Gli showrunner di Game of Thrones, David Benioff e Dan Weiss, hanno fatto parlare di sé ultimamente per la promozione del loro nuovo show 3 Body Problem. Si tratta di una nuova serie fantascientifica in arrivo sulla piattaforma streaming Netflix a marzo.
Anche se la serie fantascientifica di 3 Body Problem è al centro dell’attenzione, l’intervista a The Hollywood Reporter è virata su Game of Thrones. Tra le tante domande poste, ai due showrunner è stato chiesto di un loro possibile coinvolgimento nello spin-off riguardante Jon Snow. Benioff e Weiss hanno dosato bene le loro risposte, spiegando che ormai tutti hanno preso strade diverse, in particolar modo Kit Harington. Le domande su Game of Thrones sono continuate comunque, e i due hanno anche dato risposte interessanti.
David Benioff e Dan Weiss: lo strano regalo ricevuto in dono dall’attrice Emilia Clarke
Per esempio, ecco qualcosa che il giornalista James Hibberd ha appreso durante il suo incontro con Benioff e Weiss: nel loro ufficio, espongono un enorme arazzo medievale lavorato a maglia in onore dei creatori e della troupe di Game of Thrones. Chi gliel’ha regalato? L’attrice Emilia Clarke, che ha interpretato il personaggio di Daenerys Targaryen.
L’arazzo presenta molte iscrizioni, alcune delle quali richiamano lo spiccato umorismo della Clarke. Per esempio, una scritta recita “più sangue, meno vestiti“, piuttosto appropriata per una serie come Game of Thrones, famosa per le sue rappresentazioni di sesso e violenza.
C’è anche una frecciatina, sana e divertente, all’autore dell’opera originale A Song of Ice and Fire, George R.R. Martin. SI fa riferimento a “Casa Martin” come “non scritta”.
È un’allusione al fatto che l’autore sta scrivendo il sesto libro della sua serie di romanzi, The Winds of Winter, da circa 13 anni. L’ultimo libro della serie, A Dance With Dragons, è uscito nel 2011, lo stesso anno in cui ha debuttato Game of Thrones. Un triste dato di fatto con cui tutti i fan di A Song of Ice and Fire stanno facendo i conti. Ma è pur sempre bello vedere che Emilia Clarke – e colleghi – riescono a trarne dell’umorismo.
Probabilmente i lettori un po’ meno.