I fan di Friends fremono al pensiero di una reunion del cast che sembra però sempre meno possibile. Ma un’inaspettata soluzione potrebbe arrivare da David Schwimmer, interprete di Ross Geller, che avrebbe un’interessante idea riguardo a un reboot di Friends.
Schwimmer, intervistato dal The Guardian, ha dichiarato:
Non credo che una reunion sia possibile, dati i diversi percorsi professionali di tutti. Penso che tutti provino la stessa cosa: perché pasticciare con quello che sembrava il modo giusto di finire la serie? Non voglio fare nulla solo per i soldi. Dovrebbe avere senso in modo creativo e nulla di ciò che ci è stato presentato fino ad ora lo aveva.
L’attore ha poi affrontato le critiche fatte dalle nuove generazioni che si approcciano per la prima volta alla serie. Friends è infatti stato accusato di mancanza di diversità all’interno del cast, di usare un linguaggio offensivo e di ricorrere molto spesso a luoghi comuni e stereotipi.
Non mi interessa. La verità è che lo spettacolo è stato rivoluzionario a modo suo e a suo tempo, per come ha gestito tematiche a quel tempo tabù, come il sesso, il sesso protetto, il matrimonio gay e le relazioni in generale. Bisogna guardare la questione cercando di capire ciò che lo show voleva trasmettere in quel momento preciso.
Ammette però che Friends avrebbe potuto fare un lavoro di inclusione migliore e ha proposto la sua personale idea di reboot della serie:
Magari dovrebbe esserci un Friends con un cast tutto nero o tutto asiatico. Ma ero ben consapevole della mancanza di diversità e per anni ho fatto pressione per far incontrare Ross con donne di colore. Una delle prime fidanzate che ho avuto nello show è stata una donna asiatica americana, e in seguito ho frequentato donne afroamericane. È stata una spinta molto consapevole da parte mia.
È interessante anche il modo in cui lo spettacolo ha gestito l’ebraismo dei personaggi. Non penso che sia stato sconvolgente o rivoluzionario, ma io per primo ero contento di aver avuto almeno un episodio in cui non si trattava solo il Natale. C’era anche Hanukkah e, anche se ho interpretato un armadillo, ero contento che almeno avessimo riconosciuto le differenze religiose.