Neon Genesis Evangelion è un anime di grande complessità narrativa e di grande successo. È da poco su Netflix, ma la sua origine in realtà risale al 1995: recentemente è uno dei prodotti più chiacchierati, ma in Italia uno di questi motivi di notorietà è legato a una gigantesca polemica sul doppiaggio. In che senso? Capiamo perché.
Nel doppiaggio del 1995, il direttore artistico era un certo Gualtiero Cannarsi, mentre a occuparsi della traduzione vera e propria all’epoca furono Fabio Mazzotta e Paolo Cortese. Fin qui, nessun problema. Tuttavia, la versione distribuita recentemente da Netflix ha una traduzione totalmente nuova e restaurata, diretta questa volta in prima persona da Cannarsi. Contro di lui si è abbattuta una clamorosa ondata di critiche.
L’idea di Cannarsi in sostanza è quella di mantenere una traduzione il più possibile letterale e aderente all’originale. Questo genera l’effetto, nei dialoghi italiani, di un modo di parlare arcaico, artefatto, poco spontaneo, perché ricalca il giapponese che è molto più formale di quanto non sia la nostra lingua.
Se il modo di tradurre di Cannarsi genera un effetto “arcaico” che forse nelle opere post-apocalittiche o medioevali di Miyazaki può anche starci (ma già in Ponyo stride), più strano è l’effetto in una serie come Neon Genesis Evangelion che è ambientata in un futuro ultratecnologico.
È tuttavia una la parola che ha scatenato le ire degli appassionati: “apostolo“. Questo è il nome con cui vengono chiamati i misteriosi mostri che attaccano la Terra, che nell’adattamento precedente erano chiamati “angeli“, secondo la versione internazionale dell’anime. In merito è intervenuto un esperto di lingua giapponese, Massimo Soumarè:
“Apostolo teoricamente è corretta come traduzione. Probabilmente all’inizio Anno e gli altri membri della Gainax hanno trovato che fosse accattivante come termine e idea da usare. Indicativo è il fatto che uno degli “angeli/apostoli” abbia un forte riferimento a Gesù sulla croce.”
Ma quindi perché all’epoca la versione internazionale tradusse angeli?
“Quando sono giunti, in una seconda fase, a pensare come tradurlo in inglese, probabile che si siano accorti che usare il termine discepolo all’estero potesse creare dei problemi con il Vaticano e il mercato americano, notoriamente puritano. Questo è una paura che gli autori giapponesi hanno sempre un po’ avuto quando presentano loro lavori connessi alla religione cattolica all’estero. Tradurlo con angeli quindi creava molti meno problemi. In conclusione, però dato che la Gainax stessa ha deciso di renderlo come “Angeli”, allora sarebbe quella la traduzione da seguire”.
Di tutta questa polemica, sostanziata nella shitstorm sui canali social di Netflix, quale è stata la risposta della piattaforma online? Eccola:
“Com’è andata oggi a lavoro?” pic.twitter.com/G32MDyqarf
— Netflix Italia (@NetflixIT) 21 giugno 2019