Come la stessa Emilia Clarke ha raccontato, l’attrice ha passato un brutto periodo durante le prime stagioni di Game of Thrones, Proprio alla fine della prima stagione la giovane Daenerys è stata operata al cervello per un doppio aneurisma. Per rendere omaggio agli operatori sanitari che si sono presi cura di lei Emilia Clarke ha scritto una lettera sentita, pubblicata sul Sunday Times, per queste persone che l’hanno assistita.
La star di Game of Thrones è stata una delle 100 celebrità che hanno espresso la loro gratitudine per il servizio sanitario nazionale britannico in “Dear NHS: 100 Stories to Say Thank You”, una raccolta di saggi compilata e curata da Adam Kay, l’autore del best-seller “This Is Going To Hurt”.
“I ricordi che terrò più a cuore, però, sono quelli […] degli infermieri e dei dottori che conoscevo per nome quando, nelle settimane successive alla mia prima emorragia cerebrale, guardavamo il passare del tempo e dei pazienti al reparto Victor Horsley dell’Ospedale Nazionale di Neurologia e Neurochirurgia di Queen Square, Londra” ha ricordato l’attrice. “L’infermiera che ha suggerito, dopo che tutti gli altri si erano sforzati di trovare una risposta, che forse, forse avrei dovuto fare una TAC al cervello, mi ha salvato la vita.”
Nella sua nuova lettera al Servizio Sanitario Nazionale, la Clarke ha ringraziato in particolare un anestesista dicendo che “miracolosamente mi ha fatto ridacchiare insieme a tutta la mia famiglia mentre mi parlava di quello che stava per succedere al mio cervello e poi mi ha fatto il conto alla rovescia da 10”.
Ha inoltre ringraziato: un chirurgo: “la cui abilità, rapidità di pensiero e determinazione mi hanno salvato la vita, senza mai far capire quanto fossi stato vicino alla morte”. Le infermiere: “che mi ha lavato il corpo con cura e amore quando non potevo camminare o stare seduto”. Gli addetti alle pulizie: “che pulivano il pavimento quando la mia padella cadeva a terra, la vergogna e l’imbarazzo che riempiva la stanza di disinfettante, e poi un sorriso rassicurante e la consapevolezza di aver visto di peggio”. E i cuochi: “che ogni giorno preparavano il mio pesce in salsa bianca con i piselli, nonostante fosse un pasto per bambini”.
Emilia termina la sua lettera dicendo che, mentre si riprendeva da un grave attacco di afasia da disidratazione, durante il quale non era in grado di parlare, aveva sentito un paziente accanto a lei nei momenti finali della loro vita. Inoltre, ha ammesso che mentre alle famiglie degli altri pazienti veniva chiesto di andarsene, la sua infermiera permetteva alla madre di rimanere e tenerle la mano: “In tutti quei momenti, in quelle tre settimane, non sono mai stata veramente sola”.