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Il (vero) truffatore di Tinder si difende dalle accuse: «Mi sento male»

Il truffatore di Tinder
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Il truffatore di Tinder è un documentario che sta spopolando nelle ultime settimane: sulla falsariga di Inventing Anna, la serie tratta dalle mirabolanti avventure della truffatrice Anna Sorokin (che abbiamo recensito qui), riprende la storia vera di un truffatore che agiva sulla piattaforma per single. Chissà se anche a lui Netflix avrà pagato dei bei soldi per adattare la sua storia, come nel caso di Anna Sorokin.

Simon Leviev, identità fittizia di Shimon Hayut, però, non è affatto contento di essere conosciuto come “il truffatore di Tinder”. L’israeliano, su cui pesa una condanna per truffa in Finlandia e che è ricercato in Israele sempre per lo stesso reato, avrebbe usato la piattaforma di incontri per single per agganciare donne. E fin qui niente di male: pare però che, dopo averle corteggiate insistentemente, mostrando uno stile di vita decisamente danaroso, avrebbe cominciato a chiedere loro prestiti sempre più consistenti, che non sarebbero mai stati restituiti.

Secondo la vicenda raccontata anche nel documentario Il truffatore di Tinder, Simon avrebbe truffato diverse donne per mezzo milione di dollari in totale. Stando alle testimonianze delle ragazze che accusano Simon, i prestiti servivano a mantenere lo stile di vita sopra le righe del corteggiatore e truffatore seriale, in modo da consentirgli di continuare a raggirare altre ragazze, attirandole con regali e vita lussuosa.

Simon non ci sta e in un’intervista a Inside edition, un programma di approfondimento americano, racconta la sua verità. Secondo lui nessuna donna è mai stata truffata o minacciata.

“Non sono il mostro che cercano di dipingere. Ero solo un ragazzo single che voleva incontrare ragazze su Tinder. Queste donne non sono state truffate né minacciate e non mi sono mai presentato come quello che non ero”.

Da quanto traspare dall’intervista, l’uomo dietro il documentario Il truffatore di Tinder non proverebbe risentimento verso le sue accusatrici, anzi:

“Mi sento male solo per quello che è capitato a me, per le cose che non ho fatto. Voglio solo ripulire la mia immagine, dire al mondo che tutto questo non è vero”.

Simon al momento non è indagato e risulta a piede libero: ha fatto fortuna (onestamente, sembrerebbe), vendendo bitcoin, aprendo un’agenzia di comunicazione, lanciando una linea di magliette ispirate al documentario Il truffatore di Tinder e aperto un profilo su Cameo, dove gli utenti possono acquistare saluti personalizzati da parte di celebrità. Pare che i suoi valgano 199 dollari ciascuno.

“Sono un businessman a tutti gli effetti. Ho comprato Bitcoin nel 2011 e tutti sanno quanto valgono adesso”.

Il truffatore di Tinder, ora, ha persino una nuova fidanzata, la modella Kat Konlin, che non crede alle accuse mosse contro di lui e lo difende:

“Mio Dio, mi chiedo come qualcuno possa arrivare a costruire accuse così false”.

Le donne che lo accusano non hanno sporto formale denuncia: per questo Simon non risulta accusato ufficialmente di truffa. Le ragazze che gli hanno prestato soldi, però, continuano a indebitarsi per rientrare dei soldi prestati a quello che credevano essere il principe azzurro. Che si discolpa totalmente sostenendo

“Sono solo e semplicemente un gentleman”.

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