diverse occasioni la cantante aveva parlato di tutto ciò che l’ha enormemente traumatizzata durante la sua adolescenza. Più di recente Demi, che tempo fa aveva fatto parlare di sé per le sue peculiari affermazioni sugli alieni, è tornata a parlare dei traumi subiti in gioventù, accanendosi forse ancora più aspramente con la Disney e con il suo team, che in più occasioni non avrebbe rispettato il suo benessere psichico e fisico, sfruttandola fino all’osso.

Demi Lovato ha infatti raccontato di quanto spesso il suo team ignorasse totalmente le sue richieste sulle sue difficoltà e sulla sua stanchezza, facendola girare ininterrottamente.

Demi Lovato non è la prima artista ad aver fatto luce sulle situazioni ingestibili che si è trovata ad affrontare in giovane età come parte integrante della Disney e di Disney Channel: in un’intervista riportata anche da Rolling Stone, la cantante ha dichiarato: “Ogni anno mi trovavo a dover fare le riprese per una stagione di una serie tv, a dover andare in tour, a dover registrare un nuovo album e a dover girare un nuovo film. C’è stata un’occasione in cui ho espressamente detto che stavo vomitando sangue e che avevo bisogno di trovare un aiuto e andare in terapia, ma loro [il suo team, n.d.r.] non mi permettevano di avere telefoni nella mia camera d’albergo perché non volevano che chiamassi assistenza o il servizio in camera, e ancora meno mi permettevano di ordinare cibo in camera, perché non volevano che mangiassi snack. Mi rinchiudevano nella mia stanza, nel senso, mettevano mobili e varie cose fuori dalla porta della mia camera, così che io non potessi uscire. Da quell’esperienza ho imparato molto, come il fatto che ora nessuno può più controllarmi.

Situazioni di lavoro estreme quelle che dunque racconta Demi Lovato, aggravate ulteriormente da un apparente totale disinteresse rispetto a lei come persona.Se mi capitava di avere un periodo di pausa dallo show che stavo girando, trovavo il pulmino fuori dagli studios pronto a portarmi in tour per una settimana, oppure dovevo volare a Londra per qualche promozione, che fosse per qualche film o per la mia musica” racconta ancora la cantante, che ha poi aggiunto maggiori informazioni circa la stanchezza che ha più volte provato in quel periodo: “In queste condizioni, da sedicenne quale ero, mi svegliavo e scoppiavo a piangere. Mia madre mi chiedeva cosa ci fosse che non andava, e io le rispondevo ‘Sono così tanto stanca!’, al che cominciava a piangere anche lei e mi diceva ‘Anch’io’“. Tutte queste dichiarazioni postume della cantante fanno chiaramente a pugni con ciò che si trovava a raccontare nelle interviste all’inizio della sua carriera, durante le quali, nonostante la consapevolezza che ciò che faceva non fosse esattamente normale per una sedicenne, si dimostrava sempre felice e sorridente, apparentemente rilassata e senza pensieri.