E’ giunto al termine solo da una settimana, ma già si sogna una seconda stagione: Hanno Ucciso L’Uomo Ragno è stato uno dei più grandi successi Sky, record assoluto di ascolti fin dalla sua primissima puntata che l’hanno portata a essere il titolo più visto degli ultimi otto anni. Il viaggio dei due ragazzi di Pavia – Mauro Repetto e Max Pezzali (qui e qui tutte le informazioni sui personaggi della Serie Tv) – è andato ben oltre la biografia, dando vita a una narrazione malinconica che ci ha teletrasportato negli anni ’90. Di quel periodo c’è tutto: c’è Maria De Filippi (qui tutte le informazioni sulla conduttrice), c’è il CantaGiro, e c’è anche Claudio Cecchetto (con cui oramai i rapporti di Pezzali si sarebbero inclinati totalmente), il fondatore di Radio Deejay che per primo ha individuato il talento dei due ragazzi, portandoli al successo.
In quel momento storico pieno di successo forse nessuno se lo chiedeva davvero, ma guardando la Serie Tv la domanda è apparsa naturale: perché Mauro Repetto non cantava? Durante la presentazione del suo libro, Repetto stesso ha risposto a questa domanda, chiarendo ogni dubbio. Qui di seguito le sue parole:
L’ambiente di Claudio Cecchetto ci intimidiva. E’ un grande. All’epoca non avevo la forza di alzare il dito e dire “io vorrei cantare.” Claudio aveva visto una fotografia ed era quella. Funzionava così. Mi ricordo che una volta ci disse: “ecco, perché è questo è un aereo che sta andando bene così e non cambiamo più niente, va bene?” E noi “sìsì.” Quindi per primo eravamo intimoriti da un uomo che amavamo e che era intelligentissimo. E’ vero che funzionava così, quindi io non ho mai avuto il coraggio di alzare il dito e dire “vorrei fare anche io il cantante.” E secondo, la relazione tra me e Max: hai ragione, perché non ho detto a Max “io voglio cantare?”. Ti ho spiegato perché non l’ho detto a Claudio.
Allora, la coppia è il vettore che va più veloce dal punto A al punto B, ma consuma molte energie, molta aria, molto carburante. Io e Max ,che eravamo una persona sola per molti anni, ti assicuro che non ne abbiamo mai parlato. Ma non so perché a un certo punto abbiamo cominciato a parlare meno. Abbiamo cominciato a essere assieme e a scambiare meno la parola. Secondo me a un certo punto la coppia ha la claustrofobia, non ha più aria. Talmente ha usato carburante per andare veloce che a un certo punto ti ritrovi con moglie, con un amico, e non vi parlate più. A un certo punto parlavo molto meno con Max. Un’alchimia – che penso sia della definizione della coppia – in cui non c’è più aria. Quindi anche con Max avevo difficoltà a esprimere il fatto che anche io volessi cantare.
E comunque, andava bene così. Non c’era una necessità in quel momento di cambiare. E il fatto che parlassimo di meno – perché secondo me la coppia è fatta così per definizione – mi ha portato ad andare alla deriva, a chiudermi in me stesso. Come dice Nicola Savino, che quando l’ho incontrato mi ha detto: tu all’epoca eri con il capello lungo e liscio chiuso in te stesso. Sono andato nella mia bolla, come diceva Max, con le mie cuffie ad ascoltare i Nirvana e sono un po’ andato alla deriva. Quindi con Cecchetto non ho avuto il coraggio e con Max la coppia ha cominciato un attimino a liquefarsi perché non c’era più aria, c’era un po’ di claustrofobia. Quindi non ho mai espresso il mio desiderio di cantare e sono andato alla deriva via, lontano.
Il motivo per cui Mauro Repetto non ha dunque mai cantato all’interno degli 883 avrebbe a che vedere con la mancanza di coraggio nei confronti di Claudio Cecchetto e la mancata comunicazione con Max Pezzali. Tra i due le cose da un punto di vista amichevole non sembrerebbero mai essersi incrinate davvero in questi anni, anche se la moglie – con uno dei suoi ultimi post su Instagram – avrebbe fatto intendere chiaramente che l’unico vero amico di Max Pezzali sia stato Cisco, l’unico a non sfruttare mai il marito.