Ma cos’è Dieci Capodanni?
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Se ne sta parlando parecchio da alcune settimane, ed è una sorpresa assoluta. Dieci Capodanni, serie franco-spagnola in dieci puntate prodotta da Caballo Films e distribuita online in prima visione su Movistar Plus+ e Arte France, è sbarcata anche in Italia grazie a Raiplay lo scorso 31 gennaio. Risultato? Sta piacendo a tutti, molto più del previsto.
Il catalogo di Raiplay, d’altronde, è ricco di serie tv interessantissime che meriterebbero un rilievo completamente diverso, ma in questo caso ha fatto centro con una forza inattesa. Dieci Capodanni, arrivata nell’indifferenza generale e con una promozione veramente minima, sta conquistando il pubblico e la critica con la massima spontaneità.
La stampa italiana è piuttosto allineata su Dieci Capodanni. E si sbilancia con definizioni piuttosto particolari. Repubblica, per esempio, parla di un pubblico conquistato da “una serie in cui non accade niente“, mentre Rolling Stone esalta la sua vocazione “anti algoritmo”. Secondo Domani, “non dovrebbe funzionare ma funziona”. Rivista Studio si sbilancia ancora di più: “Chi l’avrebbe detto che Dieci Capodanni sarebbe stata una delle serie dell’anno”.
Insomma, è evidente. Nessuno l’aveva vista arrivare in alcun modo.
Ma di cosa parla Dieci Capodanni? Una breve sinossi, riportata da Wikipedia.
“Ana e Óscar compiono 30 anni la notte di Capodanno, ma la loro vita è molto diversa: la prima vive in un appartamento condiviso, cambia spesso amici e cerca ancora la propria strada; il secondo, medico per vocazione, sembra avere tutto sotto controllo, seppur con una relazione instabile alle spalle. La loro storia inizia proprio il 1º gennaio 2015 e si sviluppa lungo un decennio fatto di amore, rotture e momenti di crescita personale, intrecciando il loro viaggio verso la maturità”.
La critica elogia, in particolare, la tendenza alla normalità di Dieci Capodanni. Un elogio dell’ordinarietà che passa attraverso una scrittura essenziale ma attenta, l’ottima alchimia tra i due protagonisti e la spiccata autenticità del racconto. Al di là di come la si pensi, è comunque una buona notizia: i successi nati dal basso, passati attraversato il passaparola più che dalle promozioni, non possono che fare bene in un periodo in cui gli algoritmi hanno ormai assunto una centralità assoluta. Ed è un ottima opportunità per dare un’occhiata al catalogo di Raiplay: non se ne parla mai abbastanza, ed è un peccato. D’altronde, non si può sempre sperare nell’intervento di un agente esterno.
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