I Golden Globe 2022 non saranno trasmessi dall’emittente NBC, in polemica con l’associazione della stampa estera dell’Hollywood Foreign Prsss, accusata di “mancanza di diversità” tra i suoi membri. I Golden Globe erano già stati travolti da polemica dopo che l’Hollywood Reporter aveva pubblicato un’inchiesta in cui dimostrava come i voti dei giornalisti che decidono le nomine venissero pilotati e “comprati” (qui vi abbiamo raccontato la vicenda). Il caso era esploso dopo che in molti avevano criticato la candidatura di Emily in Paris (rinnovata per una seconda stagione e già sul set). L’edizione 2021 aveva visto trionfare meritatamente Anya Taylor Joy per La Regina degli Scacchi.
Nel corso degli ultimi mesi, infatti, molti esponenti del mondo dello spettacolo si sono espressi in maniera critica verso l’Hollywood Foreign Press per la sua composizione: 87 membri, dei quali nessuno nero. La mancanza di diversità, a quanto pare solo ora notata dei membri del jet set americano, forse in concomitanza con la rivoluzione delle nomination agli Oscar, che d’ora in avanti non dovranno prendere in considerazione film “troppo bianchi”, è il motivo alla base dello “sciopero” di NBC, che ha annunciato che non trasmetterà l’edizione 2022 dei Golden Globe.
Ecco il comunicato ufficiale con cui l’emittente annuncia la sua decisione:
“Continuiamo a credere che l’HFPA si stia impegnando per compiere una riforma significativa. Tuttavia, un cambiamento di questa portata richiede tempo e lavoro e sentiamo che l’HFPA abbia bisogno di tempo per farlo nel modo giusto. Per questo motivo, NBC non trasmetterà i Golden Globes 2022. Supponendo che l’organizzazione metta in pratica il suo piano, speriamo di trovarci in una situazione che ci permetta di mandare in onda lo show nel gennaio 2023”.
Anche colossi come Warner, Amazon e Netflix hanno preso le distanze dall’Hollywood Foreign Press, dopo le accuse di sessismo rivolte da Scarlett Johansson. L’attrice ha criticato, nel corso di un’intervista a The Wrap, gli atteggiamenti sessisti all’interno dell’organizzazione che sovrintende i Golden Globe.
“Come attore, quando promuovi un film, ti chiedono di partecipare alla stagione dei premi andando a conferenze stampa e cerimonie. In passato, questo comportava spesso avere a che fare con domande sessiste e commenti di certi membri della HFPA che erano al limite della molestia sessuale. È il motivo per cui, per anni, ho rifiutato di partecipare alle loro conferenze. È un’organizzazione a cui individui come Harvey Weinstein davano legittimità per ambire all’Oscar e il resto dell’industria si adeguava”.
L’attrice ha invitato i suoi colleghi a dissociarsi dall’organizzazione finché non porterà a termine il processo di cambiamento e di inclusione. Scarlett Johansson è stata nominata cinque volte ai Golden Globe dal 2003 al 2019, quando è stata candidata per il film Netflix Storia di un matrimonio, che le è valso anche l’Oscar.
“Finché non ci saranno cambiamenti necessari e fondamentali in seno all’organizzazione, credo che sia il momento di fare un passo indietro rispetto alla HFPA e concentrarci sull’importanza e la forza dell’unione all’interno dei nostri sindacati e dell’industria in generale.”
Anche Tom Cruise si è associato alla polemica contro l’Hollywood Foreign Press e ha restituito i premi vinti per i film Jerry Maguire, Nato il Quattro Luglio e Magnolia.
L’associazione di giornalisti che organizza i Golden Globe si è difesa diffondendo una nota in cui afferma che si impegnerà a essere più inclusiva. In passato l’atteggiamento da “casta” per soli bianchi dell’Hollywood Foreign Press le aveva già causato critiche: quest’anno, grazie anche a movimenti come Black Lives Matter (che l’ha definita “un’organizzazione dedita all’odio”), il mondo dello spettacolo sta cominciando a passare ai fatti.
Secondo un regolamento dell’Hollywood Foreign Press, i film americani con dialoghi prevalentemente in una lingua diversa dall’inglese vengono automaticamente esclusi dalla categoria di miglior film e possono concorrere solo nella categoria film straniero (l’ultimo caso è stato Minari, con l’attore di The Walking Dead Steven Yeun). Una miopia inaccettabile per un premio nato in uno dei paesi con il più alto tasso di diversità etnica. Dopo lo scandalo corruzione, quindi, si abbatte anche lo scandalo razzismo sui Golden Globe.