I Golden Globes sono travolti da uno scandalo corruzione di proporzioni potenzialmente deflagranti: il sito del Los Angeles Times ha pubblicato lo scorso 21 febbraio una lunga inchiesta in cui sostiene che l’organizzazione no profit Hollywood Foreign Press Association (87 giornalisti internazionali che decretano i vincitori dei Golden Globes) si fondi su una cultura della corruzione, favorendo i candidati più danarosi. Anche altre autorevoli testate hanno riportato la notizia, come The Guardian, Vulture, Huffpost, Independent. A entrare nello scandalo anche la fino ad oggi inspiegabile candidatura di Golden Globes della serie Netflix Emily in Paris: trovate l’articolo sui premi qui e in questo potete leggere la nostra recensione della serie. Nonostante sia stata stroncata dalla critica, Emily in Paris è già stata rinnovata per una seconda stagione: qui tutti i dettagli.
Lo scandalo Golden Globes era iniziato già a novembre, quando un giornalista che si era visto rifiutare l’accredito, Kjersti Flaa, aveva fatto causa all’Hollywood Foreign Press Association. Il gruppo, ha affermato Flaa, strabordava di conflitti etici, con membri che accettavano migliaia di dollari dagli stessi studi, reti e celebrità a cui conferivano i trofei, il tutto nascosto dietro un “codice di silenzio”. La causa si era risolta in un niente di fatto, ma intanto le luci si erano accese sull’HFPA e sui criteri di assegnazione dei Golden Globes. Un membro rimasto anonimo dell’associazione aveva commentato così:
“Ho pensato che avrebbe scosso le cose…. Siamo un’organizzazione arcaica. Penso ancora che l’HFPA abbia bisogno di pressioni esterne per cambiare “.
Negli ultimi anni, l’HFPA ha lavorato duramente per riabilitare la sua immagine pubblica. Ha donato milioni di dollari a varie cause a sostegno delle arti e del giornalismo, impegnandosi a riportare la cerimonia dei Golden Globes agli antichi fasti.
Ma nel periodo che precede la 78esima cerimonia dei Golden Globes, prevista per il 28 febbraio, persistono interrogativi sulla legittimità dell’associazione dei giornalisti internazionali, sulle qualifiche dei suoi membri e sulla sua etica. L’inchiesta del Los Angeles Times ha coinvolto decine di membri dell’associazione e varie figure collegate al mondo dei Golden Globes e dipinge un quadro desolante, fatto di premi assegnati in base a tangenti o trattamenti lussuosi riservati ai giornalisti.
Una tendenza che potrebbe essere in aumento: secondo il Los Angeles Times i giornalisti che assegnano i Golden Globes avrebbero ricevuto quasi due milioni di dollari nell’anno fiscale appena concluso: più del doppio rispetto a tre anni prima. Incalzati dai reporter del Los Angeles Times, fonti dell’HFPA hanno dichiarato:
“Nessuna di queste accuse è mai stata dimostrata in tribunale o in qualsiasi indagine, semplicemente si ripetono i vecchi stereotipi sull’HFPA che riflettono pregiudizi inconsci contro i diversi membri dell’HFPA”.
Nello scandalo corruzione che ha gettato una luce infausta sui Golden Globes, entra anche la serie Netflix Emily in Paris. La notizia della sua candidatura ai Golden Globes nelle categorie miglior musical televisivo e miglior serie comica aveva lasciato di stucco non solo gli stessi fan della serie, ma altri membri della stampa che avevano stroncato la serie sul piano della critica.
Nel 2019 più di 30 membri dell’HFPA sono volati in Francia per visitare il set della nuova serie Emily in Paris. Mentre i giornalisti soggiornavano lì, Paramount Network ha offerto al gruppo un soggiorno di due notti presso l’hotel a cinque stelle Peninsula Paris, dove le camere attualmente partono da circa $ 1.400 a notte, e una conferenza stampa e un pranzo al Musée des Arts Forains, un museo privato pieno di giostre risalenti al 1850, uno dei set dello show. Uno dei giornalisti accreditati ha dichiarato:
“Ci hanno trattati come re e regine”.
Persino una delle autrici di Emily in Paris, Deborah Copaken, era rimasta sconcertata dalle nomination ottenute dalla serie. In un editoriale si definiva sconvolta per il fatto che uno show “su una bianca americana che vende bianchezza di lusso” sia stato nominato ai Golden Globes mentre una serie come I May Destroy You, che tratta le conseguenze dello stupro e della violenza razzista non avesse ricevuto alcuna considerazione.
Un altro membro anonimo dell’HFPA sostiene che Emily in Paris sia il giusto scossone che serviva ai Golden Globes per aggiornarsi e cambiare:
“C’è stato un vero e proprio contraccolpo e giustamente: quello show non è assolutamente tra i migliori del 2020. È un esempio del motivo per cui molti di noi dicono che abbiamo bisogno di un cambiamento. Se continuiamo a comportarci così, attiriamo critiche e derisioni”.
Al momento non ci sono dichiarazioni da parte della Hollywood Foreign Press Association: vedremo se qualcosa cambierà nelle sale in cui si decidono i Golden Globes.