L’attore Enrique Arce ha raggiunto un successo mondiale negli ultimi anni grazie ad Arturo Román, il suo personaggio ne La casa de papel. Quello che molti non sanno, però, è che l’attore ha un passato complicato. Durante un’intervista non troppo recente per un programma argentino, l’attore ha confessato che dopo aver ottenuto un ruolo importante agli inizi degli anni 2000, il successo gli diede alla testa ed entrò in un giro di alcol e droga, dal quale però fortunatamente riuscì a uscirne.
«Mi dedicavo alle uscite serali, a bere e a usare la mia fama per conquistare le donne. Ero molto infantile». Nell’intervista continua raccontando che ha preso la decisione di smettere con le sue dipendenze precisamente ad aprile del 2004. «Fu dopo un’esperienza molto devastante di una brutta festa… Volevo tornare a incanalare la mia vita e ritrovare me stesso». Il suo cambio di vita non è stato semplice, ma dopo tanti alti e bassi ci è riuscito.
Ha poi aggiunto che quel periodo buio gli ha lasciato una cosa: «Ho imparato a non prendere troppo sul serio me stesso né quello che mi succede. Gli do la giusta importanza. Il mio unico proposito nella vita è crescere spiritualmente e migliorare».
Questo modo di pensare lo ha sicuramente aiutato ad interpretare Arturito ne La casa de papel, uno dei personaggi più odiati della serie, odiato anche dai genitori stessi di Enrique Arce, confessa l’attore. Poi aggiunge che con il suo personaggio ha in comune l’energia e la spontaneità, ma ammette che se si fosse trovato al posto di Arturo durante una rapina, lui sarebbe rimasto immobile.
Il cambiamento più grande a cui ha dovuto sottoporsi per interpretare Arturito fu a livello fisico: «Ho dovuto ingrassare da 65 a 72 kg, e sembrare più anziano». Infine l’attore confessa che gli sarebbe piaciuto interpretare Berlino, ma che lo avrebbe caratterizzato in modo diverso: «Io l’avrei fatto molto più odioso, machiavellico e oscuro. Amo l’interpretazione di Pedro (Alonso), però inizialmente durante le prove lo avrei ucciso. Lo guardavo e pensavo ‘Che sta facendo? Perché è così lento? Perché queste pause?’ Io avrei fatto l’esatto opposto».