Stando a quanto dichiarato da Altroconsumo, sia l’organizzazione di consumatori che Euroconsumers avrebbero recentemente denunciato Netflix all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) a causa di una pratica commerciale scorretta. Il servizio streaming più conosciuto al mondo, infatti, non mostrerebbe tutti i piani tariffari in maniera chiara, ma stando a quanto segnalato da Altroconsumo nasconderebbe il più conveniente non permettendo apertamente agli utenti di sceglierlo.
Netflix è stata denunciata da Altroconsumo per una pratica commerciale scorretta
Questo è quanto dichiarato proprio dal servizio di consumatori Altroconsumo, riportiamo testualmente da un estratto dell’articolo che appare sul sito:
“I piani tarrifari: il più conveniente è nascosto
Per poter usufruire dei servizi streaming della piattaforma, l’utente deve sottoscrivere un abbonamento il cui importo varia a seconda delle caratteristiche dell’offerta: qualità del video, risoluzione, possibilità di scaricare i contenuti sul proprio dispositivo per guardarli offline, numero degli schermi che possono essere utilizzati simultaneamente. La sottoscrizione può essere fatta tramite un’apposita pagina sul sito dell’azienda dove vengono presentati i diversi piani tariffari a confronto. Come si può vedere dalla foto sotto, le opzioni visibili per il consumatore sono tre: Standard with ads al costo di 5,49 euro al mese; Standard, al costo di 12,99 euro al mese; Premium al costo di 17,99 euro al mese.
Il linguaggio utilizzato (“Scegli il piano più adatto a te”) e il modo in cui le opzioni sono presentate rendono inequivocabile che l’accesso ai servizi offerti da Netflix passi attraverso la sottoscrizione di uno dei tre piani tariffari di cui sopra e che, qualora il consumatore voglia evitare la presenza di pubblicità, l’alternativa più economica sia rappresentata dall’abbonamento Standard a 12,99 euro al mese (più del doppio rispetto all’opzione con la pubblicità). In realtà non è così. L’utente che fosse interessato ad accedere a un’opzione priva di inserzioni pubblicitarie potrebbe farlo per soli 2,50 euro al mese in più rispetto al pacchetto Standard with ads (che costa 5,49 euro al mese) senza dover sottoscrivere l’abbonamento da 12,99 euro al mese previsto dal pacchetto Standard.
Infatti, facendo scorrere la pagina della sottoscrizione verso il basso e cliccando su un piccolo bottone in grigio, con la dicitura “Vedi tutti i piani” si apre un’altra schermata che mostra un altro piano tariffario: il Basic che non prevede pubblicità e che costa 7,99 euro al mese (cioè 5 euro in meno rispetto al pacchetto Standard). Inoltre, l’uso del plurale (“piani”) lascerebbe intendere la presenza di numerosi ulteriori piani di abbonamento che non risulterebbero mostrati subito esclusivamente per ragioni grafiche (ad es. per non rendere la pagina eccessivamente confusionaria) e, invece, cliccando sul bottone, il consumatore si trova davanti a una schermata che mostra un unico piano di abbonamento in più rispetto all’inizio. Questa omissione informativa è idonea a spingere i consumatori, che sono interessati a un abbonamento senza contenuti pubblicitari, a sottoscrivere un’offerta più costosa di quella a cui accederebbero se fossero fornite loro tutte le informazioni del caso”
La motivazione della denuncia di Netflix all’Antitrust
Per quanto riguarda le motivazioni, dunque, Altroconsumo ha continuato: “Riteniamo che la piena trasparenza tariffaria sia un elemento fondamentale per evitare che il consumatore paghi di più per non essere stato messo nelle condizioni di conoscere subito tutti i differenti piani tariffari. La progettazione di un’interfaccia di un sito non deve essere idonea a falsare le decisioni di natura commerciale dei consumatori, attraverso l’utilizzo ad esempio di dark pattern vale a dire l’occultamento visivo di informazioni importanti o il loro ordinamento in modo da promuovere un’opzione specifica (per es. un pulsante molto visibile, un altro nascosto; un percorso molto lungo, un altro più breve).
Nel caso della piattaforma digitale, la condotta in esame può essere idonea a indurre in errore il consumatore medio circa le diverse opzioni di abbonamento esistenti, in tal modo incidendo in maniera significativa sulla sua libertà di scelta. Per queste ragioni, Euroconsumers e Altroconsumo chiedono all’AGCM di intervenire per verificare la condotta dell’azienda”