Fra quattro giorni si ricomincia. Il processo Johnny Depp vs Amber Heard, attualmente in pausa, ripartirà il 16 Maggio per arrivare alle sue battute conclusive solo pochi giorni dopo. Sono fissate per il 27 maggio le argomentazioni conclusive delle parti, e da quel momento in poi la giuria potrebbe deliberare anche immediatamente nei confronti dell’una o dell’altra parte, sebbene sia da ricordare che potrebbe anche non essere convinta da nessuna delle due parti. In ogni caso, manca poco al (momentaneo) epilogo di questa faccenda: fra pochi giorni avremo più chiare le cose sul come andrà a finire la disputa tra l’attore e la sua ex moglie, anch’essa attrice che di recente ha avuto ridotta la parte in Aquaman a causa di una petizione contro di lei che ha raccolto milioni di firme.
Johnny Depp vs Amber Heard è una causa civile, sicchè nonostante i raccapriccianti particolari usciti fuori dalle rispettive testimonianze nessuno rischierà il carcere. Dei salatissimi risarcimenti, però, sì: Johnny Depp chiede 50 milioni di dollari, Amber Heard rilancia a 100. In ogni caso, in questa storia non ci saranno dei veri e propri vincitori e, stando alle parole dell’ex giudice della California Halim Dhanidina, il danno sociale sarà considerevole comunque vada a finire.
Queste le sue parole:
“Se Johnny Depp dovesse vincere, ci sarebbe un effetto agghiacciante che scoraggerebbe altre presunte vittime a farsi avanti. C’è sempre stato un effetto agghiacciante per le vittime che dovrebbero farsi avanti e parlare contro istituzioni, società o persone di potere, perché sentono che il loro mondo potrebbe crollargli addosso. In caso di ipotetica vittoria di Johnny Depp, sono sicuro che ci sono persone là fuori che ci penserebbero due volte prima di fare dichiarazioni se quelle affermazioni potessero esporli a responsabilità legali. D’altra parte, però, non vogliamo creare un mondo in cui le persone si sentano come se potessero dire quello che vogliono anche se sanno che non è vero. Un verdetto avrà un effetto agghiacciante in un modo o nell’altro, indipendentemente da quale sia il verdetto.”